Fuori dal coro

ANGELO MACI, OVVERO LA RISCOSSA DEI VINI DEL SUD

Sono nato nella terra e mi sento intimamente legato a questa materia viva e pulsante, generatrice di frutti magnifici. Senza questi stimoli – ammette il presidente della Cantina Due Palme, pugliese di Cellino San Marco – non riuscirei certo a far bene l’agricoltore

10 gennaio 2004 | T N

Angelo Maci è presidente della società cooperativa “Cantina Due Palme”. Ha ereditato dalla famiglia, e in particolare dal nonno Ettamiano, la passione per la terra, la vigna e il vino. Si occupa della direzione tecnica dell’azienda con grande successo, anche in ragione del grande riscontro ottenuto dai suoi vini presso i vari concorsi a premio a cui partecipa. Tra le bottiglie più celebri citiamo il Selvarossa, un rosso Salice Salentino Doc, l'Ettamiano, un Salento Igt Primitivo, e il Canonico, un Salento Igt ottenuto da uve Negroamaro in purezza.

Da quanto tempo si occupa di agricoltura e con quali risultati?
Nasco da una famiglia di vitivinicoltori. Dunque, da sempre. Mio nonno aprì una cantina nel 1940. Io sono nato invece nel ’43 e ne ho assorbito passione e dedizione. I risultati raggiunti li ritengo eccezionali. Dapprima piccolo produttore, poi esportatore di vini allo stato sfuso con navi dirette all’estero, confeziono ora in bottiglia chiudendo il 2003 con due milioni e 200 mila bottiglie di qualità medio-alta e un fatturato di sei milioni di euro.

E’ soddisfatto, perplesso o preoccupato?
Molto contento perché ho liquidato l’uva dei miei soci con una media di 60 euro al quintale e punte anche di 100 euro.

Perché il mondo rurale ha perso in centralità e importanza negli ultimi decenni?
Sono gli uomini i diretti responsabili. Gli eventi che accadono dipendono dalla volontà degli uomini. Non si è riusciti a promuovere una riscossa contadina. Ora, tuttavia, si assiste a una netta ripresa.

Crede che il comparto agricolo possa restare ancora un settore primario in Italia?
In Italia sì, soprattutto al Sud, in regioni come la Puglia. Il comparto agricolo costituirà l’elemento cardine della ripresa. Ho fatto una promessa ai soci della mia cooperativa: riuscirò a remunerare le loro uve con oltre 100 euro a quintale nel giro di un paio di anni.

E lei perché ha scelto di operare in agricoltura?
Perché ci credo fortemente. Proseguo una tradizione di famiglia. Sono nato nella terra e mi sento intimamente legato a questa materia viva e pulsante, generatrice di frutti magnifici. Senza questi stimoli non riuscirei di certo a fare bene l’agricoltore.

Un aggettivo per definire il mondo agricolo?
Nobile nell’animo. Nonostante il duro lavoro, il mondo agricolo ha saputo lottare con convinzione e tenacia contro le avversità.

Un aggettivo per definire invece le associazioni di categoria?
Fattive. Tutte contribuiscono alla crescita del settore.

Una parola d’ordine per l’agricoltura di domani?
Fare qualità, qualità, qualità. E’ un modo anche per difendersi dagli assalti del Nuovo Mondo. Il vecchio continente ha una storia vitivinicola che non può smarrire.

Se dovesse consigliare a un amico di investire in agricoltura, quale comparto produttivo suggerirebbe?
Sicuramente quello vitivinicolo, però molto dipende dalle capacità professionali che uno possiede. Occorre essere competenti, diversamente è meglio non intraprendere strade che si riveleranno poi impervie.

Un imprenditore agricolo che ritiene possa essere un modello a cui ispirarsi?
Non vedo una persona in particolare. Ho sempre creduto alla mia storia personale, a mio padre, a mio nonno.

Un ministro agricolo al quale sente di esprimere pieno apprezzamento?
Paolo De Castro; ma anche l’attuale, Gianni Alemanno. Di altri non ricordo. Filippo Maria Pandolfi, probabilmente.

Le certificazioni di prodotto sono davvero utili al consumatore o lo confondono?
Sono necessarie, ma a monte dovrà esserci la qualità.

Un libro relativo al mondo rurale che consiglierebbe di leggere?
Penso al De re rustica di Columella.

Un libro di narrativa, poesia o saggio che non si può non aver letto?
Il Don Chisciotte della Mancha, di Miguel de Cervantes. Ciascuno di noi incontra dei mulini a vento con i quali dovrà confrontarsi. Io però ho combattuto battaglie che mi sembravano irrealizzabili e che invece ho vinto. Occorre crederci, talvolta non si ha il coraggio di iniziare una battaglia. Invece è necessario osare sempre. Si può anche vincere, inaspettatamente.

Perché gli italiani, e gli agricoltori in particolare, non leggono?
Io cerco di leggere i quotidiani; due, tre la sera. Poco invece i libri. Perché manca il tempo.