Bio e Natura

L’Europa verso un futuro geneticamente modificato?

Potrebbe presto accelerare il cammino delle colture transgeniche. Il prossimo commissario all’agricoltura potrebbe essere meno ostile e lo scenario di un’Unione europea ogm free potrebbe sgretolarsi

26 settembre 2009 | Alberto Grimelli

Mariann Fisher Boel non continuerà ad essere Commissario Ue all'agricoltura.
Lo abbiamo annunciato qualche giorno fa e, nel frattempo, è scattato il toto nomine, in particolare quando Barroso è stato riconfermato alla presidenza della Commissione.

Due parrebbero i Paesi in lizza per il posto lasciato vacante dalla Fisher Boel: Olanda e Romania.
Oggi proprio quest’ultima parrebbe la candidatura maggiormente accreditata anche in virtù dell’aperto sostegno francese.

Una delle maggiori patate bollenti che il nuovo Commissario si troverà ad affrontare sono gli ogm.
Il conflitto in atto all’interno dell’Unione europea ha consigliato alla Fisher Boel prudenza, di fatto congelando le culture transgeniche.

Lo scenario potrebbe però mutare.

Gli agricoltori europei sarebbero infatti aperti all’utilizzo di semi transgeniche, un po’ in ogni dove.
Secondo un’indagine condotta da Europabio in Lombardia su 532 imprenditori che coltivano mais, il 75% ritiene che gli agricoltori dovrebbero essere lasciati liberi di decidere cosa coltivare. Di più, il 67% ha dichiarato che utilizzerebbe mais ogm se la legislazione italiana lo permettesse. Risultati analoghi si sono avuti in Polonia, in Francia e in Spagna. Meno spregiudicati sarebbero gli inglesi, dove il 42% si è detto favorevole agli ogm, il 18% contrario, con il 39% che non ha saputo o voluto schierarsi. Ancora più prudenti i tedeschi, favorevoli agli ogm sarebbero solo il 33%, contrari il 29%, la restante parte non si è ancora fatta un’opinione in merito.

Merito forse di qualche scandalo alimentare e dell’influenza suina l’argomento ogm non scalda neanche più gli animi dei cittadini europei.
Scendono infatti i contrari, che oggi sono al 58%, contro il 70% di soli 5 anni fa. Sempre secondo Eurobarometro inoltre nel 2004 il 24% degli europei era preoccupato degli ogm ora lo è il 20%.

Il clima sta cambiando e se a Bruxelles si insediasse un fautore del transgenico i dati presentati potrebbero mutare ancor di più magari a colpi di spot e comunicazioni sulla mancanza di evidenze scientifiche, come ribadite dal Centro Studi della Commissione Ue, sulla tossicità e nocività degli ogm per l’uomo.

In particolare il Paese che oggi si schiera più apertamente a favore del geneticamente modificato è la Romania.
Nazione con la più lunga esperienza di coltivazione di colture geneticamente modificate in Europa, ne chiede la possibilità di coltivazione per evidenti ragioni economiche che ci spiega Lucian Buzdugan, general manager di un’azienda agricola di 55.000 ettari: “Coltivare soia tradizionale è un’attività antieconomica, la perdita ad ettaro per l’agricoltore è di 640 euro a fronte di un guadagno di quasi 3.000 euro nel caso di utilizzo di materiale transgenico. La Romania ha un potenziale di mezzo milione di ettari dedicabili a soia ma oggi ne vengono coltivati solo 63.000. Potremmo essere fornitori dell’intera Unione europea che invece si approvvigiona, oggi, da Paesi come il Brasile e gli Stati Uniti che fanno largo impiego di prodotti geneticamente modificati.”

Nessun dubbio nessun problema.
La professoressa Elena Marcela Badea dell’Università di Timisoara ha infatti precisato: “negli anni in cui la Romania ha coltivato soia trangenica, non abbiamo mai riscontrato modificazioni significative né nell’entità delle popolazioni né nella composizione dei microrganismi nel suolo o degli altri invertebrati presenti nell’agrosistema. L’attività di monitoraggio, che oggi sta continuando nelle aree in cui viene coltivato il mais geneticamente modificato, ha dimostrato che non vi è alcun significativo rischio ambientale.”

Anche la coesistenza con colture tradizionali e organiche è stato risolto con la norma precauzionale che le colture geneticamente modificate devono coltivate ad almeno 200 metri dalle altre. Un dato, però, senza riscontri scientifici.

Che le colture trangeniche nel mondo stiano conquistando campi è un dato di fatto.

La superficie complessiva investita nel 2008 era di 125 milioni di ettari e anche l’Europa è stata “contaminata”.
Da che anche l’Unione europea ha approvato la coltivazione di un mais transgenico all’interno dei suoi confini sono 7 i Paesi che hanno usufruito dell’apertura comunitaria per una superficie di 100.000 ettari.