Massime e memorie
L’uomo che mangia cormorani
Ha gli occhi di un unico azzurro, lenze spiritate nel groviglio che le riporta in barca o strette nel secchio all’esangue polso di sughero. Un racconto breve, e un'illustrazione, di Nicola Dal Falco
05 dicembre 2009 | T N
Tutti i marinai, nel loro sogno preferito, dormono in una vena di sasso. Con lâeco remoto di una flotta che passa gli stretti. E mai si capisce se sia o meno la vigilia che cambierà profilo ai graniti: unâorazione fumante dal cielo, un coro di schianti.
Così sâadatta il geranio e la cena come un presidio che ha il nemico alle spalle.
Lâora è passata e resta intatta.
Per altri profumi attraversi il piede di mare, fino a Spargi, larga di fagiani e cormorani.
Ma il volo dei primi sullâacqua ha un che di ridicolo. Sono code già finite in trofeo.
Con gli altri, invece, neri bagnanti, occorre una strategia greca, una posta intelligente: mentre si asciugano al vento, ti avvicini guardingo e li spruzzi dâacqua.
E loro rimangono, ali dischiuse, quel tanto ancora, perché il cacciatore li agguanti come galline.
Lâuomo che mangia cormorani ha gli occhi di un unico azzurro, lenze spiritate nel groviglio che le riporta in barca o strette nel secchio allâesangue polso di sughero; la faccia, lunga la pausa mancante, di chi mercanteggia col mare, con gesti generosi da pirata.
Nicola Dal Falco
Testo tratto da: Nicola Dal Falco, Il Cavaliere verde , I Libratti: link esterno