L'arca olearia
Vergogna vergogna, vergogna. Abbasso le grandi aziende dell’olio
Un lettore, Ettore Congedi, ci scrive probabilmente dal Salento, terra di grandi oli lampanti, lamentando la nostra attenzione verso la campagna di promozione Oliveitup. Luigi Caricato risponde con un consiglio, valido per tutti
19 febbraio 2011 | T N
Sig. Caricato,
volevo chiedere se le aziende di grandi dimensioni, che lei cita nel viaggio in India con Oliveitup (link esterno) sono quelle che fanno conoscere l'olio italiano o Spagnolo o miscele di olii Comunitari? Non era mica lei, quello che si è sempre dibattuto per la qualità e l'etichettatura dell'olio italiano?
Così facendo promuoveremo l'olio Comunitario o spagnolo a discapito dell'olivicoltura Italiana, che non avrà il suo giusto valore. Cresceranno i volumi e i fatturati solo delle grosse aziende che si divorano il mercato con olii non certamente di qualità .
Dovrebbe vergognarsi.
Saluti
Ettore Congedi
Ettore Congedi, la sua lettera è molto triste. Trasmette tanta di quella lacerante desolazione che mi verrebbe spontaneo abbracciarla fraternamente. Le auguro con tutto il cuore di riprendersi: coraggio, non si lasci andare. Soprattutto, non si lasci vincere dalle emozioni. Cerchi di razionalizzare lo stato della realtà , non sia impulsivo. Non le giova.
Stia tranquillo: sarà mia cura esserle vicino, aiutandola per quanto possibile nel superare il difficile momento che sta attraversando: lo so bene che non è facile lavorare nel mondo dellâolio e ottenere nel contempo una equa remunerazione.
Tanto più se qualcuno ha illuso olivicoltori e frantoiani prospettando loro un futuro diverso. E invece, come noi sappiamo, allâindomani della legge sul 100 per cento italiano, tutto è rimasto come prima: non si è voltato pagina. Occorre riconoscerlo, con tutta la comprensibile amarezza di chi ha creduto allâinvito mosso da alcune associazioni di categoria, tra cui Coldiretti e Unaprol.
Lei scrive che io mi sono âsempre dibattuto per la qualità e l'etichettatura dell'olio italianoâ. Non è affatto vero. La qualità non è qualcosa verso cui si debba giungere a fatica, lottando strenuamente. Basta organizzarsi e la qualità è servita. Occorre acquisire professionalità e tecnologia, per conseguire risultati eccellenti. E chiunque può raggiungere lo scopo, basta crederci. Anche gli olivicoltori del Salento, che mi pare sia il suo territorio di provenienza, possono passare dai grandi volumi di olio lampante, cui sono affezionati, agli extra vergini di media qualità o, addirittura, a oli dâeccellenza. Basta crederci, e investire le necessarie risorse ed energie, ma ci vuole anche tanta passione.
Quanto allâetichettatura dellâolio, a me sembra un finto problema. Sono sicuro che con unâazienda che sa muoversi bene sul mercato, non câè etichettatura che tenga.
Chi si illude che lâetichettatura sia la soluzione di tutti i gravi problemi, strutturali, che affliggono da decenni lâolivicoltura italiana, o è un ingenuo, o è in malafede.
Ma veniamo alle sue rimostranze. Lei sbaglia a scrivere a casaccio una lettera a Teatro Naturale, senza poi far tesoro di questa casa comune capace di accogliere tutti, indistintamente.
Sbaglia a scriverci con toni sommari, senza coglierne tutti i possibili vantaggi che ne derivano. Avrebbe potuto presentarsi, ma non lo ha fatto; avrebbe potuto benissimo presentare la sua azienda, con tutte le problematiche che lei vive in prima persona, così da porre sul tavolo della discussione le questioni vere, ma non lo ha fatto. E ha sbagliato. Ha sbagliato perché il suo sfogo sarà letto solo come tale. Mentre, al contrario, se avesse scritto una lettera diversa, con un altro spirito, analizzando per esempio punto per punto lo stato di crisi in cui versa la sua attività , lei avrebbe potuto benissimo ritrovare un poâ di fiducia in più nel futuro, oltre che la condivisione e solidarietà dei lettori di âTeatro Naturaleâ, e, nondimeno, una possibile strategia per uscire dal guado.
Non si spazientisca quando qualcuno come me partecipa a una iniziativa promozionale. Anzi, benedica il cielo e la terra se io mi muovo a parlare di olio. Eâ sempre un bene, mi creda. Lei non immagina nemmeno lontanamente cosa stia facendo in giro per il mondo la grande rivale Spagna. E poi, si quieti: io non faccio lo schizzinoso, sono ecumenico, non pongo preclusioni di nessun genere. Accoglierei volentieri anche lâinvito di Unaprol e Coldiretti, nonostante costoro non mi abbiano mai amato.
Un serio professionista è sempre indipendente e libero. E io infatti mi muovo al servizio dellâolio, non di una parte piuttosto che unâaltra.
Comunque, per la cronaca, non accadrà mai che Unaprol e Coldiretti mi invitino! Stia pur certo. Sono troppo grossolani per capire che uniti si vince, che lavorando insieme si lavora per la costruzione di un progetto comune.
Per questo la Spagna vince sullâItalia, perché è coesa, non fa battaglie inutili e stordenti.
Lei lancia la solita e banale accusa agli oli presunti italiani contenuti in bottiglie di marchi italiani. Ma lei sa cosa sia il mercato, e come funzionino i suoi meccanismi? O è proprio fuori dal mondo? Conosce i flussi e i canali di commercializzazione? O si illude di conoscere il mercato senza studiarlo a fondo?
Prima di scrivere, rifletta. Sa benissimo che vi sono varie referenze sugli scaffali: oli made in Italy e oli di provenienza varia, comunitaria o extra comunitaria che sia poco importa.
Dovâè il problema? In etichetta tale distinzione esiste. Una grande azienda che movimenta grandi volumi deve forse chiudersi alle opportunità ?
Non capisco le sue rimostranze. Dobbiamo forse lasciare campo libero agli spagnoli?
Oh, Ettore Congedi, che tristezza la sua lettera! Eâ mortificante sapere come oggi vi sia ancora chi scriva senza riflettere. Io però non desisto. Quando ogni mattino mi guardo allo specchio, sorrido. Non debbo nascondermi nulla. Sono orgoglioso della mia libertà e indipendenza. Orgoglioso soprattutto di aver contribuito significativamente a fare la storia della comunicazione dellâolio, non soltanto in Italia.
Ho creato il settimanale âTeatro Naturaleâ, e ne sono fiero: lo leggono in tanti, gratuitamente; ho dato vita anche al mensile in lingua inglese âTeatro Naturale Internationalâ (link esterno), che sta conseguendo successi reali. Nel nome dellâolio. Senza danaro sottratto alla collettività ! Senza finanziamenti! Senza attingere ai portafogli dei cittadini. Figuriamoci quanto io sia orgoglioso di queste mie creature, come pure del servizio che rendo al settore. Dovrei forse vergognarmi?
Ho pubblicato, tra volumi che vanno in libreria e volumi fuori commercio, oltre trenta pubblicazioni sullâolio, apportando un grande contributo di conoscenza a servizio del consumatore. Dovrei vergognarmi anche per questo?
Ho aperto allâolio la strada dei media, con rubriche specifiche, in cui hanno avuto spazio, completamente gratuito, migliaia di oli extra vergini di piccole, talvolta piccolissime, aziende produttrici (che poi, per la cronaca, solo alcune di esse, poche, mi hanno ringraziato con un semplice âgrazieâ). Quindi ho dato delle opportunità anche ai molti maleducati che non meriterebbero alcuna considerazione. Dovrei forse vergognarmi e sentirmi in colpa per la mia dedizione?
Ho creato un lessico nuovo intorno allâolio, che riabilita sul piano della comunicazione, un mondo produttivo che è rimasto inerme e inerte per decenni, e ora sta invece acquisendo sempre più importanza e centralità , al punto che lâolio che si ricava dalle olive sta diventando un prodotto must, come dicono alcuni. Dovrei forse vergognarmi?
A suo vantaggio â perché anche lei, nonostante non se ne renda conto, usfruisce dei vantaggi indiretti derivanti dal mio lavoro â ho realizzato anche un blog, âOlio Officinaâ (link esterno), in cui mi sono proposto di far avvicinare il mondo dellâolio a quello della ristorazione, attraverso un progetto di cui più avanti spiegherò nei particolari ogni dettaglio. Il tutto lâho fatto per mia libera iniziativa, senza ricevere emolumenti statali o comunitari, di quelli che spesso e volentieri vengono dati a cani e porci. Dovrei vergognarmi anche di questo? O forse dovrebbe vergognarsi lei, piuttosto, per una lettera così superficiale e irriguardosa?
Ma io le voglio bene, perché so che lei scrive senza riflettere, semplicemente perché non dispone di strumenti in grado di reagire con la necessaria lucidità allo stato di crisi e disagio in cui versa. Ecco allora un mio consiglio fraterno. Si informi sul Consorzio di garanzia dellâolio extra vergine di qualità (link esterno), che in molti conoscono come il Consorzio Q, con la lettera q di qualità in evidenza.
Mi creda, si tratta di vari soggetti â 39 soci in tutto il territorio nazionale â che si sono uniti per fare un lavoro utile a tutto il comparto; non è lâunico consorzio, per cui lei è liberissimo di scegliere in piena libertà tra i tanti quale è il più adatto e indicato per le sue esigenze. So per certo, tuttavia, che tutte le aziende aderenti al Consorzio Q hanno qualcosa da insegnarle. Perciò, segua il mio consiglio: lasci stare le parole buttate al vento, quelle irrazionali. Si ritagli sei mesi o un anno della sua vita e cerchi di fare uno stage presso una delle aziende su cui punta ingiustamente il dito.
A seguire il mio consiglio, ci guadagnerebbe il futuro.
Non sia prevenuto, non si muova nellâottica del pregiudizio.
Lei è pugliese, vive in una terra con sacche di produzione di âgrandiâ oli lampanti, faccia perciò la sua parte nel risollevare le sorti di una olivicoltura zoppicante. La qualità non è solo uno slogan, la qualità è un dato oggettivo.
E ora, prima di chiudere, unâannotazione: non la sto prendendo in giro. Faccia per davvero uno stage. Per capire. Per imparare. Per rendersi conto di cosa esattamente sia unâazienda vera che sa stare sul mercato.
Io, tra lâaltro, ho uno scambio di opinioni, via facebook, con una giovane pugliese laureata in economia aziendale, figlia di produttori dâolio, con una bella azienda nel nord della Puglia. Questa ragazza sta lavorando ora come stagista presso una nota azienda olearia di marca, con grandi fatturati e posizioni di mercato. Ebbene, caro Ettore Congedi, lei crede che stia facendo davvero la cosa giusta questa ragazza di buona volontà , o si sta â secondo la sua logica accusatoria e moralista â sporcando lâanima a contatto con quelli che lei definisce - sic et simpliciter - âle aziende di grandi dimensioniâ?
Luigi Caricato
P. S. Leggendo con attenzione l'elenco dei soci del Consorzio Q > link esterno > si nota tra l'altro che c'è una presenza variegata di soggetti, in rappresentanza di tutta la filiera; e non solo, vi sono anche molte aziende agricole, peraltro; quindi, una persona con un minimo d'istruzione dovrebbe quanto meno documentarsi, prima di esprimere giudizi avventati