Bio e Natura

Il biologico italiano cresce al sud: le regioni leader sono Sicilia e Calabria

Ma ad acquistare sono le regioni settentrionali. In base alle prime elaborazioni del Sinab gli operatori certificati sfiorano quota 50mila. Foraggio, pascoli e cereali le colture più diffuse, poi l'olivicoltura, prima fra le colture arboree

06 luglio 2013 | T N

Il Sinab ha elaborato i dati forniti dagli Organismi di controllo al Mipaaf al 31 dicembre 2012.

Ne emerge un quadro di forza del settore anche in un anno di crisi economica.

Gli operatori biologici certificati sono 49.709 di cui: 40.146 produttori esclusivi; 5.597 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio); 3.669 che effettuano sia attività di produzione che di preparazione; 297 operatori che effettuano attività di importazione.

Rispetto ai dati riferiti al 2011 si rileva un aumento complessivo del numero di operatori del 3%.

La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta all’Emilia Romagna seguita da Lombardia e Veneto.

La superficie coltivata secondo il metodo biologico risulta pari a 1.167.362 ettari, con un aumento complessivo, rispetto all’anno precedente, del 6,4%.

I principali orientamenti produttivi sono il foraggio, i cereali e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura.

Per le produzioni animali, distinte sulla base delle principali specie allevate, i dati evidenziano rispetto allo scorso anno un aumento consistente, in particolare per i suini (+32,2% del numero di capi) e per le api (+29,2% del numero di arnie).

Intanto sul fronte della domanda la crisi dei consumi sembra ancora non toccare i prodotti biologici. A testimoniarlo è l'ultima rilevazione del Panel famiglie Ismea/GFK-Eurisko che indica, nel primo quadrimestre 2013, una spesa bio ancora in espansione (+8,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

I dati, riferiti agli acquisti di prodotti biologici confezionati presso i punti di vendita della grande distribuzione organizzata, rivelano in valore andamenti particolarmente favorevoli per i biscotti, i dolciumi e gli snack e gli ortofrutticoli freschi etrasformati, in entrambi i casi in aumento superiore al 12% rispetto al primo quadrimestre 2012. Consistente la concentrazione degli acquisti su poche categorie, con le prime tre (ortofrutta fresca e trasformata, lattiero-caseari ed uova) che coprono quasi due terzi della spesa totale.

Se è il sud a produrre è il nord ad acquistare. E' infatti nelle regioni settentrionali che si concentra il 73% della spesa bio degli italiani.

Tra esportazioni e consumi interni il giro d'affari complessivo del biologico ammonta in Italia, secondo gli ultimi dati Fibl-Ifoam, a circa 3 miliardi di euro. Un fatturato che pone l'Italia al quarto posto al livello europeo dietro Germania, Francia e Regno Unito e in sesta posizione nella classifica mondiale.

 

 

“I dati del Sinab sull’agricoltura biologica mostrano un settore dinamico, che gode di una vivacità che ci fa ben sperare per il futuro di tutto il comparto. Il biologico rappresenta un settore in crescita, che punta sulla qualità e sulla scelta consapevole dei consumatori – ha dichiarato il Ministro De Girolamo - Sono numeri interessanti – ha spiegato il Ministro – che dimostrano che il clima di fiducia da parte dei consumatori per questo tipo di produzioni è sempre molto alto e che ci consentono di mantenere la leadership in Europa per questo tipo di produzioni. Il Ministero – ha concluso il Ministro – è fortemente impegnato per mantenere sempre molto alto il livello di controllo a garanzia del settore e grandi risultati li stiamo ottenendo grazie ad una informatizzazione nella gestione dei dati di settore, che consente la massima trasparenza per tutti i soggetti impegnati nell’attività di controllo e vigilanza, ed una particolare attenzione la stiamo ponendo, anche grazie all’impegno dell’Agenzia delle Dogane, per vigilare sull’ingresso dei prodotti biologici importati da Paesi terzi”.

 

“La crescita felice, sostenibile e inclusiva che reagisce alla decrescita depressa, inquinante e disgregante”. E’ questo il commento provocatorio di Aiab sui dati resi noti oggi dal Sistema di Informazione Nazionale dell’Agricoltura Biologica relativi all’andamento del biologico nel 2012.“I dati del Sinab sul biologico confermano ancora una volta che il settore è vitale e in crescita sotto multi punti di vista: a livello di consumi, di operatori che vi lavorano e di superfici coltivate. In sostanza, un fenomeno in controtendenza rispetto al corrente panorama economico nazionale.  “Anche secondo l’osservatorio Firab  - ha  proseguito Aiab - il bio si conferma orientato verso una continua crescita positiva nei consumi, sia per quanto riguarda i tradizionali canali della grande distribuzione che nella forme alternative di mercato, come ad esempio i gruppi d’acquisto. Queste forme di rapporto diretto tra produttori e consumatori hanno permesso alle famiglie di abbattere i costi del biologico e godere di alimenti di qualità a prezzi contenuti e remunerativi per i produttori. Anche per queste ragioni, il bio continua a radicarsi nella società e a esprimere una forza anticiclica senza circoscriversi a prodotto d’elite.

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Alberto Guidorzi

06 luglio 2013 ore 12:35

Beh che notizia è sono i numeri di sempre.

Io biologico si fa al Sud e si mangia al Nord (forse perchè i meridinali da furbacchioni quali sono sanno bene con quale accuratezza lo si fa?)

Avete il coraggio di definirla agricoltura biologica?

Quella è semplicemente non agricoltura perche non vi è da coltivare niente: se si ha un prato si lascia crescere l'erba e ci si mandano gli animali a pascolare, al limite al Sud non si fatica nneppure a fare il fieno. Oppure se si semina grano e poi ci si gratta la pancia fino alla raccolta ci sono i contributi. Gli olivi crescono da soli e se non si curano neppure vi è solo da andare a raccogliere, quello che c'è, però, e con tutte le larve di mosca che si sono formate. Ma molti oliveti sono certificati biologici e si preferisce non raccogliere.