L'arca olearia

La raccolta meccanica vuole un preciso tipo di potatura

L'efficienza dei vibratori al tronco può diminuire fortemente in presenza di piante potate secondo schemi classici. Una potatura adatta alla raccolta meccanica non deprime la produttività

12 febbraio 2011 | Alberto Grimelli

Tutto ruota intorno al metodo di raccolta.
La strutturazione dell'impianto, il sesto, la scelta varietale, le tecniche colturali, ivi compresa la raccolta.

Quando si tratta di macchine, come sono i vibratori al tronco, il sistema più diffuso di raccolta meccanica nel mondo, vi sono dei limiti tecnologici che non si possono aggirare e quindi è la pianta che deve adattarsi alla macchina e non viceversa.
Rispetto al passato i vibratori al tronco sono notevolmente evoluti, grazie a frequenze di scuotitura e masse eccentriche che lavorano in maniera più razionale e meno invasiva, in particolare rispetto all'apparato radicale, aumentando al contempo l'efficienza di raccolta.
Nonostante ciò la tecnica di potatura deve adattarsi, svincolandosi da alcuni concetti e tendenze certamente utili per la raccolta manuale ma persino controproducenti nel caso di raccolta meccanica.

Restano sempre validi alcuni concetti essenziali, legati in particolare all'efficienza della chioma per la produzione di assimilati necessari non solo alla formazione del frutto ma anche al processo di inolizione.
La prevenzione di stress idrici, nutrizionali e parassitari, inoltre, ha sempre la priorità ricordando quindi la necessità di un corretto rapporto aereo-radicale e di una ragionevole fittezza della chioma.
Restano inoltre inalterate le esperienze riguardanti il turno e l'intensità di potatura, con l'asportazione che deve essere prima di tutto regolata sulla varietà, le caratteristiche pedo-climatiche e le attese produttive.

Nonostante ciò vi sono alcuni fattori negativi che limitano fortemente l'efficienza dei vibratori al tronco, ovvero l'angolo delle due branche più inclinate rispetto alla verticale, il numero di branche sdoppiate, il numero di curvature a gomito, le branche troppo lunghe ed esili.

Una potatura di adattamento alla raccolta meccanica deve dunque prevedere la rimozione delle branche troppo inclinate, ricordando che la vibrazione si propaga meglio in verticale che in orizzontale. Per la stessa ragione devono essere ridotti gli ordini di grandezza delle sottobranche, limitando le diramazioni a 3-4 ordini al massimo. Si deve procedere allo sfoltimento delle branche secondarie, con particolare riferimento alle branchette troppo lunghe ed elastiche, ovvero i cosidetti pendagli. Nel caso le branche principali si diramino eccessivamente in orizzontale andrnno raccorciate.

Tale potatura, che richiede quindi un diverso approccio di fronte alla pianta, può creare, in una prima fase, dei vuoti di chioma che tuttavia non devono eccessivamente preoccupare in quanto saranno rapidamente occupati dalla nuova vegetazione.

Utilizzando tali accorgimenti l'efficienza di raccolta, stando alle esperienze di Ruffolo, Tombesi e De Simone (Università di Perugia), possono incrementare sensibilmente passando dal 60-70% di piante potate tradizionalmente al 80-90%, ovvero un'efficienza di raccolta considerata congrua.