L'arca olearia
4,5 miliardi di euro per la ricerca agricola. Quanto toccherà all'olivicoltura?
Dopo l'appello lanciato a Olio Capitale, miracolosamente spuntano i fondi tanto attesi e auspicati. E' il momento di bussare forte a Bruxelles ma occorre farlo tutti insieme. L'obiettivo può essere condiviso da tutti gli attori della filiera? Le risposte di Massimo Gargano, Gennaro Sicolo e Pina Romano
17 marzo 2012 | Alberto Grimelli
L'Unione europea ha fatto la sua mossa.
Durante una conferenza su "valorizzare l'innovazione e la ricerca nell'agricoltura europea", il 7 marzo scorso, nell'intervento di apertura il Commissario Ciolos ha detto che "incoraggiare la ricerca, il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo è vitale per aumentare la produttività, la sostenibilità e la competitività. La questione della ricerca e dell'innovazione agricola è stata per troppo tempo lasciata nella relativa oscurità dei laboratori scientifici e delle pubblicazioni accademiche. E' un'area in cui la commissione ha presentato proposte molto ambiziose, raddoppieremo il finanziamento disponibile. Oltre al budget dobbiamo assicurare che tutti gli attori coinvolti collaborino in maniera integrata e che le buone idee non rimangano confinate alle pubblicazioni accademiche ma siano a disposizione di tutti".
Parliamo di 4 miliardi e 500 milioni di euro.
La domanda, affatto banale, è quanti di questi fondi toccheranno al settore oleicolo comunitario e quanti progetti il mondo accademico italiano riuscirà poi ad accaparrarsi.
Mi piacerebbe che venissero assegnati su basi meritocratiche ma so già che non sarà così. Crederlo, o anche semplicemente auspicarlo, rappresenterebbe un'ingenuità che il settore non può permettersi. Non sarà giusto e non sarà corretto ma qui è in gioco la sopravvivenza della ricerca olivicolo-olearia italiana e non è lecito fare né gli schizzinosi né i moraleggianti.
Si deve agire, ora.
Certi treni passano una volta nella vita e occorre evitare di perderli, sperando, all'italiana, che tanto si potrà sempre salire sul prossimo.
Ciolos ha chiaramente detto che è questo il tempo per la negoziazione politica e per chi arriverà in ritardo vi è il rischio che non rimangano neanche le briciole.
La domanda è allora se la filiera olivicolo-olearia italiana ha e avrà la capacità e la forza di bussare forte, e in maniera compatta, alle porte delle stanze dei bottoni di Bruxelles.
L'obiettivo di una ricerca olivicolo-olearia forte, traino del settore, è condiviso e condivisibile?
L'appello “Non lasciamo morire la ricerca olearia italiana” può essere fattore di aggregazione e motivo per fare squadra?
“La ricerca scientifica applicata all’olivicoltura è un mezzo indispensabile per migliorare l’efficienza delle imprese e per essere competitivi sui mercati mondiali - replica Massimo Gargano, presidente di Unaprol - la tecnologia oleraria italiana ha fatto grande il made in Italy in tutto il mondo. Dobbiamo però continuare a sostenere la ricerca e migliorare il rapporto con le Università per incrociare le esigenze delle imprese, che hanno fame di innovazione, e soddisfare la richiesta di trasparenza sui mercati da parte dei consumatori”
“Ho seguito con grande attenzione il dibattito nato a Olio Capitale e successivamente sviluppatosi attraverso Teatro Naturale per la difesa della ricerca oleicola italiana – afferma Gennaro Sicolo, presidente del Cno - Appoggio senza riserve questa posizione a cui cercherò, personalmente e come Consorzio, di dare tutto il contributo possibile. Siamo convinti infatti che l’oleicoltura italiana debba puntare decisamente sulla qualità e quindi sulla ricerca. altrimenti saremo sempre più spinti ai margini del mercato. Sono tanti infatti i Paesi del mondo in cui è possibile la coltivazione dell’ulivo a prezzi minori dei nostri; non solo la Spagna! Il nostro vero tesoro, accanto alla stupefacente ricchezza di varietà clonali è proprio la qualità. Tuttavia, affinché questa parola non rimanga un vuoto contenitore di vaghi significati, bisogna impegnarsi costantemente per il miglioramento delle qualità organolettiche dell’olio ed anche di tutto il sapere sulle proprietà dell’olio e su come esaltarle. Noi come Cno da sempre siamo impegnati su questo fronte e speriamo che anche il Governo Italiano si impegni per trovare i fondi necessari alla ricerca ed ottimizzarne l’uso.”
“La ricerca deve essere il primo interesse del produttore. Senza innovazione non ci può essere alcun incremento di reddito – dichiara Pina Romano, presidente dell'Interprofessione olio di oliva e responsabile del settore oleicolo di Confagricoltura – Appoggio l'iniziativa ma vorrei fare subito un passo oltre, affinchè il tutto non si tramuti in semplici enunciazioni di principio. Occorre quantificare il lavoro svolto sin qui. Sono stati svolti diversi progetti e programmi di ricerca. Che risultati hanno prodotto? Sono stati sufficienti? Occorre insistere sull'argomento oppure si è raggiunto l'obiettivo prefissato? Dispiace dire che a queste domande non è possibile trovare risposta perchè manca un coordinamento tra i vari attori. Da qui la mia proposta affinchè si individui e si stabilisca un polo di coordinamento, che potrebbe essere il Ministero. Non c'è solo da assegnare fondi ma anche misurare la qualità del lavoro svolto e i benefici che ne sono derivati per il comparto.”
Le testimonianze di Gargano, Sicolo e Romano sono un ottimo auspicio che spero venga presto tramutato in un piano di lavoro concreto nelle sedi istituzionali.
Il primo passo è stato fatto. Ci attende un lungo cammino magari tortuoso e difficile ma sono sicuro che sarà la Commissione Ue la prima a stupirsi se, una volta tanto, l'Italia si presenterà unita e compatta.
Magari, per lo shock, potrebbero persino far cadere dal portafoglio qualche euro in più...
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Accedi o RegistratiLeonardo Laureti
18 marzo 2012 ore 20:28Gentile dott. Grimelli,
innanzi tutto un complimento per i suoi articoli, sempre interessanti, attuali e ricchi di spunti di riflessione.
La questione della ricerca e dell'innovazione ha assunto negli ultimi mesi un interesse rilevante, forse, a mio avviso, segna un punto di rottura con la politica agricola del passato, in particolare quella dello Sviluppo Rurale che ha capito che non bastano solo trattori e capannoni per far crescere un territorio.
Bene, la domanda è: siamo pronti per rispondere a questa sfida che l'unioe Europea ci propone? Siamo organizzati? Abbiamo le capacità progettuali per farlo? Abbiamo idee innovative? A queste domande dobbiamo trovare delle risposte, altrimenti vale il detto "tutto fumo e niente arrosto".
Se non si costituiscono partenariati (PEI) affidabili, competenti e desiderosi di far del bene e del buono in Agricoltura, l'iinovazione invee che realizzarla la subiremo... del resto l'Italia non si è mai distinta nella Ricerca, figuriamoci in quella agricola.
Mi auguro che affronteremo questa sfida da europei, forti della nostra agricoltura, delle nostre università, delle nostre menti, perchè abbiamo tanto da insegnare a questa Europa agricola. Coraggio! Leonardo
Donato Galeone
18 marzo 2012 ore 22:18Leggo, condividendo, che il Presidente dell'Unaprol, Massimo Gargano e il Presidente del Cno,Gennaro Sicolo, rapprentanti, non unici, di Organizzazioni di Produttori Olivicoili, raccolgono l'appello lanciato da OLIO CAPITALE a Trieste, coincidente con lo "spuntare" dei fondi europei per la "RICERCA E INNOVAZIONE" nel comparto agroalimentare.
Sappiamo, noi tecnici ed ancor più i produttori olivicoli - non da oggi - che la ricerca scientifica applicata anche all'olivocoltura è un mezzo - essenziale - sia per migliorare la efficienza imprenditoriale (preferibilmente associate per comparto di prodotto) che per la competitività sui mercati mondiali.
Il Presidente del Cno, nel richiamare le concretezze olivicole, ricorda che in "tanti Paesi del mondo è possibile la coltivazione dell'olivo" ed eleva a "nostro vero tesoro" le oltre 500 varietà, quale accumulo di "ricchezze" inestimabili, che una mirata "RICERCA" potrebbe dare, giorno dopo giorno, le attese eccellenti specifiche delle "alte qualità" - diversificate - di prodotto.
Aggiungo : prodotto certificato "eccellente" nei contenuti da offrire, diversificato in specifiche qualità, anche ai consumatori di quei tanti Paesi del mondo.
Dott. Grimelli, rilevo, inoltre, un "gradevole concerto" con la terza dichiarazione del Presidente dell'Interprofessionale,Pina Romano, per il settore oleico di Confagricoltura, verso la "RICERCA" che deve essere il "primo interesse" del Produttore, mentre il Presidente del Consorzio Extravergine di Qualità, Elia Fiorillo - rieletto Presidente il 16 marzo - esperto di associazionismo agricolo tra comparti e aggregazioni di produttori - ha auspicato "condivisioni su obiettivi" e su "tempi e risultati" nel rivolgersi a tutti gli"attori" ed "operatori" (preferibilmente e localmente aggregati tra piccoli e grandi trasformatori di marca e tra produttori e frantoiani).
Appello,quindi, unitario - in coro - da raccogliere sulla "RICERCA E INNOVAZIONE" ?
Quanto toccherà di fondi per l'OLIVOCOLTURA ?
Anche a mio avviso la ricerca nazionale di comparto produttivo di qualità territoriale va "condivisa su obiettivi" e in una dimensione almeno regionale-interregionale, tra regioni limotrofe - nel contesto e tra le "filiere oleiicole comprensoriali".
Partire, operando, per aggregare produzioni di olive dei "comprensori" - disponibili - per accogliere "CENTRI DI RICERCA" collegati, in gestione scientifica, con le Università.
Centro polifunzionale a dimensione regionale - per ricercare e validare le "essenzialità qualitative dei "succhi di olive" tipiche a prevalenti varietà e, non solo, nei limiti di prodotto primario, olio di alta qualità, tracciato e certificato.
Passare, quindi, dalle "testimonianze e auspici" alle proposte di lavoro elaborando un piano di lavoro "fattibile" per avviare quel lungo cammino istituzionale di cofinanziamento europeo preannunciato da Bruxelles per il sostegno alla RICERCA AGROALIMENTARE" cosi come sono già operativi, nel contesto della Politica Agricola Comunitaria i poliennali cofinanziamenti dei Piani Regionale di Sviluppo Rurale di cui l'Agricola Peronti Lucia - nel Lazio - a Vallecorsa -Città dell'Olio - è promotrice della "Filiera Comprensoriale" - basso Lazio.
Entro il 2012, l'Agricola Peronti, ultimata la costruzione stoccaggio-confezionamneto, riconferma la disponibilità - d'intesa con l'Università di Cassino - a collocare un CENTRO RICERCA E INNOVAZIONE DI COMPARTO" nella moderna struttura societaria ed a completamento della "filiera comprensoriale" estensibile nella dimensione regionale laziale.
Questa è una concreta proposta, mio tramite, dell'Agricola Peronti srl, che favorisce ed integra, non con solo parole, le primissime "testimonianze e gli auspici" in risposta all'appello lanciato a Trieste da Teatro Naturale con OLIO CAPITALE.
Si tratta di una nostra modestissima proposta di disponibilità, da valutare,approfondire e avviare, se praticabile, verso il necessario percorso istituzionale.
Donato Galeone