L'arca olearia

Unaprol costretta a fare retromarcia. Vince Confagricoltura

Il Tribunale di Roma ha espressamente dichiarato incompatibile il sistema amministrativo dualistico, illegittimamente deliberato dall’organizzazione di cui è presidente il coldirettiano Massimo Gargano. Un’ordinanza ripristina la democrazia interna

15 gennaio 2011 | T N



Vi ricordate l’articolo (link esterno) con il quale vi avevamo riferito del colpo di mano in casa Unaprol?
Il primo dicembre 2009 l’Unaprol convocò un’assemblea straordinaria con cui si dette il via libera al radicale cambiamento dello statuto e del sistema di gestione che, prima esperienza nel mondo sindacale italiano, si definì con termine specifico: dualistico.

La gestione Unaprol era stata a tal punto stravolta da essere di fatto assunta da un Comitato di gestione e da un Comitato di sorveglianza, due strutture che hanno ridotto di fatto le attribuzioni dell’Assemblea, accentrando così ogni potere nelle mani di poche persone, tutte – guarda caso – di estrazione coldirettiana.

Era evidente che una simile situazione non poteva certo far piacere a Confagricoltura. Tutti sanno bene che l’Unaprol è nata proprio da un percorso comune portato avanti da un lato da Coldiretti e dall’altro da Confagricoltura. Il fatto che venisse azzerata la capacità decisionale di Confagricoltura all’interno dell’Unione di produttori produttori olivicoli non è stata ovviamente accolta con il sorriso sulla labbra. E così si è giunti inevitabilmente a un netto contrasto tra le due storiche organizzazioni di categoria.


Va precisato, a scanso di equivoci, che l’Unaprol si configura quale tipica organizzazione di produttori, di conseguenza tale società è chiamata ad esercitare inderogabilmente il rispetto delle condizioni elencate nell’articolo 3 del D. Lg.vo 102/2005, tra cui l’obbligo di organizzare la propria vita sssociativa interna in modo da assicurare il rispetto del principio di controllo democratico.
Nulla da sottovalutare, dunque: è in gioco la democrazia. Già, perché non c’è decisioone che tenga quando viene meno lo spirito democratico. D’altra parte siamo in Italia, non in un Paese in cui vige una dittatura. Tutti sono tenuti a un comportamento adeguato, nel pieno rispetto delle regole. Sono i presupposti per una civile convivenza.

Il controllo democratico sulla vita amministrativa e associativa di una grande realtà partecipativa qual è l’Unaprol non può essere certo esercitato depotenziando il ruolo e il peso decisionale dell’organo assembleare a vantaggio degli organi amministrativi. I soci, in sostanza, hanno diritto a partecipare alle decisioni assembleari, senza se e senza ma. Il confronto democratico in sede assembleare è un presupposto dal quale non si può prescindere. Lo sanno anche gli studenti delle superiori.

E’ un principio basilare. L’organo assembleare non può infatti essere detronizzato e spogliato del potere decisionale su aspetti fondamentali dell’attività sociale. Come per esempio l’approvazione del bilancio, attraverso cui si prefigurano tra l’altro i programmi, ma anche gli stessi campi di intervento della società. O come per esempio la nomina degli amministratori, a garanbzia di una efficiente azione gestoria della società.
La logica del sistema cosiddetto duale di conseguenza non regge.

Ed ecco dunque l’ordinanza del Tribunale di Roma dello scorso 10 dicembre 2010, con cui Maria Rosaria Covelli, presidente relatore, e i giudici Ludovica Dotti e Assunta Canonaco, hanno sospeso le delibere assembleari dell’Unaprol in data 1 dicembre 2009, e in particolare:

- la delibera assunta in sede straordinaria, di approvazione del nuovo statuto Unaprol, con cui era stato adottato il sistenma amministrativo dualistico in sostituzione di quello tradizionale;
- e la delibera assunta in sede ordinaria, di nomina del nuovo Collegio sindacale, assunta in assenza di una giusta causa di revoca e, quindi, in violazione dell’articolo 2400 del Codice civile.

L’ordinanza, notificata all’Unaprol lo scorso 20 dicembre, non è impugnabile.

Per la cronaca, va detto che l’inammissibilità dell’adozione del modello di amministrazione e controllo dualistico lo è sia rispetto al tipo di società a responsabilità limitata, sia rispetto allo scopo consortile, come pure rispetto alla “atipicità” del modello di amministrazione e controllo adottato in concreto.
E non solo: va anche riscontrata l’inefficacia della avvenuta revoca del Collegio Sindacale prima della sua scadenza senza una giusta causa, attraverso la nomina di un nuovo Collegio Sindacale.


A fronte di tale ordinanza, in capo agli amministratori, e per essi al presidente e legale rappresentante di Unaprol, Massimo Gargano, spetta l’obbligo di iscrivere il dispositivo dell’ordinanza nel Registro delle Imprese, al fine di garantire la conoscibilità da parte dei terzi della intervenuta sopsensione dell’efficacia dello statuto approvato in data 1 dicembre 2009, e del ripristino dei precedenti organi sociali. Ovviamente, la mancata ottemperanza all’obbligo del giuduce costituisce reato a carico del legale rappresentante della Società, punito con pena detentiva e pecuniaria, secondo l’articolo 388 del Codice penale.

Per chi non conscesse il significato del sistema dualistico. Questo è stato introdotto nel nostro diritto societario dalla Germania, e prevede la separazione tra managment (Comitato di gestione) e azionisti e dipendenti (Comitato di sorveglianza). Il sistema italiano, però, di fatto svuota i poteri dell’assemblea, concentrando gran parte dei poteri di controllo e alta amministrazione nel Comitato di sorveglianza, ma non spezza affatto il cordone ombelicale tra i soci presenti in quest’ultimo e il Comitato di gestione. L’anomalia è piuttosto evidente, tanto più che, nel caso di Unaprol, non erano state chiamate figure esterne. Il Presidente del Comitato di gestione, infatti, è Massimo Gargano.

Come gi scrivevamo nel nostr articolo (link esterno) del 5 dicembre 2009, assicurandosi il controllo di Unaprol, la Coldiretti aveva di fatto messo le mani su un patrimonio indivisibile di 20 milioni di euro, oltre ad avere le mani libere nella gestione di eventuali futuri finanziamenti italiani o comunitari.

Confagricoltura non si è lasciata sottometttere. La battaglia legale che ha condotto si è conclusa con la sua vittoria morale e materiale.