L'arca olearia
Esistono oli d’invecchiamento? Quanto a lungo può durare un extra vergine?

Non è facile conservarne la freschezza, eppure non molto tempo fa c’era chi si è azzardato a immettere in commercio oli dell’anno precendente. Il prodotto in questione era stato lanciato con un grande azione di marketing. Perfino una nota azienda ci ha provato. Volete sapere i risultati? Intanto a Olio Capitale, nel corso degli “orientamenti del gusto”, è emerso un dato interessante
24 marzo 2012 | Luigi Caricato
Anni fa, è proprio vero, c’era un produttore in provincia di Brescia che si era inventato l’olio da invecchiamento. Nessuno poteva crederci, allora, visto che l’olio ha effettivamente una vita piuttosto breve e va di conseguenza consumato possibilmente giovane, entro l’anno dalla raccolta e produzione.
In verità, l’olio poteva, e può benissimo, durare anche di più. Tant’è che l’indicazione del periodo entro il quale sarebbe consigliabile consumarlo non è un dogma. Rientra nella responsabilità del produttore indicare il periodo. E’ sufficiente che la qualità dell’olio sia buona in partenza, e, se conservato bene, state pur certi che regge bene molto bene gli influssi del tempo.
Certo, siamo stati educati tutti a consumarlo entro l’anno, l’olio, è vero, ma le condizioni attuali sono ben diverse dal passato. Gli extra vergini di oggi posseggono un profilo chimico-fisico di qualità nettamente superiore, e in più c’è da osservare che la tecnologia e le tecniche di conservazione sono di gran lunga più efficaci rispetto al passato.
E’ proprio così, non è più una corsa contro il tempo, ma quando il produttore del bresciano si era impegnato nel lanciare il suo olio da invecchiamento, in tanti avevano pensato a una pura invenzione, o comunque a una provocazione, giusto per farsi notare; e invece no, le intenzioni del produttore erano più che convincenti, anzi, era determinatissimo a sostenere la sua tesi.
Il produttore in questione – oggi pare non più attivo nel campo – si era perfino impegnato in una campagna di promozione molto accurata, investendo tanto danaro e ricorrendo a molti accorgimenti. Risultato? L’olio era senz’altro buono, perché l’ho degustato, ma ora di quell’esperienza non se ne parla più. Tutto finito. Non entriamo nei dettagli, perché è una storia lunga da raccontare, ma è giusto tuttavia evidenziare come – così, per la pura cronaca – vi sia stato un altro caso analogo, questa volta riguardante una grande azienda, ma pure in questo caso l’esperienza è sttaa breve. D’altra parte, si sa, l’olio perde comunque in freschezza, ma qualche dubbio è bene lasciarlo, dopo tutto. Per questo a Olio Capitale, nell’ambito dei cosidetti “Orientamenti del gusto”, ho pensato bene quest’anno di far sottoporre ai visitatori una valutazione di tre campioni anonimizzati, così da verificare le tendenze del gusto e soprattutto capire le motivazioni di chi ha degustato i tre campioni d’olio.

 ORIENTAMENTI DEL GUSTO – OLIO CAPITALE 2012
Veniamo dunque all’indagine svolta a Trieste, nell’ambito di Olio Capitale. Anche quest’anno, come per le altre edizioni del prestigioso salone espositivo, c’è stata la dichiarata intenzione di mettere alla prova i visitatori, invitandoli a una comparazione sensoriale di tre differenti oli.
Gli extra vergini fatti degustare erano provenienti dalla Toscana, tutti e tre prodotti da un’unica azienda, il Podere Forte, con sede in Val d’Orcia, ed esattamente a Castiglione d’Orcia, in provincia di Siena.
Cosa c’era di così particaolare in questi tre campioni? Molte semplice: oli di tre differenti annate, 2009, 2010, 2011. In realtà era in mio possesso ancora un campione d’olio della campagna 2008, conservato con cura nella mia cantina, ma ho preferito limitarmi ale sole tre ultime annate.
Gli “orientamenti del gusto” sono stati curati dall’associazione culturale “Casa dell’Olivo-Oleoteca d’Italia”, in uno stand posto all’ingresso di “Olio Capitale”.
Le sigle riportate nelle tre bottiglie, A, B e C, corrispondevano esattamente ai campioni d’olio delle annate 2009, 2011 e 2010.
Ed ecco le domande sottoposte all’attenzione del pubblico.
Quali, tra i seguenti campioni preferisce acquistare perché di suo gradimento?
Il campione A (del 2009) : 30 preferenze
Il campione B (del 2011) : 28 preferenze
Il campione C (del 2010) : 52 preferenze
Quale tra i tre campioni degustati ritiene essere un olio più fresco e giovane
Il campione A (del 2009) : 30 preferenze
Il campione B (del 2011) : 18 preferenze
Il campione C (del 2010) : 56 preferenze
In sei non hanno risposto a questa domanda
Quanto può durare nel tempo, mantenendo le sue caratteristiche originarie, un olio di alta qualità?
Dodici mesi: 41 preferenze
Diciotto mesi: 52 preferenze
Ventiquattro mesi: 8 preferenze
Trentasei mesi: 2 preferenze
In sette non hanno risposto a questa domanda
Quanto è disposto a spendere per l’olio extra vergine di oliva che ha scelto tra i tre campioni?
da 5 a 8 euro a litro: 27 preferenze
da 8 a 12 euro a litro: 65 preferenze
da 12 a 20 euro a litro: 12 preferenze
In sei non hanno risposto a questa domanda

Quale provenienza regionale attribuisce al campione da lei prescelto?
In questo caso specifico non era indicata alcuna regione in particolare. Di conseguenza sono state rilevate le seguenti indicazioni:
Nessuna: 32
Puglia 30
Sicilia 14
Toscana 10
Centro Sud 10
Umbria 4
Lazio 4
Nord 4
Liguria 2
Infine, alla domanda, in questo caso facoltativa, sul sesso di chi ha risposto agli “Orientamenti del gusto”, sono state rilevate le seguenti indicazioni:
M : 66
F : 34
In sei non hanno risposto a questa domanda.
CONCLUSIONI
Le considerazioni da fare le lascio a ciascun lettore. Rietengo sia giusto evidenziare un dato. L'olio proviene dalla medesima azienda: stessi ulivi, stessi oliveti, stessa ubicazione, stesse cultivar, stesse attenzoni in campo e in frantoio, massima cura nella conservazione e nella spedizione dell'olio.
Risultato sorprendente: la preferenza nella dichiarazione di acquisto - perché di personale gradimento - è stata accordata in particolare al campione del 2010, quindi a seguire quello del 2009, e solo in ultimo quello del 2011.
Volete sapere il perché abbiano in molti preferito l'olio del 2010?
Le risposte sono state le seguenti: perché più equilibrato, più saporito, più fresco, più profumato; è stata evidenziata in particolare la nota amara, pur armonica.
Come potete notare, non è detto che l'olio meno giovane non possa piacere, anzi, può capitare spesso il contrario, perché l'olio più datato risulta in genere più semplice, meno complesso, ma è solo per questo motivo secondo voi che hanno preferito soprattutto il campione C, quello dell'olivagione 2010?
Ora la domanda sorge spontanea: l’olio da invecchiamento sarà forse una pura invenzione del marketing? Pare proprio di sì, e tuttavia l’olio prodotto in questi ultimi anni sicuramente ha una vita ben più longeva. Lo dimostra l’esperimento condotto a Trieste. Attenzione, però. Non tutti gli oli prodotti oggi si guadagnano tout court la lunga vita. Non tutti gli oli hanno caratteristiche tali da meritarsela, alcuni però sono davvero buoni da durare per anni, perdendo un po’ in freschezza, ma mantenendo a lungo le caratteristiche originarie. Lavorare bene il più delle volte aiuta.


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Accedi o RegistratiRolando Guerriero
24 marzo 2012 ore 10:47Sono state prese in considerazione le condizioni climatiche o produttive delle tre annate poste a confronto?
LINO SCIARPELLETTI
24 marzo 2012 ore 22:10Gentile Direttore,
ho seguito con molto interesse il servizio sull’ORIENTAMENTO DEL GUSTO. Personalmente il risultato non mi sorprende affatto.
Premetto che sono nato e cresciuto in Poggio Moiano RI(alta sabina) da famiglia di agricoltori, che per riscattarsi dai ceti più abbienti (signorotti possidenti di terre e oliveti) hanno sfidato fino al massimo le condizioni climatico-ambientali per la coltivazione dell’ulivo.
Per questa gente l’olio era sinonimo di ricchezza, che potremmo definirlo come “oro verde” la raccolta dell’ulivo, la produzione dell’olio,la conservazione erano operazioni che oserei definire “liturgiche”, tanto era lo scrupolo riservato alle stesse.
Da questa cultura, probabilmente, nasce il detto “ OLIO NUOVO E VINO VECCHIO”.
C’è da dire che erano altri tempi; altro tipo di estrazione, altra tecnologia altre conoscenze, altri materiali dei contenitori ecc.
Questa premessa per rimarcare il valore intrinseco del l’”olio di oliva”; ma come dicevo il risultato della prova effettuata non mi sorprende. Per il mio uso familiare sto consumando una piccola quantità residua dell’annata 2009/10, (che per mio personalissimo scrupolo “metto fuori mercato”) e lo trovo buonissimo, meno aspro, meno amaro ed in ultima analisi più gradevole.
Devo precisare, per amor del vero, che a partire da quest’annata, di riferimento, ho iniziato a filtrare (meccanicamente) il prodotto appena terminate le operazioni di raccolta e frangitura, e dopo un breve periodo di riposo in contenitori inox, confezionato in contenitori adeguati.
Questo per dire, è la mia personale opinione, che il buon olio se preventivamente depurato dalle micro particelle in sospensione, ed eventuali presenze di acqua, e ben conservato, mantiene le sue caratteristiche organolettiche molto più a lungo di quanto generalmente siamo abituati a pensare.
Per terminare l’appassionata discussione (fermo restando che non sono un tecnico, ne un intenditore) sarei propenso a spiegare la preferenza verso un olio meno giovane come un fatto legato “all’annata” di produzione , che può essere condizionata da una serie di fattori che “voi esperti” sicuramente conoscete meglio di me; fattori che sicuramente entrano in campo, così come per il vino ed altri prodotti vegetali.
Un cordiale saluto ed un grazie per il servizio
Lino Sciarpelletti