Massime e memorie
ULULANDO COME UNA CAGNA
21 aprile 2007 | T N
La prima cosa che Carmine Pullana vide quando arrivò a Baraule fu una vecchia che salutava tutti quelli che passavano toccandosi i genitali imbrattati di argilla rossa. Se ne stava sopra una montagnola di sabbia, ululando come una cagna mestruata dal male di vivere. Non aveva ombra. Il contorno dei suoi stracci svolazzanti si rifletteva come un paio d'ali spezzate sul verde muschioso del mare. In fondo, oltre l'ultima lingua di pietre salmastre, brillavano tra le dune i tetti delle capanne. Argento fuso che si mescolava con gli ultimi fili di sole.
«Tavù, tavù, ite belu ches cus?».
La vecchia cantava e danzava, salmodiando quelle parole: «Hai visto, hai visto, che bello che è questo?», infilandosi il medio tra le cosce, simulando un piacere che le veniva da lontano, dalla stiva di qualche nave affondata, dal riverbero caldo delle montagne, che più a nord si stagliavano palpitanti contro un ciclo umido.
Salvatore Niffoi
Testo tratto da: Salvatore Niffoi, Ritorno a Baraule, Adelphi, Milano 2007