L'arca olearia

Col Pif che i soldi arrivano all'olivicoltura italiana

Lo sbandierato contratto di filiera Unaprol, presentato con fanfare e fuochi d'artificio, è sicuramente un affare per alcune imprese. Il numero dei beneficiari è oggi sconosciuto ma nel 2008 erano 14

02 aprile 2011 | T N

Successi, fanfare e fuochi d'artificio per presentare il contratto di filiera Unaprol. Sedici milioni di euro di fondi pubblici erogati dalla struttura Unaprol sotto forma di servizi a un imprecisato numero di imprese agricole che hanno scelto il I.O.O.%.

Imprecisato? Già avete capito bene, imprecisato, perchè in nessun comunicato stampa e in nessuna cronaca dell'incontro del 30 marzo scorso, sul punto sull'attuazione del contratto di filiera dell'olivicoltura italiana, questo numero è mai emerso.

Eppure sarebbe assai interessante capire se il numero delle aziende coinvolte sia così esiguo da rappresentare neanche una modestissima porzione degli 800.000 soci che l'Unaprol vanta di avere.

Quanti erano nel 2008? 14

Sì avete letto bene, "14 grandi aziende olivicole, rappresentative della produzione di qualità e della trasformazione del prodotto made in Italy dislocate tra Puglia, Lazio, Umbria e Toscana" come si legge in un lancio d'agenzia Apcom del 10 ottobre 2008.

Oggi quante sono? Temiamo non molte di più. Già, perchè l'I.O.O% è oggi soprattutto un affare per Unaprol che grazie a questa nuova certificazione è riuscita a rimpinguare le proprie casse.

Ma i fuochi d'artificio certo non finiscono qui, perchè non ci si si è fatti mancare nulla per promuovere il Pif (Progetto Integrato di filiera), voluto dal Mipaaf, dal Consorzio Olivicolo Unaprol e dall’Istituto per i servizi agroalimentari (Isa) che, per inciso, vale molto di più dei dieci milioni di euro del promesso piano olivicolo nazionale.

Il luogo in cui si è svolto l’incontro, fissato per le ore 11, è il tempio sacro dell’agricoltura, un luogo credibilissimo per attrarre giornalisti. Si avverte infatti nell’aria una certa nota d’incenso, tipica delle occasioni ufficiali.

Naturalmente non sono mancate le sorprese. Prima di tutto, ne siano felici gli olivicoltori, lo stato di salute dell'olivicoltura italiana è buono, anzi molto buono. Non siamo noi a dirlo ma i dati e analisi presentati da Unaprol in questa sede.

Contando proprio su informazioni fresche e attendibili, chi ha ricevuto l’invito si è mosso con sollecitudine e sicuramente con sentimenti di grande attesa. Noi non abbiamo ricevuto nulla, nemmeno un’email. D’altra parte, tutte le donne e tutti gli uomini di buona volontà conoscono molto bene l’amore che lega Unaprol a Teatro Naturale. E’ un sodalizio di pace e beatitudine che possiamo definire quanto meno unico ed esclusivo, speciale e impareggiabile.

Tenete presente il ramoscello di olivo teso verso l’alto, a simboleggiare le intenzioni di pace? Ecco, è proprio così il nucleo delle relazioni che intercorrono tra noi.

Da parte nostra in verità non abbiamo nessuna preclusione né avversione verso Unaprol, essendo un punto di riferimento per il settore, molto importante e centrale, determinante. Però evidentemente a loro non piace avere alle calcagna giornalisti critici, l’invito meglio rivolgerlo a chi prende tutto per oro colato, taccuino o tablet alla mano per riportare nero su bianco il Verbo.

Pazienza, è un’occasione persa per Unaprol, perché avremmo dato ampio risalto al loro convegno, dal titolo oltremodo accattivante: Il contratto di filiera dell’olivicoltura italiana. Stato di applicazione e nuove opportunità. Titolo che, come avete notato, abbiamo riportato in corsivo, anche perché sull’invito compare un librone di almeno 800, 1000 pagine. Una persona semplice, senza tante confusioni e ombre in testa, immagina che il convegno sia anche l’occasione per presentare in un ricco e ampio volume i riscontri di una accurata indagine, di quelle che tutti attendono, per saperne di più e avere informazioni e dettagli nuovi. Nel cuore della copertina oltretutto campeggia in bella mostra il simbolo dell’I.0.0.% Qualità Italiana. Al che una persona con un buon bagaglio di sentimenti nobili  prova un sussulto di irrefrenabile di gioia, di quelli che alcuni chiamano sic et simpliciter "orgasmo olivicolo".

E così, sia benedetto il cielo e la terra, finalmente qualcuno che pensa alle sorti dell’Italia olivicola, dopo anni di inselvaticamento da abbandono. Il Consorzio di filiera tutta italiana lascia infatti ben sperare. E così, noi, non invitati perché considerati invisi, considerati invisi perché tendenzialmente inclini a muovere critiche (tutte le volte che si rende necessario farlo, e non giusto per rompere le scatole) non abbiamo potuto essere presenti. Un vero peccato.

Riassumendo, l'Unaprol ha convocato i giornalisti per presentare il contratto di filiera dell'olivicoltura italiana. Nell’invito, come si può notare, domina l’immagine di un libro consistente e voluminoso, tanto da indurre tutti a pensare la medesima cosa: ecco un altro bel volume adatto per riempire i buchi della mia libreria. Poi però lo stupore: non c’era alcun libro. E’ solo un pesce d’aprile anticipato.

Non esiste un libro con quel titolo, non esiste proprio alcun libro. L’immagine nell’invito è stata utilizzato – relata refero – solo quale trovata “mediatica” (sic!) per richiamare un gran numero di giornalisti!

Un’idea in tipico stile Unaprol, si potrebbe dire: “tutto fumo e niente arrosto”, per essere un po’ spigolosi; o, per essere più bonari, “il lupo perde il pelo, ma non il vizio”.

In compenso è stato detto che loro, quelli di Unaprol, potrebbero scrivere “libri e libri sul tema”. Così è stato riferito da chi era presente: non lo fanno “perchè tanto non ce n'è bisogno”.Già, in fondo a che serve la cultura? Era tutta un’altra Unaprol quella di un tempo, di due decenni fa, quando sosteneva la cultura con libri e iniziative di tutt’altro respiro. Cito per esempio il lavoro editoriale a cura di Paolo Anelli, dal titolo Il dono e la quiete. Il mare verde dell’olio (Perugia, 1999). Altri tempi, altri uomini, altri propositi. Oggi l’Unaprol esordirà con una guida realizzata con il marchio editoriale del Gambero Rosso, buona idea per ingraziarsi anche quella fetta di aziende virtuose che fanno la qualità, ma pessima idea se ancora si pensa a un associazionismo che anziché affrontare i mali che attraversano il settore, decide di far tutt’altro, dimenticando così il proprio ruolo istituzionale: essere concretamente al fianco dei propri associati attraverso azioni concrete, non con palliativi che non conducono da nessuna parte.

L’occasione del convegno che si è tenuto nel tempio dell’agricoltura è servita piuttosto a elogiare un progetto – Mipaaf, Isa e Unaprol – che porterebbe, il condizionale è d'obbligo, ben 16 milioni di euro nelle tasche delle aziende olivicole che hanno scelto l'alta qualità italiana.

Sono 16 milioni di euro! Già, che enormità, e per fortuna l’Unaprol sa tenere testa alla cruda realtà dei fatti . Sicuramente, ne siamo certi, fornirà la migliore regia possibile, tanto gli autoelogi non mancano. A Roma, nel tempio sacro dell’agricoltura hanno sostenuto che proprio "grazie alle politiche da loro intraprese, sono risuciti a far salire di un euro il prezzo degli oli extra vergine di oliva nei supermercati". E che siano allora benedetti da Dio, se è vero, come loro ammettono di essere tanto  bravi. Grazie Unaprol! Grazie per la capacità di essere sempre sempre convincente a parole, nonostante che il progetto di filiera partito nel 2008 sia oggi solo al 50% di avanzamento! Bravi, la filiera tutta ringrazia e attende con fiducia.

 

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