L'arca olearia

Non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana

L'appello lanciato durante Olio Capitale. La nostra olivicoltura ha goduto di grandi tecnici che hanno portato alta la bandiera italiana nel mondo, spingendo anche i consumi dell'extra vergine made in Italy. Per ripartire occorre ricerca e innovazione. Apprezzamenti da Elia Fiorillo, Mauro Meloni, Gianfrancesco Montedoro e Paolo De Castro

10 marzo 2012 | Alberto Grimelli

La ricerca oleicola italiana non può morire, l'intero comparto ha troppo da perdere nel disperdere un bagaglio di conoscenze e esperienze che hanno arricchito e possono potenziare la nostra olivicoltura.

Ricerca e innovazione non significano solo scienza e tecnica, ma anche cultura. Dobbiamo molto a autori come Presta e Morettini. Anche grazie a loro l'immagine dell'Italia oliandola è ai vertici.

L'equazione è infatti semplice: se il nostro Paese è all'avanguardia per la ricerca, la scienza e la tecnica, tanto da esportarla, anche il nostro olio deve essere quanto di meglio può offrire il mercato.

Ovviamente si tratta di un assunto contestabile ma è indubbio che ha funzionato per qualche centinaio di anni.

Ecco perchè, durante il convegno “Con gusto, le strade della tipicità e qualità verso l'estero”, il 4 marzo a Olio Capitale ho voluto lanciare un appello: “Non lasciamo morire la ricerca oleicola italiana”.

Un appello e una battaglia perchè il pericolo è imminente. I fondi stanno per esaurirsi e vi sono decine di ricercatori, assegnisti, dottorati precari che andranno a cercarsi un posto di lavoro nel privato. Niente di male, se non che perderemo un'intera generazione di studiosi che le nostre Università hanno selezionato e formato. Non perderemo mesi o anni ma un'intera generazione.

Vogliamo davvero servire su un piatto d'argento la leadership scientifica e culturale alla Spagna?

So che i puristi potranno obiettare che la ricerca è ricerca, universale e ormai senza bandiere né confini. Vero in astratto, se non fosse che vi sono ricadute in termini d'immagine, di marketing e di promozione.

So che qualche docente universitario potrà anche rimproverarmi di essermi svegliato un po' tardi. La verità è che è stato durante il II Convegno nazionale dell'olivo e dell'olio a Perugia, lo scorso settembre, che ho avvertito, quasi fisicamente, il pericolo di una debacle della ricerca oliandola italiana. Un certo silenzio imbarazzato e una buona dose di rassegnazione avevano preso il posto alle note e consuete lamentele sulla mancanza di fondi. Mai come in quella occasione si è avvertita la necessità, forse più che la voglia, di sinergia tra gli istituti per combattere la crisi di finanziamenti.

Eppure i soldi ci sono. Il Reg. CE 867/08 assegna alle organizzazioni professionali olivicole 36 milioni di euro all'anno per attività da cui però è esclusa la ricerca e l'innovazione.

Da queste riflessioni è partito il dibattito a Trieste, un serio confronto che ha contribuito certamente a chiarire la situazione.

“La ricerca e l'innovazione devono essere una priorità per l'Italia olivicolo-olearia – ha dichiarato Mauro Meloni, direttore del Consorzio Extra Vergine di Qualità – ma la strada di utilizzare i fondi dell'867/08 è impervia perchè lo stesso regolamento lo vieta. L'Ue ha altre strade per finanziare la ricerca. E' in procinto di partire l'ottavo programma quadro. Lì basterebbe una forte azione di lobby come nazione e comparto oliandolo italiano per portare a casa i fondi che ci servono.”

“E' indubbio che l'Italia non può stare né fare a meno della ricerca – ha aggiunto Elia Fiorillo, presidente Unasco – trovare i soldi è possibile e doveroso. Occorre da tempo una profonda revisione delle fonti di finanziamento pubbliche al settore. Solo con i risparmi che si possono operare, eliminando doppie e triple attività, si possono recuperare milioni di euro.”

L'eco del dibattito durante Olio Capitale è arrivato lontano, anche molto lontano.

Già la domenica 5 marzo ha risposto all'appello il Presidente dell'Accademia Nazionale dell'Olivo e dell'Olio, GianFrancesco Montedoro: “Molte conoscenze sono state acquisite circa la chimica, la biochimica applicata agli aspetti nutrizionali, salutistici e sensoriali dell’olio. In parte, da questo punto di vista, sono stati ottimizzate le variabili di processo riguardanti l’estrazione e la conservazione dell’olio. Da decenni il mercato soffre di una offerta eccessiva di extra vergini comuni provocando una caduta netta dei redditi dei produttori. Al riguardo s’invoca una profonda ristrutturazione o impostazione di nuovi impianti senza disporre di dati sulla validità o meno di queste innovazioni ed eventuali possibilità di renderli tali. Da qui la necessità di trovare risorse in tal senso.”

Il giorno successivo, un apprezzamento è arrivato persino da Bruxelles. “Il sistema agricolo europeo - evidenzia Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo - è al centro di una fase di crisi e d'incertezza senza precedenti nella storia recente. I mercati sono affetti da una volatilità destinata a divenire nel futuro un fenomeno sistematico, il nostro sistema di offerta alimentare verrà messo duramente alla prova nei prossimi anni. In tale contesto, il settore olivicolo e oleicolo, non rappresenta, purtroppo, un’eccezione. Ciò che occorre è, innanzitutto, un impegno istituzionale per promuovere la conoscenza e l'innovazione come motori dello sviluppo. Una sfida, rispetto alla quale, gli investimenti nella ricerca, nella diffusione della conoscenza, nella condivisione delle innovazioni organizzative e di processo, devono portare un contributo importante. Obiettivi da perseguire con grande determinazione, poiché si tratta di ambiti realizzabili solo in presenza di una adeguata forza strutturale e organizzativa”.

Oggi apriamo un propositivo e costruttivo dialogo, aperto al contributo di tutti, nel segno di un preciso obiettivo che speriamo veda uniti tutti gli attori della filiera.

L'appello è lanciato.

Il sottoscritto e Teatro Naturale non lasceranno che cada nel vuoto.

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Donato Galeone

11 marzo 2012 ore 19:36

Il"messaggio ai lettori" del Direttore Caricato e la proposta sulla "vendita dell'olio d'eccellenza nelle farmacie" ed il mio commento - non breve e mi scuso - all'articolo del Dott. Grimelli (ed altri in più "pezzi" pubblicati in questa settimana e dopo gli eventi di Olio Capitale di Trieste) tendono a costruire - a mio avviso - una "CORNICE", non solo ideale, entro cui si colloca l'appello (di Grimelli e di TN) a "non lasciare che ricerca e innovazione non significano solo scienza e tecnica ma anche cultura".
Se cultura e anche "conoscenza", leggendo i successi degli eventi di Trieste abbiamo anche conosciuto che per oltre un decennio - con i tre regolamenti comunitari triennali di cui l'ultimo - il Reg.(CE) n.867/08 - in scadenza al 31 marzo 2012, sono state cofinanziate le "doppie e triple attività" richiamate la settimana scorsa a Trieste anche dal mio caro amico Elia Fiorillo. E' stato,inoltre, aggiunto dal Direttore del Ceq, Mauro Meloni, che il regolamento richiamato "VIETA" la "RICERCA E L'INNOVAZIONE" nel comparto olivicolo-oleario.
Il Direttore Meloni ha comunicato "una non novità" ma ha riconfermato la impraticabile strada - oggi - di utilizzare il Reg./CE) n.867/08 appena integrato e che, purtroppo,non sono stati inclusi i cofinanziamenti per la "ricerca e l'innovazione".
Ora è chiarissimo a tutti - anche dopo Trieste - che l'attuazione del Reg./CE) n.867/80 con i programmi triennali, dal 2012 e fino al 31 marzo 2015, sono previsti unicamente lo svolgimento di attività ammesse ai cofinanziamenti per le tre annualità olivicole e sono esclusi azioni e interventi per la "ricerca e innovazione".
Che si può fare in questi tre anni ??? Ecco l'appello di Grimaldi e di TN. Come si può rispondere?

Innanzitutto è positivo - a mio avviso - il prendere atto che il Presidente della Commissione Agricoltura dell'Unione Europea, Paolo Di Castro, dichiara che occorre un "impegno istituzionale per promuovere conoscenza e innovazione come motore dello
sviluppo e che il settore olivicolo ed oleico non rappresenta, purtroppo, una eccezione".

In questi tre anni, noi tecnici agrari, congiunti ai produttori e frantoiani, trasformatori di olive italiane, costruttori di condivise "filiere locali di alta qualità olio" e partecipi anche nella commercializzazione di prodotto tanto per la dieta alimentare quanto a fini salutistici, dovremmo "attivare" - con determinazione - un'adeguata e specifica forza "strutturata e organizzata" nella dimensione regionale o interregionale mirata - con continuità - alla "ricerca e innovazione" dell'olio extravergine di alta qualità, tracciato e certificato.

Per esemplificare e meglio intenderci io penso che:

1-che l'Agricola Peronti Lucia - operativa in Vallecorsa basso Lazio - a fine anno 2012 d'intesa con l'Università di Cassino o di Viterbo dovrebbe attivare un "POLO" di ricerca e innovazione della gamma extravergine ad alto contenuto di polifenoli e tocoferoli, tra gli oli laziali, ottenuti da olive in "filiere locali" già riconosciuti e premiati nelle edizioni concorsuali Ercole Olivario, da offrire anche alle farmacie;

2-che la Fattoria Petrini Francesca - operativa nelle Marche - già avviata nella ricerca scientifica e innovazione aziendale di prodotto in collegamento dell'Univesità Politecnica delle Marche, già operativa con l'olio vitaminizzato Pertini plus.
E' encomiabile l'impegno della Sig.ra Francesca Petrini da quanto leggiamo - tra luci ed ombre - queste ultime non desiderate.
Vanno - a mio avviso- sostenute le progettualità della Pertini - ai vari livelli istituzionali regionale e nazionale - ed anche dalle istituzioni europee richiamate dal Presidente Di Castro.
Perchè, io penso, che le "istituzioni" se sostenute e pressate da volontà politiche - non solo parolaie - dovrebbero recepire le nostre "fattibili progettualità" anche nell'ambito della "ricerca e innovazione".
Così come la istituzione regionale laziale ha ammesso a cofinanziamento la "specifica e mirata" realizzazione-costruzione di un modernissimo impianto di stoccaggio-confezionamento a completamento di una filiera locale di alta qualità di olio ottenibile da olive comprensoriali, aggregate in partita unica.
Olive fornite all'Agricola Peronti che, dal 2013, ne avvierà la commercializzazione del prodotto olio extrargine di alta qualità, in partecipazione, con quote convenute, tra gli attori della filiera. ( costo totale investimento di € 1.326.796,22 ammesso dal PSR Lazio nella Misura 123 Az.1 e cofinanziato al 40%).
Concludo e rispondo all'appello del dott.Grimelli e di TN, congiuntamente al rappresentante legale dell'Agricola Peronti Lucia srl - Vallecorsa:
che siamo disponibili - con il patrocinio del Comune di Vallecorsa -
per elaborare e avviare una proposta progettuale di massima da orientare verso una "struttura organizzata" interregionale Lazio-Marche.
Nel concreto operativo:
- iniziamo a validare le proposte su "ricerca e innovazione" dell'Agricola Peronti in collegamento con le l'Univessità del Lazio;
- integriamo e trasferiamo - se necessario - le iniziative già avviate dalla Fattoria Pertini adeguando le proposte di "valorizzazione dei nostri eccellenti oli per offrirli - dal 2013 - al prezzo equo anche alle farmacie, nel contesto della ricerca salutistica, certificata, coinvolgendo l'Ordine dei Medici e dei Farmacisti Rurali e non, oltre ad informare - per un sostegno divulgativo - anche le istituzioni regionali del Lazio e delle Marche.
Non aspettiamo i tre anni in attesa dei nuovi Reg.(CE).!!!
Muoviamoci per includere nei Reg.(CEE) anche il sostegno cofinanziato a "ricerca e innovazione" nel comparto olivicolo e oleico italiano.
Un cordiale saluto e mi scuso per il non corto commento.
Donato Galeone