L'arca olearia
Il mercato dell'olio d'oliva si risveglia ma soprattutto in paesi lontani
Ottime opportunità commerciali in Brasile dove le importazioni sono cresciute del 9% in un anno ma l'Italia arranca con un misero 6% del mercato. In aumento anche le negoziazioni sui titolo futures presso il Mfao
23 febbraio 2013 | R. T.
Che futuro aspetta il settore dell'olio d'oliva?
Nell'immediato futuro è lecito attendersi un rialzo dei prezzi dell'olio d'oliva, almeno stando a quanto sta avvenendo al Mercado de Futures del Aceite de Oliva. Dopo mesi di stabilità e stagnazione, infatti, dall'estate del 2012 le negoziazioni sono riprese a gran ritmo, facendo anche aumentare il valore medio del titolo future d'olio d'oliva, fermo nel 2011 a 1660 euro/tonnellata e che invece nel 2012 ha raggiunto i 2083 euro/tonnellata.
Un incremento costante che non si è fermato neanche nelle prime settimane del 2013, come conferma Manuale Leon, presidente Mfao, che sottolinea come nel solo gennaio di quest'anno sono già stati chiusi 18000 contratti. In netto aumento rispetto all'anno passato.
Nonostante qualche segnale in controtendenza, come le vendite dell'industria olearia italiana che nel finale del 2012 hanno segnato il passo, il mercato dell'olio d'oliva sembra avere ottimi sbocchi in diversi nuovi paesi. Tra questi il Brasile.
Nel 2011/12 le importazioni di oli d'oliva in Brasile sono infatti cresciute del 9% rispetto all'anno precedente, raggiungendo le 71mila tonnellate.
E' l'Unione europea a dominare il mercato, con l'88%, con i seguenti rapporti di forza tra le nazioni del vecchio continente: Portogallo 57%, Spagna 25%, Italia 6%, Grecia 1%. La restante parte dell'olio consumato in Brasile viene dai paesi confinanti: Argentina 11% e Cile 1%.
L'interesse per il mercato brasiliano dovrebbe crescere anche perchè negli ultimi 5 anni il trend è assolutamente positivo, con import cresciuto in termini assoluti di 27mila tonnellate (62%). Una dinamica che in realtà inizia già due anni prima, nel 2006/2007 e che non sembra essere destinata a cambiare se consideriamo che nei primi due mesi dell'anno le importazioni in Brasile sono cresciute del 6%. I brasiliani, inoltre, si stanno abituando progressivamente a prodotti di qualità. Se nel 2002/03 l'olio vergine d'oliva aveva una quota del 39% rispetto alla famiglia degli oli d'oliva, questa quota è cresciuta al 75% l'anno scorso.
Il Brasile è anche un ottimo consumatore di olive da tavola, +17% di consumo rispetto all'anno precedente, con l'Argentina, in questo caso, a dominare la scena, seguita dal Perù. Terzo posto per l'Unione europea.