L'arca olearia

L'impatto dei cambiamenti climatici sull'olivicoltura: maggiori rischi per il superintensivo

Vi è una forte variabilità tra le annate e le stagioni, con caldi improvvisi, ondate di gelo, siccità e piogge intense. La tropicalizzazione del clima influisce sensibilmente sull'andamento vegeto-produttivo dell'olivo. Le considerazioni e i suggerimenti di Giorgio Pannelli

19 maggio 2012 | Alberto Grimelli

L'olivicoltura italiana e mediterranea è alle prese con cambiamenti profondi che non riguardano solo gli stili di consumo, le abitudini alimentari, la dinamica dei mercati e le riforme della politica agraria comunitaria e dell'organizzazione comune di mercato olivicola, oltre che delle altre continue novità legislative, ma anche con i cambiamenti climatici.

Il Prof. Marracchi, durante l'apertura dell'anno accademico dei Georgofili, ha ben spiegato che è in atto un profondo cambiamento, con lo spostamento progressivamente più a nord della cellula di Hadley che ha come conseguenza una tendenziale tropicalizzazione del clima anche a latitudini più elevate.

Occorre quindi necessariamente tenere di conto dell'estrema variabilità delle stagioni e delle annate non solo rispetto alla potenzialità produttiva dell'olivo ma anche della qualità dell'olio, con profili organolettici molto più mutevoli.

Per cercare di comprendere le ripercussioni di questo nuovo andamento sull'olivicoltura italiana e anche su nuovi modelli agronomici, come il superintensivo, abbiamo interpellato Giorgio Pannelli, già primo ricercatore del Cra di Spoleto.

- Tra le maggiori problematiche vi è certamente la tropicalizzazione del clima. Troppa pioggia o troppo poca. Quali le conseguenze per l'olivo?

L’olivo è specie molto plastica compatibile con ogni situazione climatica, escluse quelle estreme. Diverso è il discorso dal punto di vista agronomico dove, invece, necessitano adeguate disponibilità di luce, calore ed acqua a sostegno dell’attività fotosintetica e, quindi, dell’attività vegetativa e produttiva degli alberi. Ogni eccesso o limitazione alle disponibilità ideali comporta conseguenze che, nello specifico, significano maggiore sensibilità alle malattie (es. occhio di pavone, lebbra, ecc.), riduzione del peso unitario dei frutti e della resa in olio, modificazioni dei principali indici di maturazione dei frutti e della composizione analitica e sensoriale dell’olio.

- Non solo pioggia. Stiamo assistendo a una sempre maggiore variabilità di tutte condizioni climatiche e meteorologiche. Il rischio di sbalzi termici è sempre più concreto. In quali momenti fisiologici e fenologici questi squilibri possono creare problemi e danni?

Gli eccessi di calore, spesso accompagnati da carenza idrica, non rappresentano un grande problema per l’olivo che, nell’occasione, riduce fortemente ogni attività fisiologica in attesa di tempi migliori. Solo un’attesa troppo prolungata induce i negativi effetti di cui sopra. Diverso è il discorso per le minime termiche che facilmente possono provocare danni in epoca precoce (fine autunno) su piante non ancora acclimatate, in pieno inverno in ambienti ad elevato tenore di umidità atmosferica, in epoca tardiva (inizio primavera) su piante eccessivamente precoci.

- Quali strumenti ha a disposizione l'olivicoltore per compensare gli squilibri climatici? In quale misura si possono ridurre tali squilibri?

Semplice, a maggior ragione rispetto al passato (quando veniva ampiamente utilizzato), lo strumento migliore è quello della compatibilità ambientale in termini di rapporto con le risorse naturali disponibili e di complementarietà genetica con le caratteristiche ambientali. In sintesi, ritengo opportuna una scelta varietale prevalentemente in ambito locale e, solo dopo una preliminare verifica, in un maggiore ambito. Gli interventi agronomici possono aiutare a superare solo alcuni dei suddetti limiti (es. difesa, irrigazione, ecc.), ma con incremento dei costi e risultati talvolta parziali.

- Se l'olivicoltore non ha la facoltà di compensare completamente gli squilibri causati dagli andamenti climatici, vanno anche rivisti i business plan delle imprese olivicole?

I business plan sono naturalmente aleatori in agricoltura ed ancor più lo sono in olivicoltura. Al riguardo, ricordo difficoltà produttive recentemente provocate in centro Italia da eccessi di calore o da piogge prolungate durante la fioritura. Non potendo in alcun modo proteggere il risultato produttivo, che almeno si cerchi di ridurre i costi con scelte agronomiche di elevata compatibilità ambientale.

- Vi sono modelli colturali, come il superintensivo, che si basano su business plan molto precisi per tempi di investimento abbastanza limitati (15 anni). I cambiamenti climatici quanto possono influenzare il risultato economico di simili modelli colturali?

Innanzitutto, contesto l’affermazione che il business plan del modello di coltivazione superintensivo dell’olivo possa prevedere tempi d’investimento di 15 anni. Senza entrare nello specifico, i risultati sperimentali attualmente disponibili dimostrano una durata economica molto più breve (circa la metà) cui potrà seguire una durata fisica come ipotizzata, ma con produzione stagnante (nella migliore delle ipotesi) e costi crescenti.

Il rischio d’impresa, quindi, si colloca ai massimi livelli ed ogni interferenza ambientale, anche modesta, rischia di compromettere il risultato economico. Molto meglio puntare su una olivicoltura intensiva tradizionale ad elevato grado di compatibilità ambientale, molto meno rischiosa della precedente se non altro per investimenti iniziali e costi di manutenzione molto inferiori.

Una cospicua parte del mondo Accademico considera “tutte le prove in atto (alleggerimento costi di potatura e raccolta, ritorno a vecchie forme d'allevamento, come il vaso policonico rimasto nel dimenticatoio per oltre ottant'anni, raccolta con vibratori ad ombrello rovesciato, ecc.), palliativi che non risolvono il problema alla radice” (TN n. 13, Strettamente tecnico, L'arca olearia, 31 Marzo 2012).

Vorrei ricordare all’Autore, ed a quanti condividono lo stesso pensiero, che la forma di allevamento a vaso policonico (opportunamente semplificata) può considerarsi l’unica capace di soddisfare contemporaneamente le esigenze della specie e del produttore, per aver goduto di un’adeguata sperimentazione e di una convinta promozione per oltre un trentennio a cavallo della metà del secolo scorso in Toscana, Umbria e Lazio. Poi è caduta nel dimenticatoio proprio per “merito” del mondo Accademico che nel centro-nord Italia ha preferito convertirsi alle proposte di coltivazione “miracolose” (incremento anche esasperato della densità di piantagione con olivi allevati prima a palmetta, poi ad ipsilon, vaso cespugliato, siepone, monocono ed ora ad asse centrale) e che nel sud Italia ha preferito perpetuare la riforma periodica degli alberi o, al massimo, primordiali tecniche di potatura, così come codificate dal Caruso nel 1883.

 

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Raffaele Giannone

30 maggio 2012 ore 16:26

Carissimo Caricato, noto senza piacere che la cosa sta assumendo i toni di un duello personale fra me e Lei, duello da me non voluto e al quale mi sottraggo non certo per mancanza di argomenti (che Lei ben conosce non essendo, io, nuovo ad interventi specifici e circostaziatia a cui Lei stesso ha avuto modo di ribattere e/o convenire).
L'ironia delle sue parole e fin troppo evidente e scontata per farle assurgere a sincero invito al confronto intellettuale.
So che anche Lei appartiene al "Regno di Napoli" , ma deve assimilare di più la vivacità e la goliardia dell'ironia del principe De Curtis!
A tal proposito mi permetta di raccontare una battuta emblematica che circolava ai tempi di un fatidico 10 giugno: "La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Inghilterra!!
Commento del passante: " e se non l'accettano??!! !
Ebbene... o suvvia...o visto che preferisce le frasi fatte : paulo maiora canamus !

Si plachi, se ne faccia una ragione (al mondo esisterà pure qualche "ignorante" che non la pensa come Lei!), cerchi di conservare almeno a me, che la stimo, le mie iniziali maiuscole.... e quando la stizza le sarà passata, vedremo di tornare a parlare con serenità , se lo vorrà e se me lo permetterà, del dettaglio delle rispettive esperienze.

Ora, le chiedo UN favore, anche in concomitanza di questi momenti così tragici del terremoto emiliano (esperienza vissuta in prima persona anche da me nel non lontano 2002) la smetta di usare con me questi toni di sfida che non accetto, per ora, e mettiamoci un PUNTO.

Sempre con simpatia.

Raffaele Giannone

Raffaele Giannone

30 maggio 2012 ore 12:14

Luigi Caricato, direttore di TN.
Ha proprio ragione.. intelligenti pauca!
Tragga le sue conclusioni.

Per un approfondimento diretto Ella sa come e dove rintracciarmi.

Sempre a disposizione.
Raffaele Giannone, olivicoltore, frantoiano e non solo in terra di Molise !!

Leonardo Laureti

30 maggio 2012 ore 11:32

Dott. Caricato, mi scusi se il mio commento non è stato ricco di contenuti, sono a disposizione, mi dica dove e cercherò di precisare.

Giorgio Pannelli

29 maggio 2012 ore 16:48

Sig. Laureti,
grazie per gli apprezzamenti e principalmente per il commento che, al di là delle opinioni, contribuisce al progresso del settore. Il problema è che nessuno tra i responsabili o gli addetti ai processi decisionali in campo olivicolo partecipa al dibattito e tantomeno recepiscono i frutti del dibattito altrui. In queste condizioni i decenni senza bussola rischiano di aumentare ancora e la barca, con a bordo l’intera filiera, rischia di affondare definitivamente.
Saluti,
Giorgio Pannelli

Leonardo Laureti

28 maggio 2012 ore 21:36

E io che pensavo di trovare commenti interessanti a questo articolo... E invece solo bisticci.. Peccato.
Comunque l'articolo affronta un tema a mio avviso molto di attualità, quello dei cambiamenti climatici, che spesso si pensa che sono cose dell'altro mondo in realtà negli ultimi anni stanno segnando profondamente l'agricoltora. E di questo l'Europa dobbiamo dire che ne sta prendendo sempre più atto.
Ho avuto modo di conoscere Giorgio Pannelli un pò di tempo fa, una domenica a Castel Ritaldi a casa di un signore anziano (ma solo di età). No ci sono dubbi è una persona da cui c'è molto da imparare...
Scorrendo l'articolo ho visto quella foto ed ho intuito il luogo dello scatto. Si tratta di un impianto super-intensivo distrutto dalla neve/gelo di quest'inverno...
Condivido le idee di Pannelli, questi modelli di coltivazione non sono la panaecea di tutti i mali.. l'olivicoltura ha un suo terroir e la sua vocazione territoriale deve essere rispettata (proprio per evitare poi certi "arrosti").
Insomma il messaggio deve essere: innovazione nella tradizione.
Non c'è nulla da fare, negli ultimi 60 anni in Agricoltura abbiamo sviluppato la meccanica, la chimica, le tecnologie alimentari, la genetica... ma in fondo abbiamo anche perso un pò la bussola e ci siamo fatti prendere troppo dai commercianti di businnes plan che come dice Pannelli, in Agricoltura, lasciano il tempo che trovano. Stesso problema nei businnes plan degli impianti di biogas, per esempio. Si dimentica sempre il territorio e la sua capacità di risposta...
Certo, non è corretto mettere il lucchetto al progresso, ma la Ricerca (quella con la R maiuscola) deve farla chi la sa fare, se è in mano ad imprenditori incompetenti questa dà i risultati della foto, ed è meglio lasciarla perdere, perchè in realtà in quella foto ci sono pure i soldi pubblici
Un saluto

Raffaele Giannone

28 maggio 2012 ore 16:46

So che questo ultimo intervento può apparie estraneo alle finalità e specificità di TN, ma a ben vedere non lo è.
Innanzitutto convengo col sig. Pannelli di aver anche io calcato troppo la mano sul "piccante" del mio pensare e scrivere, me ne scuso senza se e senza ma.

Il mio latinismo non è, credetemi, sfoggio di vana erudizione, ma l'amato ricordo di sintesi ed efficacia italica, in quanto le mie scuse erano già insite in quel "absit iniuria verbis" ovvero: lungi da me la volontà di offendere, l'ingiuria del verbo, semmai solo quella di stimolare con un vivace scossone satirico, argomenti a volte fin troppo "paludati".

Non avevo dubbi che fra "ignoranti" ci saremmo alfine chiariti, non foss'altro perchè immagino entrambi amiamo il sapere che riconosciamo essere sempre più grande di noi.

Questo sito meritoriamente focalizza ricerche, opinioni e dati sull'olio e sul vino, io ci attingo assetato con la speranza di migliorarmi e non esiste, per quanto mi riguarda, crescita migliore di quella che oltre al sapere, diffonde comprensione fra esseri umani.

L'estraneità alle finalità di TN pertanto svanisce se solo riusciremo, oltre a far squadra nel mondo oleicolo (come predica sempre il buon Caricato) , anche a superare tutti i distinguo e le polemiche fini a se stessi (compreso il buon Caricato!).

Grazie ancora a tutti e buon lavoro.

Raffaele Giannone, olivicoltore, frantoiano e ..non solo..in terra di Molise.

Giorgio Pannelli

28 maggio 2012 ore 13:36

Sig. Giannone,
ammetto di aver esagerato nell’epiteto e me ne scuso, ma l’assist era irresistibile. Per il futuro però, La prego, mi risparmi il suo sarcasmo ed anche il latinismo, sono ignorante in materia.
Saluti,
Giorgio Pannelli

Raffaele Giannone

28 maggio 2012 ore 09:06

Forse non sono stato chiaro... ma basta rileggermi con calma..
del resto: "intelligenti pauca" !!

P.S.
Se non bastasse l'antico pauca: non ritengo che una frase sarcastica, asserita offensiva, debba scusarsi PRIMA di un'offesa esplicita e per nulla spiritosa!!
Sempre con simpatia.
Raffaele Giannone, in terra ..sannita!

Raffaele Giannone

27 maggio 2012 ore 19:58

non per nulla ho scritto.. ..finto ignorante!!

Le scuse sono sempre un bel gesto...convengo....ma la regola dovrebbe valere per tutti, o sbaglio??
Con simpatia.

Raffaele Giannone

Raffaele Giannone

27 maggio 2012 ore 19:24

Da appassionato di olivo, eterno simbolo di pace, non sono, nè potrei essere un "guerrafondaio", ma non per questo rinuncio alle mie idee e alle "tonalità cromatiche" con cui le esprimo.
Come dice il buon Grimelli, sarò sarcastico, ironico, pungente, ma mai pacchianamente offensivo dal dare dell'ignorante a chicche e sia (Totò..!)

Il carattere di ciascuno è quello che è ed è difficile riformarlo, specie fra persone che si leggono, ma non si conoscono.
Del resto anche l'ottimo Caricato, in un commento del 25 u.s. ad un mio intervento sull'"olio artigianale" è arrivato a scrivermi "di non scivolare", di "non deluderlo" e persino di "scrivere sciocchezze" solo perchè dissentivo dal suo parere!!
La dialettica, onesta, prevede anche questo.. e,...vivaddio...ci sta fra persone vive e spigliate! Non mi sono offeso, sarei uno sciocco perchè oso dissentire dal direttore??
Nooo
Sarei molto più sciocco se assentissi per mancanza d'idee...
Sarei stato molto più sciocco ad offendermi, chi mai può affermare la mia sciocchezza o ignoranza, senza sfoderare la sua??!!

Pertanto, egregio direttore, io non chiedo scusa semplicemente perchè ho espresso genericamente, anche se ironicamente, un giudizio sferzante su degli argomenti un pò fritti...

Comunque sia...se può servire...absit inuiria verbis....e amici come prima !

Buon lavoro a tutti, cordialmente e sinceramente.
Raffaele Giannone, un finto ignorante in terra di Molise !!

Alberto Grimelli

27 maggio 2012 ore 12:34

Gent. Sig. Giannone,
io ho avuto modo di capire i suoi toni sferzanti e provocatori, una schiettezza che, però, di primo acchito, può non essere compresa ed apprezzata da tutti.
Volutamente, fino ad oggi, ho preferito non replicare al suo commento interpretandolo come un'intemperanza caratteriale. Conoscendola non mi stupirebbe.
L'intervista a Giorgio Pannelli, da me voluta e sollecitata, è su argomenti solo all'apparenza banali. So benissimo che esperti olivicoltori e frantoiani possano trovare certe affermazioni scontate ma bisogna anche tenere di conto come vi siano persone che possano avere necessità di informazioni anche basilari. E' poi tradizione di Teatro Naturale lanciare certi argomenti, per approfondirli poi passo dopo passo, settimana dopo settimana. Credo che il tema "olivicoltura e cambiamenti climatici" sia tanto strategico da necessitare di essere adeguatamente trattato, sotto tutti gli aspetti.
Un po' di pazienza e poi sono sicuro sarà apprezzare il contributo e la lunga esperienza olivicola del Dott. Pannelli che gode di tutta la mia stima e considerazione.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli

Raffaele Giannone

27 maggio 2012 ore 10:48

P.S.

ci mancherebbe che la pagassero pure..per "interviste" come questa...!
RG

Raffaele Giannone

27 maggio 2012 ore 10:45

Ex-grege ( o se preferisce egregio) sig. Panelli, le sarei grato di verificare se possiede le stessa impudenza faccia a faccia e non solo nelle sue meschine risposte!!
Mi meraviglio piuttosto della REDAZIONE che permette queste vere e proprie offese a mezzo stampa e a cui mi appello per la mia legittima ( e mai offensiva) dovuta replica.

Io, socraticamente, so di non sapere e apprendo sempre da chi sa più di me e, soprattutto, ha le qualità e le capacità di insegnare.
Inutile dire, senza offesa, che evidentemente a lei queste qualità..difettano.

Tuttologi, scopritori di "acqua calda", carneadi dell'informazione sono sempre esistiti ed esisteranno, veda di non ingorssarne il ..gregge.

Sempre a sua disposizione.
Raffaele Giannone

Giorgio Pannelli

25 maggio 2012 ore 21:16

Sig. Giannone,
è proprio per sollevare le sorti di persone ignoranti come Lei che normalmente mi faccio intervistare gratis.
Saluti,
Giorgio Pannelli

Raffaele Giannone

25 maggio 2012 ore 17:14

Ma gente come questa...intendo intervistato e intervistatore..vengono pure pagati per la loro..."scienza" profusa?

Raffaele Giannone