L'arca olearia

Soluzioni per la crisi: qualità e centrali a olio di oliva

Il ministro Mario Catania si impegna a favore dell'olio, con una campagna di valorizzazione basata sulla massima trasparenza. E Coldiretti propone dal Salento una soluzione alternativa per gestire l'olio lampante: ricavare energia

28 luglio 2012 | T N

Sul fronte olio di oliva tutti si ergono a maestri. La cosa che più diverte è che nessuno sembra essere in grado di risolvere il problema sul piano culturale e di una corretta gestione amministrativa delle risorse. Sembra di essere allo sbando. da una parte manca una seria politica olivicola, come dimostra la totale disattenzione verso il mondo della ricerca. Basti solo pensare ad alcuni esempi eclatanti: l'abbandono dell'oliveto dell'Istituto sperimentale di elaiotecnica, l'abbandono dell'oliveto sperimentale di Imperia, lo svellimento e distruzione dell'oliveto sperimentale dell'Università di Tuscia. Insomma, si pensa che per restituire valore all'olio ricavato dalle olive sia sufficiente scrivere e poi diffondere comunicati stampa, così da lasciare almeno un segnale di speranza, poi, però, nei fatti poco importa se il settore sia lasciato a se stesso. Siamo in Italia, suvvia. Non c'è nulla da stupirsi.

D'altro canto Coldiretti di Lecce, punta a trovare una soluzione all'enorme quantità di olio lampante prodotto nel territorio. Solo c'è da chiedersi se sia la strada giusta quella di creare delle centrale energetiche all'olio di oliva vergine lampante. Non sarebbe stato più logico riconvertire alla qualità una olivicoltura vetusta e retograda?

Riflettete. Il fatto è che se i prezzi non sono remenerativi per i produttori, non è per un destino malvagio o per la presenza di una scarsa trasparenza dei mercati (c'è anche questo fattore, non vi è dubbio) , ma lo stato di disagio attuale è frutto piuttosto delle gravi colpe di chi ha gestito l'immensa dotazione finanziaria di tanti decenni che ricorderemo ancora per le grandi ruberie collettive e per la dissennatezza di chi ha mal gestito un settore ormai in caduta libera. Talmente in caduta rovinosa che si è arrivati perfino a proprorre una soluzione - lo dico con molta franchezza - assolutamente irragionevole e delirante: le centrali a olio di oliva vergine lampante.

Occorre aggiungere altro? 

Vi lascio alla lettura dei due documenti. Buona estate, e buon olio a tutti

L. C.

 

LA VOCE DEL MINISTERO ALLE POLITICHE AGRICOLE

“Gli olivicoltori italiani chiedono giustamente un riconoscimento per la qualità del loro prodotto, che non sempre è remunerata dal mercato. Abbiamo lavorato a fondo per dar loro una risposta e sono convinto che stiamo procedendo nella giusta direzione”.

Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha commentato le misure comunitarie e nazionali che riguardano la salvaguardia del mercato degli oli d’oliva, in particolare quelli vergini ed extravergini.

“L’olio d’oliva – ha aggiunto Catania – è uno dei prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano, ma la filiera di produzione e commercializzazione presenta alcune criticità strutturali che ho ritenuto di affrontare con decisione. Non c’è un’adeguata remunerazione degli olivicoltori, e questo dipende anche dalla scarsa trasparenza sull’origine del prodotto. Ciò impedisce una giusta valorizzazione della qualità dell’olio italiano. Ho condotto in questi mesi un lavoro impegnativo, sia a Bruxelles sia a Roma, e i risultati sono incoraggianti. La Commissione Europea ha raccolto le nostre sollecitazioni e ha varato un piano d’azione che tende a tutelare le produzioni di qualità. Il Parlamento sta approvando nuove disposizioni a garanzia dei produttori e dei consumatori. Infine, il Ministero ha inviato a Bruxelles un provvedimento che regolamenta la leggibilità delle informazioni sull’origine in etichetta ed in attesa dell’approvazione di quest’ultimo è stata adottata una circolare che richiama gli operatori al rispetto delle norme comunitarie chiedendo loro di assicurare che in etichetta le informazioni riguardanti l’origine siano facilmente individuabili, chiaramente leggibili e distinguibili dal resto delle informazioni”.

Informazioni più chiare in etichetta

Nonostante le normative europee sull’etichettature dell’olio, che impongono di indicare in etichetta l’origine degli oli di oliva vergini ed extravergini, ci si è resi conto del fatto che, con alcuni escamotage grafici e tipografici, le indicazioni obbligatorie possono essere rese poco intellegibili ai consumatori, aggirando così di fatto le finalità del legislatore.

Per questo il Ministero ha predisposto un decreto in materia che stabilisce le dimensioni minime obbligatorie dei caratteri in etichetta in modo tale che le informazioni riguardanti l’origine siano chiaramente leggibili e facilmente individuabili.

In attesa dell’approvazione da parte di Bruxelles del provvedimento e per prevenire una vanificazione della normativa sull’indicazione dell’origine in etichetta per gli oli vergini ed extravergini d’oliva il Ministero delle politiche agricole ha predisposto una circolare in materia di informazioni obbligatorie sull’origine e sui controlli nel settore dell’olio d’oliva nella quale si chiede alle imprese produttrici di assicurare che in etichetta le informazioni riguardanti l’origine siano: facilmente individuabili, chiaramente leggibili e distinguibili dal resto delle informazioni.

Gli organi di controllo valuteranno, quindi, non solo la presenza delle informazioni sull’origine in etichetta ma anche la leggibilità della stessa verificando, se del caso, la sussistenza di illeciti amministrativi sanzionabili o illeciti penali.

La circolare prevede, inoltre, un piano straordinario di controlli per il settore dell’olio d’oliva.

 

Un sistema più efficace di controlli

L’art. 43 del decreto Sviluppo, ora all’esame del Parlamento, stabilisce che per quanto riguarda gli oli di oliva extravergini, quando sono etichettati con la dicitura “Italia” o “italiano”, o che comunque evocano un'origine italiana, sono considerati conformi alla categoria dichiarata quando presentano un contenuto in metil esteri degli acidi grassi ed etil esteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 mg/Kg. In caso si superino questi valori si avvia automaticamente un piano di sorveglianza dell'impresa da parte delle autorità nazionali competenti ai controlli.

Viene stabilito, in merito allo studio delle proprietà organolettiche di un olio, che la verifica sia compiuta da un comitato di assaggio riconosciuto dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.

Tale verifica viene obbligatoriamente disposta a fini probatori nei procedimenti giurisdizionali nell'ambito dei quali debba essere verificata la corrispondenza delle caratteristiche del prodotto alla categoria di oli di oliva dichiarati. Sarà il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali a definire, attraverso l’emanazione di un regolamento, le modalità di accertamento delle caratteristiche degli oli di oliva vergini ai fini della validità delle prove organolettiche.

 

Piano di azione comunitario

Si tratta di misure richieste dall’Italia e recepite dalla Commissione Europea.

Il piano condiviso si articola principalmente nei seguenti punti:

Qualità e controlli: l’azione prevede il rafforzamento del sistema dei controlli e delle sanzioni. Sul versante della qualità il documento si muove nella direzione sempre auspicata dall’Italia, cioè quella per un miglioramento dei parametri obbligatori di qualità ai fini della commercializzazione e dell’autenticità degli oli di oliva vergini. In particolare, si intende accelerare sui dossier relativi ai parametri analitici (stigmastadieni, alchil esteri, determinazione di digliceridi e trigliceridi) che servono a garantire l’autenticità e la genuinità del prodotto e che evidenziano eventuali manipolazioni e contraffazioni negli oli di oliva vergini.

È stata sottolineata l’importanza dell’etichettatura, per la quale si chiede di introdurre una maggiore grandezza dei caratteri e si punta a ottenere una maggiore visibilità delle informazioni obbligatorie, in primis per l’origine.

Struttura della filiera: l’azione prevede il rafforzamento delle Organizzazioni di produttori e verranno analizzate nuove misure in tal senso sia nel I che nel II pilastro.

Promozione: si punta a rafforzare l’attività di promozione rendendola più incisiva, attrattiva ed efficace. In questo contesto, potrà essere prevista la menzione dell’origine nazionale accanto a quella comunitaria.

Uno spazio importante sarà riservato alle azioni nell’ambito dello sviluppo rurale nella nuova programmazione. Saranno possibili sottoprogrammi oleicoli che contribuiscano alla realizzazione delle priorità strutturali oltre agli obiettivi agroambientali, unitamente ad investimenti per la trasformazione, la commercializzazione e lo sviluppo dei prodotti agricoli.

 

LA VOCE DI COLDIRETTI

Settore olivicolo in ginocchio? La Coldiretti suggerisce una via d’uscita. Una proposta operativa lanciata dai parlamentari ed al sottosegretario alle Politiche agricole, Antonio Bonfiglio, riuniti a Lecce proprio per affrontare la crisi del settore.

«Spostando una goccia nel mare degli aiuti statali per le energie alternative si potrebbero risolvere i problemi strutturali dell’intero comparto olivicolo». Ne è convinto il presidente della federazione leccese dei coltivatori diretti, Pantaleo Piccinno, che, numeri alla mano, spiega in dettaglio la proposta indirizzata al Governo. «A parità di incentivo stanziato per un impianto fotovoltaico da 137 megawatt, si potrebbe ricavare la stessa quantità di energia sostenendo invece una centrale da 24 megawatt che utilizzi l’olio d’oliva lampante. E con un risultato economico e ambientale che rende incredibilmente ed oggetivamente più vantaggiosa la seconda soluzione della prima: un impianto fotovoltaico da 137 megawatt significa infatti foderare di pannelli 400 ettari ettari di terreno, con un impatto ambientale e paesaggistico devastante. La centrale ad olio d’oliva, invece, lascerebbe intatta la bellezza del paesaggio e assorbirebbe la produzione di bassa qualità di ben 80mila ettari di uliveto, risolvendo così definitivamente i problemi del comparto olivicolo del Salento». Un po’ l’uovo di Colombo, che rimetterebbe in pista migliaia di aziende pugliesi, con ricadute economiche straordinarie, afferma Coldiretti. «Ed a costo zero per lo Stato, poiché non si tratta di destinare nuove risorse ma di fare semplicemente una scelta politica, spostando una parte degli aiuti già previsti per le energie alternative verso le centrali che utilizzano olio d’oliva». Questo non vuol dire assolutamente deviare dalla strada dell’extravergine, ma «premesso che la produzione va spinta verso la qualità - precisa Piccinno - è indubitabile che per ragioni tecniche oggettive, ad esempio la tipologia di cultivar e la morfologia degli alberi, una parte dell’olivicoltura salentina potrà avere soltanto funzioni ambientali. E le energie alternative sono la strada maestra in tal senso». Coldiretti chiede così che venga inserita una misura ad hoc nella bozza di decreto dei ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente sugli incentivi alle energie rinnovabili, ora al vaglio del Governo. «E’ chiaro che bisogna blindare gli aiuti sugli impianti che utilizzano come combustibile l’olio d’oliva lampante prodotto sul territorio, altrimenti ci sarebbe la corsa ad importare olio di palma da altre nazioni e avremmo fatto un buco nell’acqua». La crisi che vive in questo momento il settore olivicolo è una crisi di prezzo non di mercato, puntualizza Piccinno. «La domanda di olio d’oliva c’è, solo che i prezzi non sono remunerativi. Dobbiamo dunque trovare una strada alternativa, e questa delle energie ci pare quella ideale». Destinare alle centrali gli olii d’oliva di bassa qualità significa automaticamente sottrarli dal mercato ed impedire che con i trucchi della chimica possano finire, sotto mentite spoglie, nelle bottiglie di extravergine che portiamo a tavola. «Si tutelerebbe il consumatore e si rimetterebbe in moto un comparto fondamentale. Non chiediamo aiuti economici. La nostra è una proposta responsabile - conclude Piccinno - una soluzione strutturale ad una crisi strutturale. Non abbiamo bisogno di pagliativi ma di scelte di buon governo che rimettano sul giusto cammino la nostra agricoltura e la nostra economia».

 

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massimo occhinegro

30 luglio 2012 ore 08:55

Gesù mio aiutaci tu!