Massime e memorie

“NON LO FACCIO PER MORALISMO”

Un omaggio a Norberto Bobbio, a poche settimane dalla morte

07 febbraio 2004 | T N

L’analisi delle virtù ha continuato ad avere la propria espressione naturale nelle opere dei moralisti, di cui oggi si sono perdute le tracce. Anzi, nella società del benessere il moralista è considerato per lo più un guastafeste, uno che non sa stare al gioco, non sa vivere. Moralista è diventato sinonimo di piagnone, di pedagogo inascoltato e un po’ ridicolo, di predicatore al vento, di fustigatore dei costumi, tanto noioso, quanto, fortunatamente, innocuo. Se volete far tacere il cittadino che protesta, che ha ancora la capacità d’indignarsi, dite che fa del moralismo. E’ spacciato. Abbiamo avuto mille occasioni di constatare in questi ultimi anni che chiunque avesse criticato la corruzione generale, il cattivo uso del potere sia economico sia politico, era costretto a mettere le mani avanti e dire: “Non lo faccio per moralismo”. Come dire, non voglio aver nulla a che fare con questa genia, tenuta generalmente in poco conto.

Norberto Bobbio

Testo tratto da: Norberto Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali, Linea d’Ombra, Milano 1994