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Prove tecniche nel vigneto, torna Enovitis in campo

Due le date: 27 e 28 giugno, a Montecchio. Si va dall'impianto del vigneto fino ai trattamenti, dalle attrezzature per le lavorazioni del terreno e del vigneto ai vari modelli di vendemmiatrici

14 giugno 2008 | T N

Tutti conoscono l'appuntamento di Enovitis, il Salone Internazionale delle Tecniche per la Viticoltura e l'Olivicoltura. E tutti sanno che oltre alla manifestazione fieristica acadenza biennale, vi è, nell'anno in cui non si svolge il salone, la possibilità di una discesa in campo operativa, con prove di macchine nel vigneto.

Un incontro molto seguito e apprezzato dagli addetti ai lavori conosciuto con l'appellativo di "Enovitis in campo", che altro non è che un momento di verifica delle potenzialità tecniche di ciascuna delle macchine proposte, un momento importante perché fornisce ai partecipanti un utile elemento di valutazione per le scelte tecniche da adottare appunto in campo.

Enovitis in campo vuole essere dunque una vetrina, riservata ai produttori viticoli, che presenterà le nuove tecniche produttive e le novità nella produzione di macchine e attrezzature per il vigneto.

Le prove sono itineranti e si svolgono ogni due anni con un panorama merceologico completo: dall'impianto del vigneto fino ai trattamenti, dalle attrezzature per le lavorazioni del terreno e del vigneto (trattrici, estirpatori, motozappe, fresatrici, potatrici, defoliatrici, cimatrici, ecc.) per arrivare alle vendemmiatrici nei diversi modelli.

La manifestazione, giunta alla sua sesta edizione, grazie al crescente successo di visitatori professionali, si svolgerà per la prima volta su due giornate: venerdì 27 giugno 2008 dalle ore 9,00 alle ore 18,00 e sabato 28 giugno 2008 dalle ore 9,00 alle ore 15,00 presso i vigneti della l’azienda vitivinicola Falesco, Montecchio (TR).

Il teatro dell'evento
L’azienda vitivinicola Falesco, fondata nel 1979 a Montefiascone dai fratelli Riccardo e Renzo Cotarella, enologi profondamente radicati in questa terra a cavallo del confine tra Lazio e Umbria ha sempre avuto tra i suoi obiettivi quello di lavorare per recuperare gli antichi vitigni della zona.

Il territorio infatti aveva goduto nei secoli di una fama che gli derivava dalle produzioni di vini straordinari, esclusivi delle mense papali e dell’antica nobiltà ma, da innumerevoli decenni, versava in una preoccupante situazione di abbandono. Iniziavano così lunghi anni di ricerche e di selezioni con lo scopo di isolare antichi cloni, ormai considerati estinti, e delicate microvarietà ma di ineguagliabile valore aromatico e organolettico che, nei vigneti specializzati degli anni Sessanta, erano quasi del tutto scomparse.

Successivamente venne realizzata una cantina moderna dove l’impiego delle moderne tecnologie per la fermentazione permetteva di esaltare il patrimonio aromatico e gustativo delle uve locali.

Negli ultimi anni la Falesco ha arricchito il suo patrimonio acquistando l’azienda agricola Marciliano, di circa 260 ettari, posta sulla stupenda collina a sud di Orvieto nei comuni di Montecchio e Baschi che è stata scelta per questa edizione di Eovitis in campo.

Da questi vigneti provengono le uve Merlot, Cabernet e Sangiovese destinate alla produzione del Vitiano e del Merlot dell’Umbria, nonché Vermentino e Verdicchio per il Vitiano Bianco. Dal miglior vigneto dell’azienda si producono pregiati grappoli di Cabernet sauvignon per la realizzazione di un vino che prende il nome stesso dell’azienda, Marciliano, e che esprime appieno la personalità delle uve coltivate in questa terra.

Nella medesima area è stato impiantato, in collaborazione con l’Università della Tuscia di Viterbo, un vigneto sperimentale con oltre 32 varietà diverse (dal Nero d’Avola al Primitivo, dal Malbech al Tannat, passando per il Carmènere, il Montepulciano e il Teroldego). Questo vigneto “collezione” testimonia profondamente la vocazione alla viticoltura di qualità di questo territorio e permetterà di conoscere l’adattabilità di altre varietà alle particolari condizioni pedo-climatiche dell’area di Marciliano.

Il comprensorio di Orvieto, nel cui ambito è posta l’azienda Falesco, vanta una antica tradizione vitivinicola che risale al tempo degli Etruschi e che ha conosciuto uno sviluppo straordinario con una crescita qualitativa e quantitativa continua trainata dalle Doc Orvieto e Rosso orvietano.

Enovitis in campo nel dettaglio
In questo quadro si colloca Enovitis in campo 2008, che vuole essere una vetrina riservata ai produttori viticoli sempre più interessati alla meccanizzazione e alla ricerce delle nuove tecniche produttive per migliorare la gestione del vigneto, riducendo nel contempo i costi di produzione.

Oltre 100 costruttori di macchine per la viticoltura, tra cui i più importanti fabbricanti di trattrici, atomizzatori e macchine per la potatura e le lavorazioni nel vigneto, hanno già assicurato la loro partecipazione e saranno presenti con i più recenti modelli.

Accanto alle prove nei filari delle singole macchine saranno in esposizione anche prodotti e materiali per il vigneto (pali, fili, concimi, prodotti fitosanitari, ecc.)

Si preannuncia una massiccia presenza di viticoltori provenienti da tutte le regioni italiane e anche da alcune nazioni estere (nell'edizione 2006 sono stati oltre 6.000 i partecipanti). Una presenza particolarmente numerosa di produttori viticoli è preannunciata dalla Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo.


ALTRE NOTIZIE
L’Orvietano e dintorni
A metà strada lungo gli assi viari, antichi e moderni, tra Firenze e Roma si incontra il territorio orvietano che oggi è costituito dai comuni del comprensorio: Allerona, Baschi, Castelgiorgio, Castelviscardo, Ficulle, Fabro, Monteleone, Montegabbione, Montecchio, Parrano, Porano, San Venanzo, e, naturalmente, Orvieto.

Storicamente il territorio orvietano aveva una dimensione più vasta, specialmente in epoca medievale, quando con la città-stato di Urbsvetus raggiunse la più grande estensione, lungo una fascia trasversale che dal Tevere arriva al mar Tirreno. Oggi fa parte della regione Umbria, ma non sono state recise le tradizioni millenarie che legavano l’Orvietano all’alto Lazio e alla Toscana meridionale; i legami sono ancora stretti soprattutto dal punto di vista turistico, così come nell’alto Orvietano sono stretti i legami culturali, storici e turistici con le aree limitrofe del Trasimeno-Pievese e del Senese.

L’attuale circondario orvietano copre un’area dal caratteristico paesaggio di origine vulcanica, con dirupate formazioni basaltiche e tufacee, si passa alle dolci colline e alle pianure di natura alluvionale, dai calanchi argillosi ai primi avamposti montuosi dell’Appennino. Un paesaggio interessante e vario, dove la natura è rimasta incontaminata nelle folte distese boschive e dove l’opera dell’uomo è intervenuta con le culture sapienti dei campi, prima fra tutte quella antichissima della vite, per la produzione del famoso vino di Orvieto che oggi può essere degustato e apprezzato al meglio da coloro che intendono percorrere la Strada dei Vini Etrusco Romana.

Orvieto, centro dalle origini antichissime, è situata sopra un ciclopico masso di tufo (la Rupe) che si erge sulla piana del Paglia a 325 metri s.l.m. Abitata fin dal Villanoviano, divenne tuttavia famosa per gli Etruschi, presenti sulla Rupe dall’VIII secolo a.C. Alla distruzione della città ad opera dei Romani nel 264 a. C., seguì un lungo periodo di totale decadenza, durato almeno sei secoli, fino a quando, col vacillare dell’Impero romano, l’Italia fu teatro di invasioni barbariche e Orvieto tornò a rappresentare un valido presidio per le popolazioni che vi risalirono.

Questa città sacra agli Etruschi (Velzna-Volsinii) non cessa di restituire tuttora testimonianze e reperti che impegnano studiosi di tutto il mondo e fanno fantasticare ogni appassionato di storia e di archeologia. Non meno suggestiva la Orvieto medievale per i suoi palazzi, le sue torri, le sue chiese: una per tutte, il Duomo detto anche Giglio d’oro delle cattedrali. Questo capolavoro del gotico italiano esprime da sempre l’immagine di Orvieto nel mondo; iniziato nel 1290 e completato nel corso di oltre tre secoli è opera di architetti della statura di Arnolfo di Cambio e Lorenzo Maitani e di artisti

Montecchio
Situato nell’area a sud-ovest dell’Umbria, Montecchio è un piccolo borgo medievale sulle pendici del Monte Croce di Serra da dove si affaccia su un tratto della valle del Tevere. Il territorio è ricoperto da folti boschi di incomparabile bellezza e fascino per la presenza di “macchie” incontaminate dove la natura è ancora padrona.
Il borgo, fortificato dai Normanni, si sviluppò nel XII secolo. Il ritrovamento di un’estesa necropoli rupestre fornisce la testimonianza di importanti insediamenti umbri ed etruschi. La sua storia narra di alterni governi dei vicini domini Baschi e Todi. Alla fine del XV secolo fu conquistato dalla Chiesa, che nel 1528 vendette Montecchio alla famiglia degli Atti, signori di Todi.
Nel centro storico di Montecchio, sono da vedere il Castello, i resti della doppia cerchia di mura (la prima del 1154, la seconda del 1190), la Porta, un tempo unico ingresso al castello, formata da un arco a tutto sesto e sormontata da una Torre merlata, e la chiesa parrocchiale di Santa Maria delle Grazie, anteriore al 1400. Nei dintorni si trovano i ruderi del Castello di Carnano (XV secolo) del quale restano brani del muro di cinta. Nella frazione di Melezzole meritano una visita il castello medievale con la sua chiesa di San Biagio (XII secolo), legata ai ricordi francescani, mentre a Tenaglie si segnalano il Palazzo Ancajani (XVIII secolo), sede del Museo della Civiltà Contadina e dell’Antiquarium Comunale, che custodisce i reperti della necropoli umbro-etrusca di Fosso San Lorenzo, databile tra il VI ed il IV secolo a.C. Di grande interesse storico, l’area e parco archeologico ambientale Vallone San Lorenzo (località Fosso S. Lorenzo), dove è stata rinvenuta una necropoli umbro-etrusca di vaste dimensioni, oggi visitabile grazie a un suggestivo percorso naturalistico-archeologico.

Necropoli di Copio
Immersa nel parco del Tevere, la necropoli di fosso San Lorenzo rappresenta uno dei siti archeologici di epoca etrusca più interessanti dell’Umbria, estesa per oltre 1600 metri lungo il torrente di San Lorenzo, nei territori dei comuni di Montecchio e Baschi. La vasta necropoli è costituita da tombe che si sviluppano su vari livelli, scavate nella tenera roccia del luogo (detta “matile”) lungo le pendici delle colline degradanti verso il torrente, evidentemente ai lati di strade che ne lambivano i bordi.

Per i visitatori della manifestazione il Comune di Montecchio predisporrà un apposito servizio di visita alla necropoli con apposito pullman.
La manifestazione Enovitis in campo offre quindi la possibilità di un connubio tra viticoltura e scoperta dei suggestivi luoghi turistici dell’Orvietano.


Info: Tel. 02/7222281 - Fax 02/866575
Sito link esterno - Email info@enovitis.it