L'arca olearia

Almeno sugli alchilesteri evitiamo di farci del male

L'introduzione di questo metodo analitico aveva causato aspre polemiche. Ora la partita si sposta sui limiti. Evitiamo però che contrapposizioni strumentali e distruttive possano far fare al nostro Paese un'altra brutta figura

21 gennaio 2012 | Alberto Grimelli

All'interno del Consiglio oleicolo internazionale e del suo comitato scientifico i più accalorati sostenitori dell'introduzione del metodo degli alchilesteri sono stati gli italiani.

A richiedere un'accelerazione a Bruxelles per il varo del regolamento comunitario che introduceva il metodo furono molti europarlamentari italiani, e in particolare il presidente della commissione agricoltura Paolo De Castro.

In Italia, la pubblicazione del regolamento fu accompagnata da vere e furibonde polemiche. L'Unione europea fu persino accusata di voler favorire le frodi, illazioni che, in seno alla commissione Ue, hanno provocato disorientamento e anche un po' di rabbia.

Siamo stati additati come i soliti italiani che, per imperscrutabili motivi di ordine interno, devono sbraitare su tutto.

E' anche per questo che veniamo così poco ascoltati.

Ora c'è da augurarsi che la storia non si ripeta.

I primi segnali però non sono incoraggianti.

L'attuale crisi dei prezzi dell'olio, precipitati a 2,2-2,3 euro/kg, sta inducendo qualche organizzazione ad alzare i toni e il tiro, per placare gli animi degli associati inferociti, con dichiarazioni proditorie e avventate.

Sono stati diffusi comunicati stampa in cui si invita l'Unione europea ad agire velocemente ed abbassare il limite degli alchilesteri.

Fin qui nulla di male se non fosse che non va convinta l'Unione europea ma il Consiglio oleicolo internazionale. Da quando infatti l'Ue non è più solo membro osservatore ma è divenuto membro effettivo del Coi, la sede per discutere una ridefinizione dei parametri chimico-analitici per gli oli d'oliva è divenuta più Madrid che Bruxelles. La Commissione europea può infatti inoltrare proposte al Coi ma starà a questo discuterne e approvarle. Solo successivamente potranno divenire legge anche all'interno dei confini comunitari. Fare pressione su Bruxelles perchè si faccia portavoce forte ed autorevole di posizioni italiane è comunque legittimo.

Il problema semmai è: qual'è la posizione italiana? Semplicemente non esiste. Non mi risulta infatti che il tavolo olivicolo sia stato riunito per arrivare a una proposta univoca.

Si procederà, così, in ordine sparso magari dando i numeri al lotto. Chi vorrà 10, chi 20, chi 30. E a Bruxelles verranno lette tutte le missive, magari scuotendo la testa e pensando che si tratta dei soliti italiani che fanno tanto rumore per nulla.

Non è infatti così difficile sapere che a Madrid si discuterà presto di un abbassamento del limite di alchilesteri.

La proposta, che sta riscuotendo ampi consensi, è di portare il limite a 50 mg/kg.

Evitiamo di farci del male un'altra volta e di fare tanto rumore per nulla.

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Alberto Grimelli

22 gennaio 2012 ore 10:03

Gent. Dott. La Pira,
il vento non è cambiato. L'abbassamento del limite degli alchilesteri, per sua informazione, non è stato sollecitato al COI né dall'Italia né da Bruxelles, ma da Turchia e Tunisia.
Ricapitoliamo i fatti. La discussione in seno al COI, prima di varare il nuovo metodo analitico (e rispettivi limiti) è durata qualche anno, fino all'emanazione nel novembre 2010. E' stata la Spagna, che altrimenti avrebbe fatto estremo ostruzionismo, a volere limiti più alti preoccupata dalle ripercussioni sul mercato. Onde evitare di prolungare oltremisura una sterile discussione e andare a verificare sul campo, durante una campagna olearia, cosa sarebbe accaduto, alla fine è stato accettato il limite dei 75 mg/kg. L'Europa, come membro effettivo del COI, ha quindi preso atto della nuova normativa e l'ha fatta propria col regolamento del 6 marzo. Ora, verificato sul campo, durante la campagna olearia 2011/12, che il limite può essere abbassato si è aperta in sede COI la discussione per portare il limite a 50 mg/kg. Ci auguriamo che si possa partire dalla prossima campagna olearia.
Nel frattempo il metodo degli alchilesteri, pur con il limite a 75 mg/kg, ha comunque prodotto ottimi risultati, “ripulendo” il mercato da oli di dubbia qualità. La prova sta nel fatto che il differenziale di prezzo tra extra vergine e vergine è notevolmente aumentato.
In altri termini: il metodo degli alchilesteri, pur con il limite a 75 mg/kg, ha fatto bene al settore oleario e tutte le associazioni olivicole e olearie lo hanno ormai riconosciuto.
Continuo pertanto a non condividere il suo articolo, né nel metodo né nel merito.
Nel metodo perchè l'affermazione che l'Ue abbia dato il via libera ai deodorati è illogica. Facendo un paragone è come se, varato l'alcol test (e relativo limite), ritenendo troppo elevati i valori di legge, affermassi a tutta pagina: “lo Stato italiano autorizza gli ubriaconi alla guida”. Un evidente assurdo che può provocare danni perchè può disorientare l'opinione pubblica.
Nel merito, l'introduzione del metodo ha permesso di eliminare dal mercato oli di cattiva qualità che altrimenti, senza metodo e limiti, sarebbero giunti sulle nostre tavole. Il contrario di quanto da lei affermato. Certamente non ha eliminato completamente il problema ma c'è un bel detto: “chi tutto vuole, nulla stringe”.
Mi auguro che, per il futuro, visto che di alchilesteri si tornerà a parlare, la ricerca dello scandalo non prevalga su un'informazione completa e razionale, non motivata da posizioni ideologiche oppure emozionali.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli

Roberto La Pira

21 gennaio 2012 ore 19:13

Gentile dott. Grimelli, sono d'accordo con le sue riflessioni. Vorrei solo dire che un anno fa circa sul sito ilfattoalimentare.it che dirigo, puntavo il dito contro l'Ue per avere sdoganato l'olio deodorato grazie al livello troppo elevato di alchil esteri. Questo intervento aveva provocato una reazione verbalmente scomposta da parte di Luigi Caricato e di altri addetti ai lavori. Mi fa piacere scoprire che forse adesso il vento è cambiato.
Roberto La Pira (ilfattoalimentare.it)