L'arca olearia
Qualità olio di oliva, cosa può cambiare?
Lo scorso primo febbraio si sono riunite le rappresentanze dei paesi produttori comunitari, unitamente agli esperti chimici. Si ipotizza l’obbligo di certificare la conformità degli oli confezionati all’atto dell’uscita dagli stabilimenti
04 febbraio 2012 | T N
Gli esperti chimici e i rappresentanti dei governi italiani, spagnolo, greco, portoghese e francese si sono riunti per valutare eventuali modifiche dell’attuale disciplina in materia di caratteristiche degli oli di oliva. La riuunione si è risolta senza grandi novità. Le proposte di modifica dovevano essere fatte pervenire entro lo scorso 15 dicembre. Tali proposte ovviamente dovevano essere corredate da relazioni scientifiche appropriate, oltre che da uno specifico studio relativo all’impatto derivante sui mercati.
Alla riunione convocata a Bruxelles dai Servizi della Commisisone, presieduta dal direttore della Divisione Generale Economia dei mercati agricoli ed Ocm unica, unità C2, olio
d'oliva e prodotti dell'ortofrutta, non sono scaturite novità importanti, ma risulta senza dubbio di rilievo la proposta spagnola di ipotizzare l’obbligo di certificare, da parte delle Autorità comptenenti, o comunque di enti in possesso delle competenze in materia, di verificare la conformità degli oli di oliva confezionati, soprattutto per ciò che concerne, la categoria merceologica degli extra vergini, al momento della loro uscita dagli stabilimenti, mettendo così le aziende al sicuro da problemi derivanti da rischi dovuti a una erronea e non adeguata conservazione dell’olio nella fase distributiva e nei punti vendita.
Sul fronte delle argomentazioni trattate, c’era anche la certificazione, ma è stata solo uno degli argomenti. C'era anche la riduzione dell'acidità, dei perossidi, del K270 a vari altri aspetti. E chissà se il problema del “remolido”, introducendo il limite dell’eritrodiolo, potrà essere considerato. Il “remolido” è una pratica che consente, ricorrendo alla doppia lavorazione, una resa in olio più elevata e una più accentuata colorazione verde, proprio in ragione di una prima pressione delle paste e del successivo rimacino delle sanse di prima pressione addizionate da acqua e di una ulteriore pressione della sansa rimacinata. La presenza sul mercato del cosiddetto “remolido” ovviamente non è vista bene dai produttori che puntano alla qualità, visto oltretutto che tali oli sono peraltro piuttosto poveri di biofenoli. Il remolido, va aggiunto, ha una sua collocazione sul mercato in quanto consente il suo impiego una sensibile riduzione di olio vergine da aggiungere nella produzione di olio di oliva propriamente detto.
Si vedranno gli sviluppi. La riduzione del contenuto di eritrodiolo è stata sì avanzata, è vero, ma non è stata espressamente motivata come mezzo per ridurre il problema del "remolido". I chimici spagnoli pensano che potrebbe creare problemi ad alcune cultivar.

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