L'arca olearia

L’OLIO DOP È MEGLIO? SÌ, MA È ANCHE PER POCHI

E' laureato, benestante e colto. E' questo il profilo dell’italiano che acquista extra vergine a denominazione d’origine protetta; ma lo compera con minore frequenza rispetto al consumatore medio. Il canale commerciale privilegiato è la grande distribuzione; e la marca resta ancora una componente fondamentale

30 aprile 2005 | Alberto Grimelli

Gli italiani associano l’olio extra vergine d’oliva soprattutto a cinque concetti chiave: sapore, qualità, certificazione, natura e salute.
Sono ancora invece percepiti come secondari i concetti di garanzia, tradizione storica, artigianato e geografia.

Il dato emerge dal sondaggio: “Olio DOP è meglio”, finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali e realizzato da Federdop, la federazione che riunisce i consorzi di tutela delle DOP dell’olio di oliva italiane. “. 2.391 le persone intervistate attraverso un questionario.

In Italia sono i maschi (17,3%), laureati (23%) con una buona capacità di acquisto e ultra 55enni (19%) nonchè i residenti nel Centro-Sud (16-20%), quelli che acquistano più olio extra vergine di oliva a denominazione di origine protetta.

In media il 15% del campione ha dichiarato di acquistare, più o meno, frequentemente, olio Dop.
Chi acquista olio extra vergine d’oliva a denominazione d’origine lo fa meno frequentemente rispetto al consumatore medio.
Circa il 60% del campione acquista olio d’oliva presso la grande distribuzione, mentre il 30% dichiara di approvvigionarsi direttamente dal produttore, tale quota cresce al 47,6% per chi acquista olio Dop. In particolare i target che acquistano più spesso olio dai produttori sono gli ultra 55enni (40%), i laureati (39%) e i residenti nell’Italia del Centro Sud (36-65%).

Da notare che, per chi acquista olio Dop, il secondo fattore di scelta, dopo la qualità, è la zona di provenienza (16%), mentre a pari merito troviamo la certificazione e il prezzo (6%).
Per quanto riguarda la fedeltà alla marca, la metà dei consumatori di olio a denominazione d’origine (45%) risultano sempre fedeli alla stessa marca, mentre solo il 13% ha dichiarato che la marca non è importante.

È curioso notare come per quasi la metà del campione, nonostante si tratti di persone mediamente ben informate sulle caratteristiche salutistiche e nutrizionali dell’extra vergine, è erroneamente convinto che il colore scuro e l’aspetto torbido siano fattori che garantiscono la qualità dell’olio d’oliva.