L'arca olearia
Inghilterra e Olanda affossano il tappo anti-rabbocco per l'olio d'oliva nei ristoranti
Cameron e Rutte si schierano contro la modifica del regolamento 29/2012: “è un male per l'ambiente”. Ciolos ne prende atto e ritira il provvedimento. E' così che la minoranza vince in Europa
25 maggio 2013 | T N
Dietrofront.
La scorsa settimana Teatro Naturale aveva dato notizia della modifica, ormai imminente, del regolamento di esecuzione 29/2012, comprendente l'obbligo del tappo anti-rabbocco per le bottiglie servite dai ristoranti. Tutto lo lasciava presagire, ivi comprese le dichiarazioni di Ciolos, ma soprattutto il voto, a maggioranza semplice (15 contro 12) del comitato di regolazione del mercato che così dava il via libera alla Commissione per adottare la decisione finale.
Dopo l'annuncio, però, la Commissione ha deciso di fare retromarcia. Un annuncio dato il 23 maggio nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles da parte del Commissario Ciolos. In seguito all'ampio dibattito suscitato sui media di alcuni Paesi, “ho deciso di ritirare la proposta”, ha dichiarato Ciolos.
L'abortito dettato legislativo prevedeva l'obbligo di servire l'olio in bottiglie etichettate e con tappo antirabbocco. Di seguito il testo originale in francese: “Les huiles mises à la disposition du consommateur final dans les établissements du secteur de l’hôtellerie, de la restauration et des cafés, sont conditionnées dans un emballage pourvu d'un système d'ouverture qui perd son intégrité après sa première utilisation et d’un système de protection qui ne permet pas sa réutilisation après l'épuisement du contenu original indiqué sur l'étiquette liée à l'emballage, et comportent un étiquetage conforme aux articles 3 à 6.”
Il Commissario Ciolos ha giustificato la retromarcia sostenendo che i consumatori non hanno sostenuto l'iniziativa, anzi dando luogo a una massiccia campagna stampa contraria soprattutto in Olanda e Inghilterra.
Cameron, primo ministro inglese aveva a tal proposito dichiarato: “questo è esattamente il tipo di iniziativa da cui l'Unione europea deve astenersi. Non dovrebbe neanche essere posta sul tavolo, per usare un gioco di parole”.
A rinfocolare le polemiche il premier olandese Rutte: “si tratta di una proposta bizzarra in un momento come questo. Aggiungerebbe solo nuovi oneri per la ristorazione e per i controlli. Sarebbe anche un male per l'ambiente visto che non si potrebbero più riempire le bottiglie con un sacco di spreco di vetro.”
Ma siamo sicuri che fossero veramente i consumatori a non volere il tappo anti-rabbocco? Stando al The Daily Telegraph una parte del governo inglese, in particolare il Defra, ovvero l'equivalente del nostro Ministero delle politiche agricole, aveva accolto il tappo anti-rabbocco dicendo che era un bene per il consumatore avendone benefici la trasparenza dell'etichettatura e facendo sapere che si sarebbe attivato per il rispetto della norma.
In Italia la notizia, dapprima, è stata accolta con sorpresa e ha lasciato disorientati i più.
Tra i primi a reagire la Cia: “questa norma doveva mettere fine alle oliere anonime spesso riempite chissà quante volte, magari spacciando per extravergine un prodotto di basso livello. In questo modo, si voleva garantire finalmente qualità, autenticità e origine dell’olio messo a disposizione del consumatore finale, ma anche proteggerne la salute. Oltre ovviamente a migliorare la sicurezza legata all’igiene del prodotto, grazie all’obbligo del tappo “anti rabbocco”.
Seguita da Unaprol: “proprio mentre a Roma le polizie di tutto il mondo attenzionavano le contraffazioni alimentari, l'Europa ha fatto saltare il tappo. Dobbiamo prendere atto che esiste un'Europa a due velocità, una che vuole proteggere i consumatori e la trasparenza e una assolutamente contraria a questa politica.”
Anche nelle stesse istituzioni europee, però, non vi è concordanza di idee. “Una decisione che ci lascia esterrefatti e che, purtoppo, si inserisce in un pericoloso solco che va contro il significato stesso di Europa”. Queste le parole del presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro “Non mi piace usare certe schematizzazioni - ha proseguito De Castro - ma questo è l'ennesimo caso in cui registriamo un arretramento dell’istituzione europea davanti a una spaccatura, con un nord che vuole condizionare le scelte dei consumatori e che banalizza tutto ciò che é qualità, almeno per come intesa nel Mediterraneo, in una deriva che spinge verso l'omologazione dei cibi. E’ grave che una proposta come quella in oggetto, di cui si parla da un anno e parte di un piano di azione più ampio per risollevare il settore, venga ritirata a causa di una campagna stampa dai toni esasperati. Non è di certo questa - ha concluso De Castro - la via da intraprendere. Dopo la decisione di oggi appare evidente che solo il Parlamento europeo può garantire la tutela e la valorizzazione della cultura mediterranea e per questa ragione continueremo a batterci affinchè si ottenga il pieno allineamento al Trattato di Lisbona della legislazione agricola”.
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Accedi o Registratiangelo minguzzi
28 maggio 2013 ore 23:01 Scrive Grimelli:"In ogni caso considero l'”incidente” chiuso e non intendo ritornarci. Lei è benvenuto nella famiglia di Teatro Naturale. Parliamo ora di contenuti."
Bene! Non pensavo di sollevare tanto vespaio (eufemismo); e mi scuso quindi anche con Lei come responsabile della rivista. Meglio chiudere l'incidente e non ritornarci (anche se ci sarebbe da sottolineare un'altra anomalia, comune a molti blog; quella delle risposte parziali o fuori bersaglio: se io ti parlo di a, b, c e tu mi rispondi di x o y [al di là della validità intrinseca di a, b, c, x, y] non ci capiremo mai e perderemo solo del tempo tutti. Sarebbe interessante poi sapere se, al momento in cui uno interviene, ha la situazione aggiornata di quanto è stato scritto dagli altri; forse no, altrimenti non si spiegherebbero certe affermazioni. SED DE HOC SATIS).
Parliamo allora di contenuti.
Io non sono un esperto di olio, né di vino, né di formaggi, prosciutti o altri prodotti per i quali si fa risorso alle valutazioni sensoriali; mi interesso soprattutto di frutta, settore nel quale pure si comincia a parlarne e a farle. Non mi considero un esperto neanche nella frutta o, perlomeno, non mi viene attribuita questa qualifica, essendo che si fregiano di tale titolo personaggi vari, appartenenti ad associazioni o a laboratori o ad istituzioni scientifiche. Ho fatto un po' di esperienza anch'io nelle scuole o nei mercati o nelle piazze, con lo scopo di spiegare quali sono le differenze tra la qualità gustativa di frutti di diverse varietà o provenienza e come si descrivono queste differenze. Appunto quali descrittori usare e come misurarli. Proprio come fanno gli "esperti". Allora vi chiedo: cosa rispondete quando, alla fine di una degustazione, il "panelista" estemporaneo vuole sapere dove può trovare quei prodotti e come potrà fare per riconoscerli?
Attendo le vostre risposte, prima di continuare; perchè è di qui in avanti che viene il bello e il difficile.
Av salùt,
Angelo Minguzzi
Emilio Conti
27 maggio 2013 ore 18:28Da qualche mese faccio confezionare l'olio in bombolette da 250ml. L'olio extra vergine resta confinato in una sacca, esternamente gpl liquido con la funzione di spingere l'olio fuori.
Non spruzza ma crea un filo d'olio. Non sporca la tavola nè l'etichetta condisce il giusto.
Impossibile ririempire. Chi lo accetta lo usa sia sui tavoli che per decorare i piatti in cucina , gli altri lo rifiutano a priori. Se inseguiamo le normative possiamo anche morire.
giovanni breccolenti
27 maggio 2013 ore 14:13Sign. Minguzzi, io come posso vado nelle scuole ad insegnare l'olio ai bambini, scrivo perche' venga diffusa il piu' possibile la cultura dell'olio, la cultura dell'amaro e del piccante, dei profumi freschi e degli abbinamenti con i vari cibi(lei da esperto avrà capito a cosa mi riferisco, parliamo la stessa lingua spero, o no?). Vado a mangiare nei ristoranti e la prima cosa che rimprovero ai ristoratori è la mancanza di un buon olio(magari con il tappo antirabbocco).Sono assaggiatore professionista ma prima di tutto appassionato di questo prodotto, degli oli monovarietali (quelli veri a prova di DNA) di tutta la nostra penisola e non solo.Rimango allibito quando entro in un supermercato e vedo che il 90%(a oggi) degli oli venduti come extravergine non sono dell'annata ma quasi sempre dell'annata prima e anche oltre e non mancano le polemiche con i direttori. Dal punto di vista normativo a difesa della qualità dell'olio ho gettato quasi la spugna(troppo forti i poteri dei grandi gruppi?), non ci resta che il nostro piccolo, la nostra passione da infondere in piu' persone possibili sperando che il terribile contagio si diffonda sempre piu'.Anche se magari io non condivida pienamente l'idea del sign. Tega sui tappi antirabbocco,io saro' sempre con i meravigliosi produttori come lui, che lo fanno davvero il grande olio non con i bla bla bla.Io a lei non ho contestato nulla di concettuale tanto piu' il fatto che non è daccordo con il sign. Tega (che non conosco ma conosco,da appassionato, le sue meraviglie) ma solo l'ignoranza della sua frase.Se ce l'ha con qualcuno e se è veramente appassionato di questo prodotto ha sbagliato obbiettivo, glie l'assicuro.
Raffaele Giannone
27 maggio 2013 ore 13:00Quando il gioco si fa polemico, i polemici iniziano a giocare!
Caro sig. Minguzzi, anche io come lei, in passato, ho subito, giustamente, i richiami all'ordine nientemeno che dal maestro Caricato e ho dovuto riprendere tese le redini del mio carattere fin troppo schietto e focoso.
Per quanto mi riguarda la passione nelle cose che diciamo, aldilà dei sempre censurabili eccessi lessicali, ha quantomeno il vantaggio di veder confrontare persone che credono e amano quello di cui disquisiscono.
Riguardo alla questione tappi volevo esprimere la mia piena condivisione alle sue osservazioni oltre alla evidente insofferenza verso l'ennesima coercizione europea sulla dimensione dei piselli o sulla lunghezza delle banane....
Se persino un Presidente del Consiglio (Letta) di un paese FONDATORE dell'UE è arrivato a dire che il cinismo burocrate di Bruxelles può MINARE lo spirito europeista, forse qualcosa da ripensare e ricontrattare ci sarà.
Eppoi, nessuno nota che, guarda caso, due esimi premier di paesi come GB e NL che (sorte ingrata) non conoscono ulivi se non in fotografia turistica e l'olio d'oliva se non per recente diffusione della ormai "mitica" dieta meditarrenea siano PROPRIO LORO a SABOTARE una legittima e meritoria iniziativa antifrode??
Perchè ci tocca vivere un'epoca in cui il buon De Castro, come l'ottimo Marcora, non sbattono i tacchi delle loro scarpe sui banchi parlamentari a quelle latitudini tanto nebbiose, quanto...invidiose?
Si, attenti alla rinascita dei beceri nazionalismi, ma....
sempre con il gran Totò...ogni limite ha una ..pazienza!!
Buona giornata a tutti!!
Raffaele Giannone
Alberto Grimelli
27 maggio 2013 ore 11:56Gentile Sig. Minguzzi,
personalmente credo, ed è questa l'impronta che vorrei dare, da editore, a Teatro Naturale che certi toni da blog, come lei li definisce, siano controproducenti, spostando l'attenzione dai contenuti a sterili battaglie più o meno personalistiche. Le sensibilità delle persone di fronte a certe provocazioni o espressioni più o meno colorite sono diverse e, nel caso di internet, non esiste il linguaggio corporeo che può eventualmente stemperare certe asperità. In ogni caso considero l'”incidente” chiuso e non intendo ritornarci. Lei è benvenuto nella famiglia di Teatro Naturale.
Parliamo ora di contenuti.
L'argomento che lei ha posto, ovvero dell'informazione al consumatore, è stato toccato più volte da Teatro Naturale ma di striscio, tangenzialmente. Abbiamo più volte criticato strumenti che non si sono dimostrati capaci di essere così pervasivi e persuasivi nella società ma solo raramente abbiamo affrontato il tema in maniera costruttiva.
Per la verità lo abbiamo fatto nella pratica. La formula del concorso Olio Capitale, con le tre giurie (ristoratori, consumatori e assaggiatori), è stata certamente rivoluzionaria.
Informazione si può fare in molti modi, non solo attraverso giornali e internet. Qualche tempo fa un amico mi ha detto che al mondo dell'olio manca un Veronelli, un narratore, un raccontastorie. E' vero, come è vero che oggi il consumatore brama proprio storie. Basta guardare gli spot in televisione per rendersene conto.
E' altrettanto vero che cultura si fa anche con le regole. Tanto più un bene è prezioso tanto più si creano norme per difenderlo. La libertà è un bene prezioso per questo esiste il codice civile e penale a difenderla, stabilendo limiti e confini. Per questa ragione, non a torto, si parla di cultura della legalità.
La formazione e l'informazione hanno molte facce. Teatro Naturale cercherà di sverarle e approfondirle, giorno per giorno, settimana dopo settimana, anche grazie ai vostri suggerimenti e alle vostre idee.
Un saluto e buona lettura
Alberto Grimelli
angelo minguzzi
26 maggio 2013 ore 23:16Toc toc, è permesso rientrare qui dentro? Sìi? Grazie!
1) con il capo cosparso di cenere chiedo scusa per la grande boiata di avere detto quella frase a "uno dei migliori produttori d'Italia" e per essere "uscito dalle righe". Sono recidivo; mi ero ripromesso di non inserirmi più in un blog e invece ci sono ricaduto. E, soprattutto, ci sono ricaduto adeguandomi a quella che è l'atmosfera, per dire così, dei blog in generale: A scrive su n argomenti; B e C scrivono riferendosi ad alcuni degli n argomenti di A ed aggiungendo qualcosa di proprio; D si inserisce in parte su alcuni degli argomenti di A, di B e di C. Nessun argomento viene trattato fino ad ottenere una soluzione; anzi, spesso, si scopre per bocca di E che il problema è un altro. E in tutta questa trafila, approfittando della lontananza degli interlocutori, molto spesso non ci si prende la misura con le parole, le frasi vengono diversamente interpretate dai partecipanti al gioco e si rischia di essere o di sembrare maleducati ed offensivi. Quindi, per quello che mi riguarda, chiedo scusa per essere stato maleducato e offensivo; però, non per prendere gli spini dalla parte della punta, vorrei fare qualche precisazione, che non vuole essere assolutamente un'autogiustificazione:
a) sig. Breccolenti, non potevo sapere che il sig. Tega è uno dei migliori produttori d'Italia; ma se la stessa frase l'avessi rivolta ad un produttore meno bravo sarebbe stata una boiata minore? "solo per avere espresso un parere"?, lei dice
b) sig. Tega. "solo per avere espresso un parere", dice il sig, Breccolenti. No, no, la mia espressione, infelice e censurabile quanto si vuole, non riguardava il fatto che fosse stato espresso un parere, ma sul contenuto di questo parere. Non mi è sembrata una grande argomentazione quella del premier olandese Rutte sull'inquinamento da bottiglie antirabbocco; non conosco il premier olandese e non vorrei creare un incidente diplomatico, ma è proprio così forte questo pilastro rappresentato dal premier in questione? e non sarebbe la prima volta che dei "premier" se ne escono con delle cavate non proprio geniali [per non fare nomi, ma ne sappiamo qualcosa noi italiani o no?!]. In quanto al "non so in quale pianeta vive" mi sembra che faccia il paio con il mio "ci è o ci fa?" - ecco cosa intendevo parlando dell'atmosfera da blog -; ma, come si diceva da bambini, il primo sono stato io quindi la colpa è mia.
Sulla questione dell'aumento degli oneri per gli utenti e i controlli la Sua speranza è ben riposta: sono d'accordo anch'io. Ma, quante normative dobbiamo rispettare e quante certificazioni produrre per "qualificare e valorizzare e garantire" i nostri prodotti?! E costano. Eppure abbiamo pensato di fare bene a imboccare questa strada per dare garanzie al mercato (stavo per dire "al consumatore" come se fossero la stessa cosa - e qui sta un grosso busillis, che da solo richiederebbe ben di più che un botta e risposta tra i compagni di sventura di questo blog ... ma meriterebbe di essere sviluppato; e mi fermo se no rischio di dire anch'io che il problema è un altro ..).
Sulla posizione della CIA, non mi sembra corretta l'interpretazione che Lei ne dà; anzi, volutamente ingiusta [il male del blog che colpisce ancora?!].
Per il terzo punto, non l'ho capito; né dalla Sua affermazione né dagli interventi successivi.
c) agr. Grimelli: anche a Lei rivolgo le scuse per essere "uscito dalle righe", e penso che intendesse riferirsi ai toni e alla forma. Ma vorrei vedere in questa espressione anche un contenuto di sostanza: ossia, l'invito a stare dentro gli argomenti, sviluppandone e approfondendone i diversi aspetti fino a trarre delle conclusioni CONDIVISE, grazie al contributo di tutti quelli che pensano di avere qualcosa da dire.
In quanto all'atmosfera da blog, non credo che sia la prima volta che la si respira anche dentro questa famiglia di Teatro Naturale; ma questio non significa niente.
Alle Sue domande 1) e 2) le risposte direi che siano scontate; gliele dà anche De Castro, e io non baratterei De Castro con il premier olandese, anche se mi rendo conto che è una posizione, la mia, soprattutto emotiva e priva di una base scientifica, mancando, da parte mia, la conoscenza del premier olandese, mentre conosco abbastanza bene De Castro.
2) Ma mi si sta facendo tardi e volevo toccare un altro argomento (e, quindi, va a finire che il problema è proprio un altro, oppure, è anche un altro, come del resto affiora nelle vostre risposte in vario modo):
la questione delle informazioni che vengono date agli "utenti", quindi, per restare vicini all'argomento da cui siamo partiti, ai ristoratori e ai loro clienti e/o ai consumatori in senso generale. Ho qui davanti a me una bottiglietta da 250 ml, regalo di Natale, con un'etichetta che è tutto un programma.
Vogliamo parlarne? Dice il Sig, Breccolenti "la cosa che manca veramente è il consumatore, che non sa nulla di questo prodotto, di quali debbano esere i suoi profumi, dell'importanza dell'amaro(quello giusto ovviamente) e del piccante". Se non sa nulla la colpa di chi è? perchè non gli si danno le informazioni per istruirlo? o fa più comodo avere un consumatore ignorante?!
Sono comparsi molti articoli sulle valutazioni sensoriali; ma non mi sembra di averne ancora trovato uno che abbia centrato la necessità di dare agli "utenti" informazioni utili a capire se quell'olio gli piacerà oppure no e perché, in un linguaggio che gli sia comprensibile. Nella bottiglietta che ho qui davanti c'è scritto "olio dal sapore fine e dalla delicata fragranza": Breccolenti, Tega, Grimelli, Spreafico pensate che vi piaccia? e per l'insalata o i ravanelli o la bistecca?
Angelo Minguzzi
giovanni breccolenti
25 maggio 2013 ore 18:11Diciamo una cosa chiaramente. Spesso il ristoratore e il fornitore di olio sono in pieno accordo.Cioè il fornitore vende alcune bottiglie di olio etichettate e un tot di lattine,che hanno un prezzo inferiore, ben consapovele del rabbocco.L'importante è che sia olio suo. Se fosse stata approvata la norma dei tappi antirabbocco cambiava ben poco in questa direzione, perchè il fornitore poteva dare alcuni tappi al ristoratore per rimetterli ogni volta.Certo sarebbe stato piu' difficile comprare delle bottiglie di marca per rabboccarle con un olio piu' scadente e di basso prezzo non di quella ditta.
Come la giriamo comunque ne manca sempre un pezzo, la cosa che manca veramente è il consumatore, che non sa nulla di questo prodotto, di quali debbano esere i suoi profumi, dell'importanza dell'amaro(quello giusto ovviamente) e del piccante.
Non voglio prendere le difese di nessuno, ma sign. Angelo, dire a uno dei migliori produttori d'Italia "non aveva modo migliore per impiegare il suo santo tempo" solo per avere espresso un parere, questa si, mi sembra una grande boiata.
Alberto Grimelli
25 maggio 2013 ore 14:42L'argomento è certamente caldo e d'estrema attualità. E' ovvio che si possano avere anche opinioni divergenti tra operatori della filiera. Non c'è nulla di male, anzi. Un confronto è sempre utile per migliorare e crescere.
Personalmente ritengo che si possa imparare di più da chi dissente piuttosto che da chi acconsente.
Proprio per avere un dialogo e un dibattito sereno, anche se acceso, invito però a “non uscire dalle righe”. Lasciamo che siano i contenuti a parlare. Grazie a tutti per la collaborazione.
Personalmente la vicenda mi fa sorgere due domande:
1) Al di là del contenuto del provvedimento, su cui si può anche dissentire, è corretto, non dal punto di vista formale ma sostanziale, che la Commissione accantoni un progetto che ha ottenuto l'assenso della maggior parte dei paesi europei per il veto di alcuni?
2) A parti invertite, i paesi del Mediterraneo avrebbero avuto lo stesso peso e potere?
Buon sabato e buona lettura a tutti
Alberto Grimelli
Luigi Tega
25 maggio 2013 ore 13:36Sig. Angelo, un po' di rispetto per chi la pensa diversamente non sarebbe male.
Comunque io ho riportato letteralmente le parole del primo ministro che in primo luogo parla di aumento di oneri per la ristorazione ed oneri per i controlli ( e su questo spero sarà d'accordo anche lei).
Riguardo al danno per l'ambiente che lei esclude categoricamente, non so in quale pianeta vive, ma desidero informarLa che sul pianeta Terra la raccolta differenziata non è arrivata al 100%
In attesa che ciò si verifichi, il danno per l'ambiente è un dato di fatto.
Riguardo poi a questi mascalzoni di ristoratori che rabboccano con oli di dubbia qualità e provenienza, vale quello che ho già detto in una mia precedente lettera: se il produttore teme che le sue bottiglie vengano rabboccate può:
- non vendere olio a tali clienti ( immagino che se rabboccano ne comprano anche poco e quindi non sono clienti interessanti
- decidere di utilizzare il tappo anti rabbocco a prescindere dall'obbligatorietà o meno.
- come ultima soluzione denunciare il ristoratore per frode e danno di immagine.
Quindi la domanda è: perché legiferare introducendo un obbligo quando ci sono già gli strumenti per la tutela?
Altra piccola domanda: se quel farabutto di ristoratore rabbocca le bottiglie di olio, sicuramente sarà tentato di tagliare Brunello di Montalcino con altro vino e venderlo poi a € 7 al calice.
Perché non vietare quindi la vendita di vino al calice o introdurre l'obbligo del tappo anti rabbocco?
Il mondo dell'olio deve smetterla di prendersela con qualcun altro per giustificare i propri insuccessi:
Prima chi vendeva olio sfuso e quindi l'obbligo del confezionato, poi con gli oleifici e quindi l'obbligo della provenienza, poi la presunzione che siamo tutti delinquenti e vai con il SIAN obbligatorio per tutti, ora con i ristoratori e giù con l'obbligo del tappo anti rabbocco.
Noi tutti siamo responsabili degli insuccessi del mondo dell'olio, in primis le associazioni di categoria. Come ho già detto altre volte: spaesati e senza alcuna linea guida né alcuna progettualità, affidiamo le sorti del comparto ad una legislazione sempre più asfissiante che finirà per soffocarci, lasciando ampio spazio ai nuovi attori mondiali: cileni, australiani... e, se poco poco si organizzano, ci massacreranno anche i paesi del nord africa, mentre noi stiamo qui a fare nient'altro che chiacchiericcio da Bar.
Saluti
Luigi tega
angelo minguzzi
25 maggio 2013 ore 12:32Signor Tega,
ma non aveva modo migliore per impiegare il suo santo tempo anziché perderlo a scrivere le boiate che ha scritto?
Ci è o ci fa?
Se vuole posso spiegarle questo mio commento:
1) quella dello spreco del vetro è grossa; pazienza detta da un olandese! e poi con il vetro, che è riciclabile !
2) non capisce il senso della posizione della CIA? Visto che lo scopo dell'iniziativa è di impedire il RIempimento della bottiglia con un olio diverso da quello indicato nell'etichetta che il cliente può leggere, mi sembra ovvio che la ciofeca avrebbe poche speranze di trarre vantaggio dall'adozione del tappo anti-rabbocco. Oddio, al mondo può capitare di tutto; come ad esempio che la bottiglia avesse l'etichetta di un olio cattivo e il ristoratore fosse talmente onesto (o coglione?!) da rabboccarlo con olio di alta qualità [anche se sarebbe pur sempre un illecito]
3) questa mi sembra troppo ingarbugliata per le mie ridotte capacità di comprensione!
Non me ne voglia, ma è solo un commentio a caldo
Angelo Minguzzi
Luigi Tega
25 maggio 2013 ore 10:56Mi spiace per chi si sente dispiaciuto ma sposo appieno le parole del premier olandese Rutte: “si tratta di una proposta bizzarra in un momento come questo. Aggiungerebbe solo nuovi oneri per la ristorazione e per i controlli. Sarebbe anche un male per l'ambiente visto che non si potrebbero più riempire le bottiglie con un sacco di spreco di vetro.”..................Parole sante.
E poi non capisco l'associazione di idee tra tappo anti rabbocco e qualità. La CIA infatti dichiara: In questo modo, si voleva garantire finalmente qualità, autenticità e origine dell’olio messo a disposizione del consumatore finale; scusatemi ma se un'azienda mette una ciofeca in una bottiglia con tappo anti-rabbocco quell'olio diventa di qualità??
Ci mancherebbe solo questo!
Così tutti i grandi oleifici invaderebbero i mercati della ristorazione ( magari sotto costo) al solo scopo di riacquisire una immagine di qualità agli occhi del consumatore e quindi vendere il proprio olio con una nuova verginità nella grande distribuzione.
Ogni medaglia ha due facce!!!
giovanni breccolenti
25 maggio 2013 ore 10:21Non è una buona notizia ma non è neanche un grosso problema, basta trasformarla in una opportunità.
Per capire se una gelateria è di qualità è noto a tutti gli amanti del gelato che basta assaggiare il gusto pistacchio, sicuramente il gusto piu’ costoso. Se è buono,se sa di pistacchio vero, se è del colore giusto allora sono sicuro che sono entrato in una grande gelateria. Cosi' deve essere per i buoni ristoranti. Se non vedo una buona bottiglia di olio in tavola(magari dop dove è scritto l'anno di produzione) con il tappo antirabbocco, già mi si deve accendere il campanello di allarme che quello è un ristorante che risparmia sulle materie prime, materie prime che sono la condizione necessaria per il gusto e per un ottima digeribilità nel post-pasto e non solo, chi mi assicura che dentro una bottiglia senza tappo antirabbocco c'è lo stesso olio di quella etichetta? Basta diffondere questa cosa, soprattutto nel consumatore, e il gioco è fatto. E’ assolutamente necessario legare l’olio, quello buono e col tappo antirabbocco, al buon ristorante, “condizione sine qua non”.
Massimo Spreafico
25 maggio 2013 ore 08:51Peccato. Io ci speravo visto che giusto la scarsa settimana ci è giunta voce che alcuni ristoranticomprano qualche bottiglia di qualità da me prodotte e grazie al miracolo della moltiplicazione dell'olio di qualità riescono a farle bastare per tutta la stagione...
Alberto Grimelli
29 maggio 2013 ore 10:50Gentile Sig. Minguzzi,
anch'io mi dedico a degustazioni guidate, sia con i bambini sia con gli adulti. La domanda che lei pone in fondo al suo commento non mi è quindi affatto nuova.
Alla fine di una degustazione un consumatore ha ricevuto una serie di informazioni, più o meno approfondite, che starà poi a lui mettere a frutto nella sua vita quotidiana e nelle scelte d'acquisto. Riconoscere alcuni difetti, quelli principali (ma purtroppo diffusi), sapere che amaro e piccante non sono difetti, sapere che l'olio extra vergine deve avere dei sentori di frutto dell'oliva, di mandorla, di carciofo ecc. Personalmente in queste sessioni preferisco fornire pochi elementi ma ben chiari. Quelli elencati, più informazioni aggiuntive sulla lettura di un'etichetta e un po' di cultura generale sull'olio d'oliva.
Di fronte alla domanda finale apparentemente banale non può esserci una sola risposta.
Io, personalmente, consiglio, quando possibile, di girare per olivicoltori e frantoi, assaggiare l'olio, verificandone la qualità (anche attraverso le informazioni apprese) e quindi fare un po' di spesa. Sarà un utile ricordo magari di una vacanza e di un momento di svago che porterà i suoi benefici, salutistici e di sapori, anche a casa.
Nel caso si abitasse in città e non in zona di produzione d'olio d'oliva, ci sono alcuni supermercati, sempre di più, per fortuna, che offrono una gamma abbastanza vasta di oli extra vergini. Purtroppo in questo modo non è possibile assaggiare prima dell'acquisto e la sperimentazione sarà inevitabilmente successiva, a casa. Le informazioni sulla lettura dell'etichetta dovrebbero però aiutare a orientarsi. Anche in questo caso si valuterà la qualità dell'olio e se non lo si ritiene all'altezza non lo si ricomprerà più, guardando altrove.
L'importante, durante le degustazioni, a mio avviso, è far capire che è sbagliato parlare di extra vergine. Si dovrebbe parlare più correttamente di extra vergini, con gusti, sapori e profumi molto diversi. Esattamente come per i vini, esattamente come per i formaggi e tanti altri prodotti agroalimentari.
L'importante, durante questi momenti di informazione al consumatore, è stimolarne la curiosità e radicarne la volontà di esplorare il mondo degli extra vergini d'oliva.
Starà poi al consumatore provare e sperimentare. Non è un percorso nuovo. E' già avvenuto col vino.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli