Bio e Natura

LA RISCOPERTA DELLA LEGNA DA ARDERE

Con 4 milioni e mezzo di famiglie, siamo i principali consumatori tra i Paesi industrializzati. Una riscoperta dopo anni di spensierato uso di energie non rinnovabili, ma forse non è un bene per l’ambiente

24 gennaio 2004 | R. T.

Da qualche anno gli italiani stanno riscoprendo il valore energetico del legno. Attualmente oltre 4,5 milioni di famiglie consumano almeno 30 quintali di legno l'anno per riscaldare la casa, l'acqua sanitaria e per cucinare. Il consumo di legna da ardere in pezzi è in forte aumento, tanto da richiedere l'importazione di legna anche dall'estero.
In molte Regioni si vanno rapidamente diffondendo le nuove forme di utilizzo del legno a fini energetici, come chip e pellet. All'origine del rinnovato interesse per l'energia dal legno vi sono fondamentalmente due ragioni: scaldarsi a legna conviene: si spende meno della metà che utilizzando i combustibili fossili; le nuove tecnologie (caldaie automatiche, stufe a pellets, termocaminetti, ecc.) rendono l'uso del legno a fini energetici pratico, pulito, affidabile ed i rendimenti sono sempre più elevati. In tutto il Paese la riscoperta del legno come combustibile sta rimettendo in moto l'economia forestale: il legno a fini energetici è ancora di gran lunga il primo prodotto dei boschi italiani e la sua valorizzazione ne favorisce la cura, creando opportunità di lavoro e contribuendo alla difesa del territorio.
L’Italia possiede quasi 9 milioni di ettari di superficie forestale, alla quale vanno aggiunti siepi, boschetti e coltivazioni arboree da legno presenti nelle pianure fertili del nostro paese.
Le foreste italiane, infatti, presentano una massa di legname di oltre 1 miliardo di m3, che si accresce annualmente di circa 30 milioni di m3. Tale produzione biologica viene solo parzialmente utilizzata (difficoltà di accesso, rispetto di aree protette, scarso valore economico, ecc.): infatti in media si utilizzano ogni anno circa 9 milioni di m3, di cui il 60% circa è rappresentato da legna da ardere. La produzione di legna da ardere e da carbone caratterizza sopratutto la Toscana (25%), il Lazio (13%), la Lombardia (9%) e l'Umbria (7%).
Anche in agricoltura si guarda con grande interesse alla produzione di legno-energia utilizzando a fini energetici i residui lignocellulosici di molte attività agricole (viticoltura, frutticoltura, pioppicoltura).

Ripercussioni sull’ambiente
La combustione del legno è neutra rispetto alle emissioni di anidride carbonica (la CO2 emessa con la combustione è la stessa fissata dagli alberi con la fotosintesi) e quindi l'uso energetico del legno può contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e, dunque, agli obiettivi del Protocollo di Kyoto; ciò giustifica ampiamente il crescente sostegno che Governo e Regioni danno all'utilizzo del legno come fonte di energia.
Tale tesi è ampiamente sostenuta dagli agronomi italiani. La presidente dell’Ordine nazionale ha infatti recentemente dichiarato che “è naturale che gli agronomi si occupino di legno, un prodotto dei boschi e dei campi, e che vi sia un impegno esplicito per valorizzarne tra i vari utilizzi, anche quello energetico, considerato che rappresenta una delle più promettenti fonti di energia rinnovabile del futuro. Ormai il legno ha rendimenti quasi pari a gas e petrolio con emissioni ridottissime che annullano nuovi apporti di CO2, con risparmi di combustibili che possono raggiungere il 50-70 per cento”.
Tuttavia non tutti gli studi sono così concordi sui benefici per l’ambiente che un esteso utilizzo della legna da ardere può comportare.
Secondo un recente studio la raccolta di legna da ardere in piccola parte alla perdita definitiva di alberi e la legna da ardere proviene per lo più o da produzioni sostenibili o da sottoprodotti frutto di morte naturale o disboscamento. Considerando il bilancio netto della produzione di gas serra provocato dalla combustione della legna, I'uso di stufe legna a maggior rendimento energetico per ridurre la domanda di legna, può in pratica produrre un aumento generale dei gas serra , poichè in queste stufe l'aumento del trasferimento di calore è conseguito a spese della riduzione dell'efficienza di combustione (Leach, 1990).

Nel mondo…
Oggi non meno di 2 miliardi di persone dipendono dalla legna da ardere o dal carbone di legna come fonte d'energia domestica; nei 40 paesi piu' poveri del mondo soddisfa il 70% del fabbisogno energetico.
La FAO stima che già oggi ben 100 milioni di individui soffrono la "fame da legna" e che almeno un miliardo vive quotidianamente il problema della penuria (soprattutto nel Sud-est asiatico, in Africa centrale, nella penisola indiana, nell'America centrale e caraibica). Oltre all'uso domestico, e' la richiesta di legname delle piccole imprese delle aree urbane ad aumentare la percentuale de consumo.