Bio e Natura

DALL'EURO PARLAMENTO UNO STOP AL BIOLOGICO ANONIMO

Dall’Europa arriva un positivo giro di vite all’importazione di prodotti biologici non certificati. Per essere venduto nell'Ue, il prodotto deve essere conforme alle norme di produzione comunitarie. E' la dura risposta di Strasburgo alla crescita a quattro cifre della Cina

21 ottobre 2006 | T N

L’attuale normativa europea prevede infatti un elenco di Paesi extracomunitari (Argentina, India, Australia, Svizzera, Israele) la cui legislazione in materia di coltivazione, certificazione e commercializzazione dei prodotti biologici è stata riconosciuta equivalente al regolamento dell'Unione Europea anche se il 70 per cento delle importazioni di prodotti biologici avviene ancora in base alle cosiddette “autorizzazioni d'importazione”, rilasciate dalle autorità competenti dei singoli Stati Europei seguendo procedure che si basano esclusivamente sulla documentazione, senza effettuare controlli a campione in loco. Sul mercato dell’Unione c’è dunque il rischio concreto che vengano spacciati come europei prodotti biologici provenienti da paesi extracomunitari.

La restrittiva relazione dell’eurodeputato tedesco Graefe zu Baringdorf adottata dal Parlamento Europeo è stata una risposta all’aumento di ben undici volte (+1057 per cento) della produzione biologica della Cina che ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con una superficie coltivata bio di oltre tre volte superiore a quella in Italia, scalzata dal podio e scivolata al quarto posto.
La scelta di investire sulle produzioni biologiche appare evidentemente motivata dalla volontà cinese di offrire un prodotto in grado di rispondere per caratteristiche qualitative alla domanda dei consumatori di Paesi ricchi al fine di invaderne i mercati e creare nuove occasioni di reddito.

Le coltivazioni biologiche nel mondo hanno una estensione comparabile all’intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali 12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento). Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia con la Cina.

Considerato il rischio che i prodotti biologici importati non rispettino le stesse norme vincolanti applicate in Europa, il Parlamento Europeo ha chiesto che sia pubblicato e periodicamente sottoposto a revisione l'elenco dei Paesi extracomunitari le cui norme di produzione e i cui regimi di controllo sono considerati equivalenti a quelli europei ma anche la pubblicazione di una relazione sulle specifiche fonti di rischio delle importazioni da Paesi terzi, “per le quali è necessario prestare una particolare attenzione ed eseguire controlli”, al fine di “prevenire irregolarità”.