La voce dell'agronomo
CHI NON CREDE ALLE AGRIBIOENERGIE? AVVIATA DALLA COMMISIONE EUROPEA UNA PROCEDURA DI INFRAZIONE ALL’ITALIA
Una sfida persa, ma è ancora possibile rimediare perché la normativa prevede che un progressivo aumento della quota di biodiesel e biotenalo fino al 2010. Centinaia di migliaia di ettari
08 aprile 2006 | Alberto Grimelli
La Commissione europea ha avviato la seconda fase della procedura di infrazione nei confronti dellâItalia per non avere trasmesso a Bruxelles il suo rapporto sui biocarburanti per il 2005.
Piuttosto ovvio, presumibilmente, il motivo: non abbiano rispettato i minimi previsti dallâEuropa, ovvero lâ1% dei consumi di benzina e diesel.
Tale soglia andrà poi incrementata di 1 punto percentuale allâanno fino al 2010.
Secondo un calcolo della Coldiretti si sarebbero dovuti immettere sul mercato circa 400.00 tonnellate di biocarburanti, pari a 273 mila ettari coltivati.
LâItalia si è mossa in ritardo, anche questa volta.
Eâ infatti stata promulgata soltanto lâ11 marzo scorso la norma che stabilisce lâincorporazione di biocarburanti in quelli di origine fossile. Eâ stata varata a fine legislatura, con la bagarre della campagna elettorale in corso e poche possibilità di renderla operativa in tempi brevi.
Nulla di perduto, intendiamoci, ma certamente partiamo in ritardo, tanto più se consideriamo che lâultimo Consiglio Europeo che ha previsto di espandere l'utilizzo di biocarburanti nel settore dei trasporti, con la prospettiva di aumentare entro il 2015 la proporzione di utilizzo di biodiesel fino all'8 per cento, attraverso un dialogo costruttivo con il settore petrolifero.
Le agribioenergie rappresentano unâopportunità e anche una risposta a molteplici esigenze.
Con il prezzo del petrolio attorno ai sessanta dollari al barile il loro costo di produzione è assolutamente competitivo, ovvero nessun aggravio di prezzo per il consumatore.
Biodiesel e bioetanolo sono combustibili âpulitiâ, attraverso cui è possibile ridurre lâinquinamento atmosferico e rispettare, con maggiore facilità i parametri del protocollo di Kyoto in materia di emissioni.
Rappresentano una risposta, anche se probabilmente non di lungo periodo né risolutiva, al mondo agricolo che, a fronte della drastica riduzione dei contributi, si chiede sempre più spesso cosa coltivare.
Perché, allora, tanta cautela?
Chi non crede alle agribioenergie?