Massime e memorie
La geometrica distruzione della campagna
Una donna a piedi lungo la strada provinciale numero tre, tra gas di scarico, fabbriche abbandonate e il volto irrimediabilmente mutato del paesaggio
20 settembre 2008 | T N
La strada è una strada larga che taglia una campagna distrutta. Una distruzione precisa, geometrica. Campi regolari: quadrati, rettangolari, trapezi di grano, granturco, mais, barbabietole da zucchero, patate, erba medica, pomodori, soia. girasoli, sorgo. Uno spazio immenso, sconfinato, che un tempo deve essere stato niente: chilometri e chilometri di terra piatta e verde, in certi punti coperta di boschi e faggeti, terra incolta, viva. Adesso, le fabbriche abbandonate punteggiano la pianura con le loro ciminiere spente, le recinzioni di filo spinato corrose di ruggine, in attesa di essere smantellate per far spazio a nuovi insediamenti industriali. Le fabbriche in attività che sputano lingue di fumo nel cielo. (...) E lungo la strada, da una parte e dall'altra, insegne di trattorie per camionisti e cartelloni. Il fumo fetente dei gas di scarico che a bolle si diffonde in mezzo al paesaggio piatto, si disfa sulla superficie dei campi, contro le pareti delle case coloniche.
Simona Vinci
Testo tratto da: Simona Vinci, Strada provinciale tre, Einaudi Stile libero, Torino