Bio e Natura

Anche per la selezione delle mele importante è l'assaggio

Non solo più caratteri agronomici o chimici, sempre più importanza stanno assumendo quelli organolettici prima di poter presentare sul mercato una nuova varietà

29 gennaio 2011 | R. T.

Riflettori puntanti sulle mele più promettenti. Oggi i consiglieri di amministrazione dell’Istituto Agrario hanno avuto modo di valutare lo stato di avanzamento del progetto di miglioramento genetico del melo, visionando e degustando le migliori selezioni.
Sono stati esposti e presentati circa 40 campioni di mele, selezionati nei diversi anni di attività da circa 30.000 piante originate da incrocio e quindi geneticamente diverse una dall’altra, costituite a partire dal 1999. Su alcune di queste selezioni le aspettative sono molto forti in quanto già apprezzate dal mondo vivaistico frutticolo e pronte per ulteriori test agronomici per valutarne la produttività e l’adattabilità ai diversi ambienti frutticoli trentini.
Il progetto dispone di ulteriori 40.000 semenzali, più giovani rispetto ai precedenti, che andranno in produzione e saranno quindi selezionati nei prossimi anni. Frutti che non hanno ancora un nome, ma un codice che identifica l’anno di incrocio, i “genitori” (ad esempio, Royal Gala x Pinova) e la pianta selezionata. Si tratta di mele ottenute con tecniche di incrocio naturali come l’impollinazione manuale incrociando varietà diverse scelte con accuratezza e con lo scopo di riunire nei discendenti le migliori caratteristiche dei genitori o di esaltarle (precocità, succosità, consistenza della polpa, shelf life, resistenza a malattie e parassiti, adattabilità alle varie condizioni di coltivazione, conservabilità). Questo è il miglioramento genetico classico ovvero un’operazione che richiede un lavoro molto paziente e che richiede anni di lavoro. “Tuttavia -puntualizza il dirigente del Centro ricerca e innovazione, Roberto Viola- il recente sequenziamento del genoma sta già consentendo di velocizzare questi tempi accelerando le fasi di valutazione oltre a introdurre interventi più mirati e precisi e costituendo le basi per i miglioramento genetico assistito (MAS)”.
“L’attività di miglioramento genetico -spiega il responsabile del programma presso il Centro ricerca e innovazione, Pierluigi Magnago- è stata strutturata in modo ciclico. Ogni anno vengono effettuati nuovi incroci e sono poste a dimora circa 5-7.000 nuove piantine nate da seme e contemporaneamente ne vengono estirpate 5-7.000 per le quali in circa 7-8 anni si conclude la fase di valutazione con l’individuazione e la moltiplicazione dei fenotipi più promettenti”.
I materiali scaturiti da questa prima fase accedono ad un altro livello di valutazione, dove sono poste a dimora più piante per ogni accessione d’interesse per analisi più approfondite dei diversi caratteri vegeto-produttivi e pomologici. Circa 240 sono le selezioni di FEM in questo livello 40 delle quali sono state poste in visione. Dopo diversi anni di valutazione da questa seconda fase dovrebbero emergere i materiali con le migliori potenzialità per essere proposti per una sperimentazione più estesa, con analisi di validità commerciale e di gradimento da parte dei consumatori. Solo a conclusione di questo lungo iter di valutazione sarà possibile stabilire se il nuovo materiale è migliorativo rispetto alle varietà attualmente coltivate.