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Carbon Tax per rilanciare la ricerca sull'innovazione energetica

A livello mondiale gli investimenti nello sviluppo nel settore energetico toccano un nuovo record ma l’Italia, unica tra i principali Paesi, taglia i fondi

14 luglio 2012 | R. T.

“L’Italia sconta un grave deficit di competitività perché nel nostro Paese si tende a distinguere l’opportunità tecnologica dal mercato reale”, questo, in conclusione, l’intervento di Tullio Fanelli, Sottosegretario all’Ambiente e alla Tutela del Territorio e del Mare, al convegno di presentazione del Rapporto I-Com 2012 sull’innovazione energetica. Secondo Fanelli “ci vuole un influsso nuovo alla ricerca e la soluzione potrebbe essere quella di puntare maggiormente su un mercato che sappia tener conto di prezzi che riflettano realmente il valore ambientale dei beni”.

A livello mondiale gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo nel settore energetico toccano un nuovo record e si producono sempre più brevetti ma l’Italia, unica tra i principali Paesi, taglia i fondi (soprattutto pubblici) e vede ridursi ulteriormente la propria quota di brevetti sul totale mondiale. Questo è quanto emerge dal IV Rapporto I-Com sull’innovazione energetica, presentato oggi al Senato della Repubblica alla presenza dei principali protagonisti del settore. Tuttavia, accanto a un quadro a tinte spesso fosche, dal Rapporto emergono molte realtà italiane e non che continuano ad investire in innovazione nel nostro Paese e spesso raggiungono risultati di eccellenza mondiale, dalle fonti tradizionali a quelle rinnovabili, dalla trasmissione e distribuzione all’efficienza energetica e alla mobilità sostenibile.

Secondo quanto emerge dal Rapporto curato dall’Istituto della Competitività, i Paesi si stanno attrezzando alla sfida globale in questo settore: nel 2010 gli investimenti hanno raggiunto i 65,2 miliardi di dollari (contro i 60,8 miliardi del 2009, 7,2% in più su base annuale). “Leader mondiali si confermano Cina e Giappone – osserva Stefano da Empoli – ma mentre in Europa i principali Paesi si attrezzano per cogliere la sfida (pur senza una strategia davvero coordinata a livello continentale), l’Italia indietreggia pericolosamente, chiudendo il rubinetto delle risorse, in particolare pubbliche, che registrano complessivamente una diminuzione del 4,9% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 1,2 miliardi di dollari. Ma – precisa il presidente I-Com – data la scarsità delle risorse, sembra corretta la scelta degli attori pubblici di concentrarsi sull’efficienza energetica, alla quale viene destinata la maggiore percentuale di risorse con un investimento totale pari a 132,5 milioni di dollari (32% del totale). Occorrerebbe però farlo con una maggiore capacità di indirizzo strategico ed evitando la logica dei finanziamenti a pioggia tutt’ora prevalente. Inoltre manca una valutazione ex post sostanziale e non solo formale dei risultati ottenuti dall’investimento delle risorse pubbliche”.

Per quanto riguarda i brevetti, il Rapporto rileva la leadership conquistata dalla Corea del Sud, che insieme al Giappone, relega gli Stati Uniti, primi fino al 2010, a un sorprendente terzo posto (con appena il 7,2% delle domande di brevetto presentate). Di paternità italiana, è solo lo 0,38% dei brevetti richiesti, pari, in termini assoluti, a 131. Nonostante questi risultati siano tutt’altro che brillanti, l’innovazione energetica costituisce un punto di grande interesse per l’Italia: nel settore si concentrano, infatti secondo il Rapporto I-Com, il 4,8% dei brevetti presentati a livello nazionale in tutti i settori.

Tra le 2.047 pubblicazioni apparse nel 2011 in un campione, rilevato dal Rapporto I-Com, costituito dalle principali riviste scientifiche del settore, il 17,7% porta firma cinese (testimonianza della qualità sempre più elevata e ormai leader mondiale della ricerca scientifica “made in China”), mentre solo il 12,9% proviene dagli Stati Uniti, che anche in questo caso erano fino all’anno scorso leader incontrastati a livello mondiale. A grande distanza seguono la Germania, con il 5,1% delle pubblicazioni, il Regno Unito con il 5% e l’Italia che, con 77 pubblicazioni internazionali, copre il 3,76% del dato mondiale.

 

“Nonostante i risultati quantitativi che emergono dall’analisi dei dati ufficiali siano per l’Italia deludenti – spiega il direttore dell’Area Energia I-Com, Franco D’Amore – il Rapporto restituisce un quadro meno fosco della situazione della ricerca e sviluppo nel campo energetico dell’Italia, se all’analisi meramente quantitativa degli indicatori macro affianchiamo un’indagine di tipo qualitativo sull’innovazione in corso. Rimangono però le criticità legate, da una parte, alle note caratteristiche strutturali del nostro Paese (preponderanza delle PMI nel tessuto produttivo, difficoltà della Pubblica Amministrazione sia centrale che regionale di promuovere strumenti efficienti ed efficaci a sostegno dell’innovazione), dall’altra al contesto internazionale, che vede la competitività di Europa e Stati Uniti erosa dalla concorrenza sempre più efficace dei Paesi dell’Estremo Oriente, tra cui spiccano Corea, Giappone e Cina. È a questa dinamica internazionale – incita D’Amore – che dobbiamo guardare in questo cruciale momento di riprogrammazione delle politiche e degli strumenti di incentivazione alla ricerca e innovazione che sta avvenendo sia in Italia, dove il Governo si sta giocando molte carte nell’innovazione, che in Europa, alle prese con il disegno del nuovo ciclo di programmazione dei fondi strutturali.”

In Italia, in tempi recenti sono state, infatti, avviate molte iniziative di spessore internazionale nel campo della ricerca e sviluppo nel settore energetico. Diversi gli attori che sono stati individuati da una specifica analisi di campo condotta sul tema nella seconda parte del Rapporto I-Com e che ha visto coinvolti ABB Italia, Cesi, Enea, Enel, Eni, HOME Lab, Prysmian, RSE, Terna.

È il caso, ad esempio, dei complessi programmi di ricerca e sviluppo applicato delle grandi imprese come Enel ed Eni nel settore del sequestro della CO2 o del carbone pulito, così come di settori a fortissima innovazione come il solare o i biocombustibili. “L’innovazione è da sempre la risposta migliore alle sfide del futuro – sottolinea il responsabile innovazione Enel Josè Arrojo – Enel è impegnata da anni a sviluppare soluzioni sempre più all’avanguardia per rendere la generazione e le distribuzione di energia elettrica più efficiente e sostenibile, e per offrire ai nostri cliente prodotti e servizi avanzati. Questo impegno si traduce in oltre 100 milioni di euro l’anno di investimenti in Ricerca & Sviluppo, in una nuova organizzazione aziendale per affrontare in modo più attivo le sfide future e sviluppare nuove tecnologie per essere sempre all’avanguardia nel settore”

Una “buona pratica” che si è affermata nel nostro Paese è la capacità di queste grandi imprese di sviluppare importanti sinergie con soggetti attivi nella ricerca e sviluppo tra cui l’ENEA. “Per superare la crisi dei mercati – dice infatti Giovanni Lelli, Commissario dell’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile – il nostro Paese ha bisogno di cambiamenti strutturali e processi di trasformazione tecnologica che gli permettano di ottenere una maggiore competitività industriale, una maggiore sicurezza energetica e di intraprendere un suo sviluppo orientato alla “green economy. È per questo – continua Lelli – che nell’ambito del suo ruolo di riferimento a livello nazionale per la ricerca nel settore dell’energia, l’ENEA sta concentrando le proprie competenze sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sullo sviluppo di un sistema di smart grids, come strumenti chiave per l’attuazione di questo processo, con attività di trasferimento tecnologico dei risultati delle sue attività di ricerca al sistema produttivo italiano”,

In tema di innovazione, un ruolo cruciale è giocato anche da alcune imprese manifatturiere multinazionali, come ABB e Cesi, che svolgono in Italia un’attività importante di ricerca e sviluppo. "Lo spirito che guida ABB – afferma il responsabile team energy efficiency di ABB Italia Flavio Beretta – è la consapevolezza che non esiste crescita senza costante innovazione: l’innovazione richiede capacità di avere una visione sul futuro e sui trend che cambieranno il nostro modo di vivere il pianeta e la nostra realtà . L'efficienza energetica, il mondo delle rinnovabili e delle smart cities rappresentano per ABB temi di grande attualità nonché il terreno naturale per uno sviluppo continuo di soluzioni concrete volte alla sostenibilità del nostro sistema economico". Anche l’Amministratore Delegato di Cesi Matteo Codazzi ha commentato: ”per noi del CESI ”essere alla frontiera della tecnologia” è da sempre nel nostro DNA. Oggi il settore elettrico sta affrontando una discontinuità epocale. Penso, ad esempio, alle smart grids , alla trasmissione in corrente continua o allo storage. Lo sviluppo delle tecnologie nel settore elettrico è dunque tutt’altro che esaurito e noi vogliamo essere ancora protagonisti del cambiamento in atto.“

“Un insieme di azioni coordinate che compongono un’unica strategia finalizzata alla ricerca di soluzioni coerenti con una dimensione europea dei mercati energetici", è la strada maestra per l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas. "La promozione dei processi di innovazione nei mercati energetici è uno dei principali obiettivi dell’AEEG, come testimonia il sostegno ai progetti-pilota per la diffusione delle smart grid”, ricorda il componente del Collegio dell’Autorità Alberto Biancardi, sottolineando che “il successo dell’intervento di regolazione non dipende solo dall’utilizzo di un singolo strumento, ma dall’insieme delle scelte che il regolatore può assumere”. Per il parlamentare Pd Federico Testa “anche se ci sono esperienze significative di imprese italiane, l’investimento complessivo resta insoddisfacente. In questo senso sarebbe opportuno destinare maggiori risorse agli investimenti in ricerca e non alla proliferazione di impianti di produzione basati su tecnologie rispetto alle quali l’Italia non ha particolari competenze”.