L'arca olearia
I problemi del Registro Sian sono a monte
I frantoiani si sono svegliati da un lungo letargo ma fuori tempo massimo. Ora è possibile mettere solo qualche pezza. Ecco come e dove. Per il futuro occorre essere più reattivi, attivi e propositivi
16 luglio 2011 | Alberto Grimelli
Teatro Naturale riconosce il valore delle regole. Sappiamo che le norme portano con sé una certa dose di burocrazia, necessaria per poter esercitare i controlli e fornire garanzie. Sappiamo altresì che in Italia da leggi giuste e congrue si arriva a un livello di burocrazia vessatorio e molto oneroso.
Nel caso del registro Sian sull'olio italiano, tuttavia, il problema non sta nella burocrazia ma, a monte, nella norma.
Teatro Naturale era contrario all'origine obbligatoria in etichetta per varie ragioni che sono state illustrate ai lettori nel 2008-2009 in una lunga sequenza di articoli.
Non credevamo infatti che l'origine obbligatoria portasse con sé un aumento dei volumi di vendita e dei prezzi né ne fosse giustificata l'introduzione con lo scopo di “pulire” il mercato dall'”olio di carta” e da altre truffe che assillano il settore.
Oggi possiamo dire che, a fronte di un aumento delle quotazioni, secondo noi più dovuto alla scarsità di prodotto nella campagna passata che al made in Italy obbligatorio, non ha fatto seguito un aumento dei volumi venduti in Italia, che anzi nel 2010 sono diminuiti. E' incrementato l'export di olio 100% italiano, ma soprattutto in Paesi extracomunitari, ovvero laddove la differenza non la fa certamente la normativa europea.
Se lo scopo era ripulire il settore, crediamo che il Reg. 1019/2002, nella vecchia versione, unitamente al Reg. 178/2002 sulla rintracciabilità obbligatoria e alla massa della documentazione fiscale fossero mezzi sufficienti per contrastare le frodi e le truffe. Semplicemente mancava la volontà politica e i controlli erano lassi o assenti. Per giustificare il nuovo corso (più attenzione e verifiche) occorreva introdurre una nuova norma e nuova burocrazia.
Senza tediare con dietrologie, è necessario riconoscere che nel 2008-2009 la categoria dei frantoiani fu silenziosa, apatica e indifferente al made in Italy obbligatorio, anche quando uscì il decreto ministeriale (DM n. 8077 del 10/11/2009) che introduceva il registro telematico di carico e scarico dell'olio. Protestare e polemizzare a due anni di distanza dall'emanazione di una norma è inutile e può essere persino controproducente. Si potrebbe dare l'impressione di una categoria disattenta rispetto alle novità che la riguardano e di cui è stata abbondantemente informata a mezzo delle comunicazioni delle associazioni e da parte della stampa specialistica.
Entriamo tuttavia nel merito dei problemi relativi al registro Sian telematico.
On line è pericoloso? Lo Stato italiano sta sempre più utilizzando gli strumenti informatici e telematici per la trasmissione e la ricezione di ogni sorta di documentazione. Per quanto riguarda il fisco, F24 e i modelli Unico sono trasmessi solo per via telematica, così pure i bilanci delle società alle Camere di Commercio. Presso l'Agenzia del Territorio le volture e ogni altra pratica è svolta informaticamente. Il prossimo registro Sistri, sui rifiuti pericolosi, sarà on line. Questo solo a voler fare alcuni esempi. Criticare tout court l'utilizzo dell'informatica e di internet rispetto alle pratiche burocratiche è quindi anacronistico. Chiedere, anzi pretendere, che i sistemi di sicurezza siano adeguati, magari agli standard dei diffusissimi servizi di banking on line, è un diritto.
Acquisto dei pacchetti informatici. L'acquisto di un software per la gestione del carico/scarico dell'olio, gestione frangitura e magazzino costa circa 2000 euro, 150-200 euro all'anno se invece si preferisce la formula del noleggio. Si tratta di cifre che, in assoluto, sono alla portata di una piccola-media impresa, anche perchè offrono sistemi di analisi che permettono di verificare la performance dell'azienda, di capirne i punti critici e di migliorare. E' tuttavia lecito che il frantoio utilizzi mezzi diversi e che, quindi, il software si riduca solo all'invio dei dati per le formalità di legge. Qui Agea, o per meglio dire il Sian, è carente, come lo è sempre stato. Infatti, al contrario di quanto fatto dall'Agenzia del Territorio, che offre gratuitamente pacchetti software per adempiere alle burocrazie sui pc personali e trasmetterle on line, il Sian ha previsto solo di poter operare sul portale dedicato. La creazione di un software gratuito e freeware, volto esclusivamente all'invio del registro carico/scarico, oltre a non essere particolarmente costoso, avrebbe evitato sicuramente molte polemiche e recriminazioni.
Assistenza. L'Italia, quando si tratta di assistenza da parte del pubblico su normative e processi burocratici purtroppo non brilla. Anzi fa acqua da tutte le parti e per il registro Sian non v'è stata un'eccezione. Risposte che arrivano con ritardo, centralini intasati sono la norma. Anche in questo caso la novità è stata fatta testare agli utenti, con relativi costi. C'è da dire, a onor del vero, che l'Agea aveva creato le condizioni affinchè i disguidi fossero ridotti al minimo. Sei mesi fa infatti fu previsto un sistema di test, aperto a tutti i frantoi, per familiarizzare col mezzo e segnalare le anomalie. Sappiamo che tale test fu ampiamente pubblicizzato, ma purtroppo vi hanno aderito solo 100 frantoi sui 5000 attivi in Italia, di fatto vanificando questa opportunità di arrivare all'operatività con un sistema sicuro ed efficiente.
Oggi, quindi, si può ancora porre qualche pezza alle inefficienze e alle problematiche che il registro Sian porta con sé, ma purtroppo siamo ben consci che una lotta contro il registro, ovvero per la sua dismissione, sarebbe fallimentare, alla Don Chiscotte.
Ci fa piacere dare voce e spazio a una categoria che sembra risvegliarsi da un lungo letargo. Speriamo che le lettere e gli sfoghi di oggi siano la premessa di una maggiore consapevolezza di dover essere parte attiva nelle discussioni riguardanti il settore e nei processi, anche politici, che portano all'introduzione di norme, regolamenti, circolari.
Se è così ben vengano le reazioni dei frantoiani, nella speranza, naturalmente, non si sia trattato di un fuoco di paglia.
Ci attendiamo una categoria attiva e propositiva che prenda in mano le redini del proprio futuro e non passiva e moscia che sia a rimorchio di altri operatori del settore.
Proposte se ne possono fare tante per un settore che è ancora in crisi profonda.
Un esempio?
Si vuole “pulire” il settore dalle frodi? E' possibile a mezzo dei sempre efficaci sistemi di dissuasione e repressione.
Servono più controlli ma l'Icqrf lamenta una carenza di organico. Bene, assumiamo 100 ispettori, da dedicare solo all'olio di oliva. Il costo sarebbe di circa 6 milioni di euro all'anno. Questi 100 ispettori, però, sarebbero in grado di controllare tra le 5000 e 6000 aziende all'anno (olivicoltori, frantoiani, commercianti), contro le 1000 scarse odierne. Aumentando la quantità e la frequenza dei controlli la forza della dissuasione sarebbe certamente superiore. Dove trovare 6 milioni di euro? Ne sono stati spesi altrettanti nel 2010 per iniziative promozionali che non hanno portato alcun risultato.
Sul fronte della repressione si possono inasprire le sanzioni, certo non sugli errori materiali, ma sui soliti furbi che hanno margini di profitto ben superiori all'eventuale multa comminata. Occorre dotarsi di normative che garantiscano che eventuali operatori disonesti vengano espulsi dal settore, senza la possibilità di potervi rientrare. Costo? Zero.
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18 luglio 2011 ore 10:39ahahahahah mai ho visto tanta demagogia.
No alla burocrazia, facciamola pagare agli altri. Sì, si. Applausi. Ma dobbiamo essere trattati come bambini a cui si fa scegliere se andare a giocare nel parco o andare a scuola oppure come imprenditori?
Caricato vive sulla luna. Non sa neppure che qualsasi contributo dato ai frantoiani come me per i registri sian verrebbe considerato aiuto di stato dall'Europa e quindi bocciato subito.
Per favore un po' meno populismo e un po' più di serietà. Se lo stato paga per ogni burocrazia che mette finisce sul lastrico.
I piccoli imprenditori come me, tutti i santi giorni, lottano contro la burocrazia e sanno, anche senza il Caricato di turno, che la burocrazia è la rovina di questo paese. Questa è la scoperta dell'acqua calda.
Protestare contro la burocrazia? Ma contro chi? E poi chi decide qual'è quella necessaria e quella inutile. Caricato? Con che autorità? Ma per favore!
alfredo ranieri
18 luglio 2011 ore 10:34UNA COSA NON RIESCO A CAPIRE ?PERCHE' CI SONO 1000 FRANTOII ESONERATI ?NON VENDONO ED ETICHETTANO COME GLI ALTRI?PRODUCONO OLIO COME ME E TANTI ALTRI O NO?SUL BANCO C'E'ANCHE IL LORO OLIO....VERO?LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI OPPURE NO?
VIVA L'ITALIA
giuseppe fugaro
17 luglio 2011 ore 18:48La polemica è il sale di ogni discussione specialmente di queste informatiche dove si può parlare senza che nessuno ci tolga la parola o ci parli sulla voce ma ancora oggi a distanza di oltre due anni su questo argomento dimentichiamo qualcosa di fondamentale: innanzitutto quando è stato introdotto finalmente e giustamente l'obbligo di riportare l'origine dell'olio extravergine di oliva in etichetta, l'Icq e il Mipaaf hanno voluto testardamente applicare la stessa procedura di controllo utilizzata quando l'indicazione "olio italiano" o simili, era un optional vale a dire era su base volontaria. La cosa interessava allora solo qualche centinaio di imbottigliatori e i quantitativi di olio erano meno del 10% dell'olio complessivamente imbottigliato. Inoltre i registri erano cartacei e costituivano una contabilità aggiuntiva a quella generale dell'azienda o del frantoio imbottigliatore. L'amministrazione (Icqrf e Mipaaf)hanno ritenuto di fare il salto di qualità e di essere osannati solo per il fatto di aver trasformato i registri cartacei per pochi volontari, in informatici affidandone la tenuta e gestione al Sian, che presso il mondo agricolo non gode certo di ottima reputazione ma piuttosto del contrario. Il secondo punto che si dimentica è costituito dal fatto che nel frattempo è stato emanato il regolamento 178 che è la fonte primaria della moderna legislazione agroalimentare basato sul principio della rintracciabilità per cui da ogni bottiglia di olio e dalle indicazioni riportate in etichetta, bisogna essere in grado di risalire fino all'oliveto. E questo vale per tutti i prodotti agroalimentari. Ecco quindi che lo strumento per accertare che l'indicazione in etichetta che l'olio è italiano o spagnolo, c'è e nessun operatore si può sottrarre all'obbligo di fornire agli organi di controllo la documentazione corrispondente. Nel caso dell'olio extravergine di oliva, quindi l'imbottigiliatore dovrebbe tenere oggi due distinte tipologie di registrazioni per essere in regola rispettivamente con il 178 e con il 1019. Ma probabilmente questa spiegazione apparentemente semplicistica nasconde il fatto che le norme applicative del regolamento 178 sono considerate come collegate alla sicurezza alimentare,non prevedono e obbligano a specifiche forme di registrazione e sono di competenza del Ministero della salute. Quelle del Regolamento 1019 sono invece norme di carattere merceologico di competenza dell'Icq che ha voluto disciplinarle in maniera più che formale con la puntatina di novità costituita dai registri informatici. Ancora una volta si ripete la storia che fra i due litiganti (Agricoltura e salute), il terzo (imbottigliatore) non gode ma piange. A conferma di quanto ho detto voglio confermare come all'epoca il Ministero della salute, in occasione della formulazione dei manuali applicati del 178, respinse con fermezza ogni "intrusione" del Ministre giungeero delle politiche agricole per aggiungere anche un riferimento merceologico in modo da rendere la rintracciabilità funzionale sia alla sicurezza agroalimentare dal punto di vista igienico-sanitario che a quella merceologica dal punto di vista della qualità.
Romano Satolli
17 luglio 2011 ore 11:14Interessante la domanda del sig. Aymerich: perchè non si fanno i regisri per la tracciabilità di tutti i prodotti, non solo per alcuni? Vediamo se le scarpe sono fatte con vero cuoio, se i mobili sono fatti con vero legno, e non con truciolare. Vediamo sopratutto se la pasta è ottenuta interamente da grano duro e se sia coltivato in Italia.
Vorrei commentare anche la mail del sig. Carparelli, quando si chiede perchè tutta questa burocrazia. E' lo stesso motivo per cui non si riesce ad avere delle vere privatizzazioni e semplificazioni legislative: perchè i burocrati non vogliono perdere il potere che da loro lo stare dietro uno sportello. Una volta c'erano i vetri divisori alti, ora li hanno abbassati o eliminati, ma il fatto di stare dietro una scrivania ad ascoltare il cittadino conferisce sempre al pubblico funzionario la soddisfazione di essere ringraziato ed ossequiato per fare quello per cui è pagato da noi tutti, ma creduto come favore dal cittadino. Perchè l'abitudine di ricevere regalie di qualsiasi natura, anche morali, esiste fin dall'antica Roma, come descrive mirabilmente Alberto Angela nel suo bellissimo libro "Una giornata nell'antica Roma" ambientato nel 150 dopo Cristo. Anche allora, come si dice ancora dalle mie parti, quando si doveva andare in un pubblico ufficio per chiedere o ottenere quello che è dovuto, si dveve bussare con i piedi, perchè le mani sono impegnate....
Il timore di perdere questi poteri, di sentirsi defraudati di certi privilegi impediscono che si facciano le liberalizzazioni, che siano aboliti gli ordini professionali, autorizzando solo alcune privatizzazioni, per svendere a vili prezzi i gioielli dello Stato agli amici degli amici, ai soliti predoni del bene pubblico.
Ecco perchè milioni di italiani, che credevano veramente, dopo "mani pulite", dopo le promesse delle riforme liberali, sono rimasti profondamente delusi nel constatare che nulla è cambiato, che tutto è come e forse peggio di prima.
Alberto Grimelli
17 luglio 2011 ore 10:50L'indicazione di origine obbligatoria non riguarda solo il settore dell'olio ma anche, per esempio, tutti i tipi di carne, miele, frutta fresca e legumi, oltre che i prodotti ittici. Commissione e Parlamento europeo stanno studiano la possibilità di estenderlo a tutti gli altri alimenti, a partire, probabilmente, dal latte.
Non solo, anche nel tessile e in altri settori extra agricoli, si sta pensando di introdurre l'obbligatorietà di indicazioni d'origine sui prodotti.
L'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine in etichetta porta con sè, inevitabilmente, anche l'obbligo della TRACCIABILITA', con la conseguente tenuta di registri.
Si tratta di BUROCRAZIA che, purtroppo, in Italia soffoca TUTTI I SETTORI, nessuno escluso.
Solo a voler fare alcuni esempi:
- per gli artigiani che hanno a che fare con la pubblica amministrazione (bandi, appalti ecc) esiste il Cig. Il temibile acronimo sta per Codice indentificativo gara. L’ultimo incubo degli imprenditori, soprattutto se piccoli. Un incubo perché la sanzione estrema per la non applicazione può essere la perdita dell’appalto pubblico. Giancarlo Rolfo, il responsabile dell’area fiscale della Cna di Torino, dice: "Tanto per complicare ancora le cose la Regione ha esteso l’obbligo del Cig a tutto. Se un piccolo Comune da un contributo per la fiera del formaggio anche in quel caso chi monta gli stand deve avere il Cig altrimenti si sogna i soldi"
- basta un numero per descrivere il livello di insofferenza degli artigiani brianzoli verso la burocrazia: 200, vale a dire le ore annue di lavoro dedicate esclusivamente alle scartoffie. Marco Accornero, segretario generale dell' Unione artigiani di Monza e Brianza
Naturalmente anche altri settori agricoli sono fortemenmte interessanti da una burocrazia permeante:
- due chili di carta per produrre un litro di vino. Secondo la Coldiretti Piemonte sarebbe questa la sproporzione tra scartoffie burocratiche e produzione causata dagli oltre trenta passaggi che ogni anno deve fare un viticoltore per compilare moduli necessari a svolgere la sua attività
- nuovi obblighi autorizzativi per gli allevatori italiani, assimilando l’allevamento del bestiame ad un’attività di tipo industriale. A partire dall’entrata in vigore del nuovo Decreto saranno tenuti a presentare una domanda di autorizzazione alle emissioni inquinanti in atmosfera anche quegli stabilimenti che ne erano stati esenti finora
I frantoiani devono essere contenti del registro Sian? Mal comune mezzo gaudio?
Certamente NO. Fosse stato per Teatro Naturale non vi sarebbe stata l'origine obbligatoria in etichetta che si è portata con sè anche l'obbligo di registri e registrazioni.
Riconosciamo tuttavia che c'è una tendenza in atto, quella che le filiere agricole siano completamente tracciate. In questa direzione va anche il Parlamento europeo, con l'approvazione del recente Pacchetto Qualità. Si tratterà, molto probabilmente, di ulteriore burocrazia e oneri.
Ne siamo contenti? Certamente NO.
Se si vuole tuttavia che certe norme vengano cancellate, occorre guardare un po' più in là del proprio orticello, perchè, almeno ufficialmente, queste sono state create per tutelare, proteggere e informare il consumatore. Trasparenza, questa è la parola chiave oggi. Occorre quindi far capire che certe leggi non offrono, in realtà, vantaggi e non impattano sull'immaginario del consumatore, dal che i dati sulla diminuzione delle vendite di olio Made in Italy in Italia. Quindi sono inutili. Sarà però una battaglia di lungo corso perchè la politica ha preso la direzione opposta.
Nel frattempo che fare? Occorre adeguarsi alle normative in atto mettendo a punto quelle contromisure che servano per alleggerire il più possibile il carico di lavoro e ridurre i costi. Agea può permettersi di realizzare un programmino freeware per la gestione del carico/scarico fin da domani. Le associazioni devono venire incontro alle realtà in maggiore difficoltà per fare formazione e aiutarle nel passaggio, anche a costo di caricarsi esse stesse di un maggior carico di lavoro.
I problemi di fondo del settore, intanto, rimarranno insoluti. Bisogna comunque affrontarli. Quali sono i problemi? Prezzi bassi? Perchè? Perchè ci sono le frodi. Bene, come combattere le frodi? Più controlli laddove le frodi avvengono e a carico dei soliti furbi, dei disonesti. Sono perfettamente d'accordo con Romano Satolli. Che l'Icqrf si concentri meno sui dettagli e più sulle grandi truffe e se ha bisogno di maggiore risorse, come ho dimostrato, i fondi si possono trovare.
PIERLUIGI MARINO
17 luglio 2011 ore 09:13Cari colleghi e lettori, oggi stiamo pagando il conto di chi per anni si è prodigato amico dei produttori e frantoiani, spremendoci molto elegantemente senza l'utilizzo di nessun macchinario come noi utilizziamo per la produzione dell'olio extravergine.
Oggi dobbiamo tenere duro e far capire che le aziende olearie oneste non si fermano nemmeno davanti al registro Sian, perchè i problemi possono essere solo di coloro che oggi vivono e trasformano altri oli in olio italiano, infangando il lavoro di tutte le piccole e medio imprese del settore.
Distinti Saluti
Pierluigi Marino
Oleificio Stella
Emanuele Aymerich
17 luglio 2011 ore 01:41Il commento del sig. Lando è bellissimo e molto chiaro: come mai non esiste il registro Sian per i panifici, per i macellai, per i produttori di maionese ma anche, perché no, per i falegnami o per i produttori di mattoni? Chissà se tutti i panifici usano grano duro veramente, o se tutti i macellai vendono carne senza estrogeni, o se tutti i falegnami non mettono truciolare nei loro mobili o se tutti i produttori di blocchetti da costruzione non mettono sabbia di mare nel loro cemento! Facciamo un registro SIAN per tutti, il Registro Universale Telematico, e registriamo tutti tutto quello che facciamo, così il mondo sarà migliore e le truffe non esisteranno più! E istituiamo il MInistero dei Registri, Grande Occhio della Giustizia, che veglierà su tutti noi. Viva l'Italia!
Lando Carparelli
16 luglio 2011 ore 20:57Cari amici di Teatro Naturale, per me è un grande diletto leggervi ogni sabato perché credo voi siate a pieno titolo l’unico giornale in grado di occuparsi di agricoltura in modo serio e credibile, mantenendo viva la forza di rompere gli schemi senza correre il rischio di appiattirvi come capita ad altri; ed è per questo che vi dico bravi, e ancora bravi. Voi non potete immaginare come sia piacevole leggere per me il vostro giornale fermo davanti a una tazza di tè che si raffredda. Lo faccio da tanti anni, prima con qualche difficoltà, alle prese con il grande drago che invade le case di tutto il mondo, internet, grazie a mia moglie, povera donna, che ha dovuto sopportare le mie resistenze al pc (io lavoro ancora con la macchina per scrivere!) e mi stampava tutti ma proprio tutti gli articoli, ma poi da qualche anno dopo tanta sua infinita pazienza si è ribellata (e in fondo ha fatto bene) e mi ha lasciato alle prese con internet, e ho dovuto imparare come uno scolaretto, io che sono già in età di pensione, ma lavoro eh, lavoro, non mollo mica. Quest’oggi mi sono perfino divertito nel leggere l’articolo del dottor Grimelli, che pur utilizzando la terza persona plurale per prendere una chiara posizione sui registri Sian, in realtà appare evidente che si tratti solo del plurale maiestatis, visto che la posizione del Direttore Luigi Caricato appare molto nitida e non da’ luogo a equivoci e fraintendimenti. E’ questo che mi piace di Teatro Naturale, e dico ancora una volta grazie per questa posizione di aperta dialettica che vi rende autentici. Non ho mai avuto il piacere di conoscere Caricato, ma spero di poterlo fare, perché trovo in lui una persona saggia, quasi d’altri tempi, che sa anche indignarsi di fronte agli abusi della burocrazia e di quelli che lui definisce gruppi di potere. Sicuramente trovo ammirevole in Caricato la sua posizione appassionata, tuonante come è nel suo stile, ma sempre rispettosa, solare, aperta a cucire i rapporti, a costruire, mai demolitoria. Ora vi prego di perdonarmi se sono prolisso, ma trovo complicato scrivere commenti, oggi è già il mio secondo commento che compilo, seppure servendomi dell’aiuto di una mia paziente nipotina, troppo buona, che sono altrettanto certo che perderà la pazienza, come ha fatto mia moglie, e mi lascera anch’ella da solo davanti a internet. Non mi dilungo e abbiate pazienza anche voi, tanto più che la mia attività professionale non ha nulla a che fare con l’olivicoltura, né tanto meno con l’agricoltura, però leggendovi ritrovo i miei nonni, imprenditori agricoli nel centro Italia i cui figli, e parlo ormai di un’altra epoca, hanno dato il dispiacere di non continuare con le campagne, abbracciando altri destini professionali; ecco, non vorrei perdermi in chiacchiere, ma vorrei far notare che trovo in tutti questi commenti, e in altri che ho letto le scorse settimane, non sfoghi di gente immatura, ma parole che vengono dal cuore. Mi piacerebbe avere un’opinione direttamente dal Direttore, di cui pure avviso la fermezza dei toni in risposta ancora una volta alla lettera della signora Montini, che avete pubblicato in questo numero del giornale. Ebbene, che cosa ci dice in merito il dottor Luigi Caricato? Questo confronto dialettico mi sembra così stimolante che è un vero piacere seguirlo. Io non so nulla di olio, lo acquisto direttamente in un frantoio laziale, il solito di quando lavoravo a Roma, profumato, pulito, facile da digerire, ma di più non so dire, non ne capisco molto, ma quest’olio piace a me e alla mia famiglia. Ma ora basta, non vi tedio più, perdonatemi, sono il solito rompiscatole che come dice mia moglie inizia e non finisce più, ma ci tengo a dirvi grazie, a voi di Teatro Naturale, grazie perchè mi tenete vivo e infomato su aspetti che non conosco, che non ho mai trattato, all’inizio non capivo nemmeno che senso avesse un registro di nome sian con l’olio, con un prodotto così semplice che non pensavo fosse così complicato produrre, perché pensavo che fosse sufficiente macinare le olive, schiacciandole per avere l’olio, non che necessitasse, tale olio tanto profumato e perfino piccante, così bello quando pizzica in gola, la tenuta di tanti registri, incartamenti, carte bollate di cui non comprendo il senso. Perdonatemi se c’entro poco con questi aspetti troppo tecnici, ma io sono del parere che chi lavora per ottenere l’olio debba specializzarsi per fare l’olio, non per fare il cartolaio compilatore di documenti. Bravo dottor Caricato, per essere coraggioso nel difendere gli interessi dei deboli, e bravo anche per lasciare Teatro Naturale aperto a tutte le voci, una libera casa in cui tutti possano esprimere senza censure i propri pareri, liberi commenti che partono dal cuore, ai quali aggiungo anche il mio, di piena solidarietà verso chi lavora, perché in tempi di crisi, mio nonno che ha vissuto sulla propria pelle quella del ’29, bisogna lasciare liberi da zavorre coloro che debbono far ripartire l’economia. Ciò che non mi torna chiaro è il motivo per cui si è arrivati a incrementare una burocrazia così inutile almeno ai miei occhi di persona estranea alle attività oleicole. Mi potete chiarire questo punto? Chi ha voluto tutto ciò con quale scopo si è mosso? Con tutta onestà, ho letto, ho letto, ma non ne ho afferrato il senso. Cosa rende diverso produrre olio dal produrre altri beni? Non comprendo tutte queste complicazioni, e scusatemi se sono così ignorante della materia, ma vi confesso che dall’esterno sembra che il vostro sia un mondo di delinquenti, io però non ci vedo tutto questo guadagno nel produrre olio. Siete forse degli oleonarcotrafficanti?
marco de dominicis
16 luglio 2011 ore 16:13Io credo che l'unica conseguenza di questo registro sarà la chiusura di una buona percentuale di tutte quelle piccole realtà del centro Italia: frantoi che lavorano qualche migliaio di quintali di olive a stagione, gestiti da persone di una certa età - senza ricambio generazionale - che non ce la fanno a stare al passo con il cambio continuo di normative. Ce ne sono molti.
Certo è probabile che prima o poi avrebbero chiuso ugualmente, ma è un vero peccato che le associazioni che dovrebbero aiutarli li spingano giù dal precipizio.
Emanuele Aymerich
16 luglio 2011 ore 15:52Sappiamo tutti dove si svolgono il 90% delle truffe e non credo che all'ICQRF non sappiano chi sono i veri criminali dell'olio in Italia. Ma ne loro ne la GdF ne la magistratura intervengono fisicamente. Questo registro mette in croce migliaia di realtà oneste quando sarebbe bastato che le forze dell'ordine e la magistratura facessero il loro dovere fermando con decisione quello che è sotto gli occhi di tutti. Ma io credo che in certe regioni ci siano troppi trafficanti intoccabili se non con gravi rischi personali. Se si pensa che con questo registro si saranno risolti i problemi si è dei poveri illusi: i sanzionati saranno solo gli onesti sprovveduti, mentre i veri trafficanti avranno i loro registri n perfetto "ordine" e continueranno a fare quello che vogliono indisturbati.
marco de dominicis
16 luglio 2011 ore 15:05Rispondo al Sig. Angelo Antonioli, che mi/ci invita ad aiutarci vicendevolmente.
Non ho nominato il software da me utilizzato solo per non fare pubblicità gratuita su un portale che probabilmente vive anche grazie a questo tipo di introiti.
Non avrei problemi a dare tutti i riferimenti se la redazione mi autorizzasse.
Ho comunque fatto una ricerca sul web e trovato la sua e-mail, le invierò un messaggio segnalandole il programma.
Saluti
Marco De Dominicis
Romano Satolli
16 luglio 2011 ore 13:09Io non credo che l'ICQRF abbia una carenza di organico. Conoscendone bene l'operatività per motivi professionali, oltre che averne fatto parte per oltre un ventennio, quando il Servizio Repressione Frodi non era un Ispettorato a sè, ma dipendeva dalla D.G. della Tutela Economica dei Prodotti Agricoli.
Il personale, s perdesse meno tempo a misurare i mm. di altezza dei caratteri delle etichette,se guardasse più alla sostanza e che non cerchi di fare verbali, spesso per quisquilie, ma utili a fare statistica e comunicati stampa al ministro di turno, che ci fosse un vero coordinamento tra gli ispettori dei diversi organi e spesso tra fli ispettori dello stesso ufficio, che non è necessario andare in tre o quattro per accertare se il piccolo viticoltore ha veramente provveduto a distruggere le poche vinacce ricavate dalla vinificazione, ritengo che il personale in servizio sia più che sufficiente ad una lotta più completa alle frodi, soprattutto a quelle vere, non alle bazzeccole.
Enrico Severini
16 luglio 2011 ore 12:44Il ragioniere o il commercialista per lavoro fa il ragioniere ed il commercialista......
il frantoiano per definizione fa il frantoiano.....
il riparatore di autoveicoli fa il riparatore di autoveicoli.....
il carrozziere fa il carroziere...............
E' forse obbligato il riparatore di autoveicoli a trasmettere telematicamente e QUOTIDIANAMENTE (con al massimo un ritardo di sei gg.) tutti i movimenti riguardanti i veicoli in riparazione, la natura e la tipologia dei ricambi??????
Il problema non esiste, si compra un software e si va avanti consapevoli (Noi), che le misure adottate non serviranno a nulla anzi...........bilancia docet.
Inviare i dati in modo telematico è comodo, basta solo ricordarsi di come era inviare i modwelli F, ma obbligare ad inviare tutti i movimenti relativi ad olive ed olio quotidianamente, è un accanimento burocratico inutile per chi lo subisce, mentre diventa uno strumento utile per l'Ispettorato, che dall'altra parte del monitor vedrà segnalate le incongruenze (no le frodi) in automatico.
No, i frantoiani non sono una categoria di assopiti remissivi, e quello che sta accadendo all settore non è il prodotto del loro lavoro o del loro torpore, i responsabili vanno cercati altrove non nelle incongruenze che verranno segnalate con la lucetta rossa dal grande fratello mostro telematico inutile e cieco (perchè non sono pochi gli esonerati) del Sian.
Il frazionamento in tante piccole associazioni, spesso provinciali, toglie la Voce, in ogni caso sarà il mercato a mostrare la realtà delle cose:
l'olivicoltura e l'olio hanno perso in maniera rilevante la loro redditività, e quando una cosa non è piu redditizia in agricoltura che si fà? si raccoglie il necessario per l'autoconsumo e basta; bisogna poi considerare che c'è SEMPRE dell'olio extravergine in offerta nell discount vicino a casa a 3, o meno euro per litro in cui senza dubbio cinque soggetti hanno guadagnato (produttore, trasformatore, condizionatore, rappresentante, rivenditore).......................la lucetta rossa sul monitor non si accende vero????
Si, posso mandare tutti i dati che mi chiedete, si, posso acquistare il software, tanto a rimetterci saranno sempre il primo e sopratutto l'ultimo della fila.
ciao
angelo antonioli
16 luglio 2011 ore 11:34Non è vero che ci svegliamo dal letargo o che abbiamo sottovalutato l'onere delle disposizioni che ora sono diventate legge esecutiva. A suo tempo ci siamo iscritti ad associazioni (vedi federolio) a sostegno delle ns ragioni. Non c'è stato verso.
A queto punto dobbiamo accettare l'onere e i rischi che il sistema comporta.
Mi auguro solo di poter trovare dei gestionali semplici e poco costose diversi da quelli offerti da associazioni che si elogiano di aver affiancato il sian per la realizzazione di una procedura di cui oggi sperimentiamo l'efficenza.
Siamo purtroppo costretti a diventare frantoiani informatici ad impiegare il nostro tempo e le nostre risorse più in ufficio che in laboratorio o asseondare le esigenze dei clienti.
Per ora vedo solo costi e perdite di tempo, vantaggi prospettate da virtuose associazioni non li vedo forse sono miope, me lo auguro.
ah!! Ai miei colleghi frantoioni un favore, esprimano pure il giudizii di software sperimentati.
Se ci aiutiamo forse la ns carriera continua.
A.Antonioli
marco de dominicis
16 luglio 2011 ore 03:19Una sola breve nota relativa all'acquisto di pacchetti informatici: senza voler fare pubblicità alcuna, ve ne sono di molto meno costosi della cifra di 2000€ riportata nell'articolo e per questo non meno efficienti.
Sono uno di quei pochi frantoiani che ha scelto, già dall'anno passato, di inviare telematicamente il Registro Sian e ho speso meno di 400€.
Saluti
Marco De Dominicis
Alberto Grimelli
18 luglio 2011 ore 12:52Gentile Sig. Ranieri,
il DM 8077/2009, all'art. 7 comma 6 recita: "Per gli olivicoltori che commercializzano olio allo stato sfuso e/o confezionato, purché ottenuto esclusivamente dalle olive provenienti da oliveti della propria azienda, molite presso il proprio frantoio o di terzi, l’obbligo di cui al comma 1 si intende assolto dall’insieme delle informazioni disponibili nel sistema informativo geografico GIS, nel SIAN, nonché di quelle desumibili dalla relativa documentazione commerciale ed amministrativa, fermo restando quanto disposto dall’art. 2 del DM 4 luglio 2007 in materia di comunicazione dei dati di produzione."
Immagino lei sia perfettamente a conoscenza della norma che tuttavia ho riportato a beneficio di tutti i lettori.
L'esenzione per i frantoi conto proprio (1000 in Italia stando ai dati Icqrf) rappresenta certamente un vulnus normativo, in quanto questi frantoi che hanno chiesto l'esenzione, potrebbero fare concorrenza sleale agli altri frrantoiani.
Il comma è stato inserito su richiesta, pressante, di Coldiretti che, su questa partita, ha fatto valere tutto il suo peso negoziale. Di fatto un aut aut.
Alcune associazioni hanno chiesto controlli straordinari su questi frantoi, proprio per evitare che potenziali danni agli operatori onesti.