La voce dei lettori
CHI FARA' L'OLIO DA OLIVE?
Sarà vincente l'elaiotecnico, l'elaiologo, l'oleologo, l'oliandolo, o altri? A chi l'ardua sentenza? Una lettera di Lamberto Baccioni di Alfa Laval
11 settembre 2004 | T N
Carissimi,
ho colto una certa ambiguità nel definire il tecnico di filiera olivicola.
Sarà vincente l'elaiotecnico, l'elaiologo, l'oleologo, l'oliandolo, o altri? A chi l'ardua sentenza?
Attendo speranzoso lumi.
Nel frattempo noi elaiotecnici cerchiamo di dare un contributo allo sviluppo della produzione e della conoscenza dell'olio da olive.
Lamberto Baccioni
Olive Oil Market Unit Manager
Alfa Laval SpA
Le ambiguità non finiranno. Sarannno destinate a moltiplicarsi. E non si
tratta certo di un aspetto negativo, perché è il segno delle crescenti
attenzioni verso il comparto olio di oliva, un tempo minori, pubblicamente
rare e talvolta approssimate.
Oggi si assiste - è vero - a una enfatizzazione delle molteplici figure
riconducibili poi ad una sola: l'esperto d'olio. Ma è giusto che vi sia
un'articolazione delle espressioni: elaiologo-oleologo,
elaiotecnico-oleotecnico, infine oliandolo e altro ancora. Saranno pure
distinzuioni che parranno eccessive, facili ad abusarne, ma è meglio così: è
un passo avanti rispetto al passato.
La definizione di "oleologo" l'ho messa in campo io nel 2000 , con lo scopo
di sostituire quella generica, banale e mortificante di "esperto d'olio", a
cui spesso si ricorreva (e purtroppo ancora si ricorre)...
E' giusto così. Occorre definire i ruoli anche sul piano linguistico. E' un
segnale positivo, soprattutto ora, che si profila un tentativo di
qualificazione a livello universitario di tale specifica competenza (da
leggere l'articolo sui master in olivicoltura ed elaiotecnica, e nella nuova
sezione "approfondimenti":
link esterno).
E' importante che vi siano tali corsi. Non solo, sarebbe quanto mai utile
istituire pure una laurea breve, per avere l'oleologo al pari dell'enologo.
In questo modo si eviterebbe l'uso improprio, e in taluni casi l'abuso,
della definizione di oleologo, come già sta capitando, con qualcuno che va
speculando per ragioni meramente commerciali.
Il difetto linguistico è un punto a sfavore dell'Italia olivicola e olearia,
che pure di parole ne ha tante. Perciò è meglio coniarne di nuove, se
necessario. Non mi dilungo su tale aspetto, perché ci sarà un primo piano
sul tema a metà ottobre, su "Teatro Naturale".
Infine, chi sarà vincente: l'oleologo, l'elaiotecnico o l'oliandolo?
Chi saprà qualificare il proprio lavoro, con serietà e continui
approfondimenti.
Riguardo invece all'oliandolo, è un'espressione ripresa dopo decenni e
decenni di oblìo. In gran parte dei vocabolari neppure compare. E' una voce
toscana che stava per venditore d'olio; quindi per indicare l'operaio di un
frantoio; infine, per estensione, come riporto nei miei scritti, per
includere insieme le figure di olivicoltore, frantoiano e confezionatore di
prodotto, ovvero i titolari di aziende a filiera completa.
Mi sembra che lavorare sul fronte della rivalutazione linguistica del
comparto olio di oliva sia molto importante. Rispetto alla Francia siamo un
po' indietro sul piano culturale, anche con l'olio di oliva (a parte la
discutibile qualità degli oli prodotti).
Non resta dunque che attendere l'articolo in programmazione per metÃ
ottobre, dove svilupperò alcuni punti mai considerati.
Luigi Caricato
Caro Luigi,
siamo, come si dice, sulla stessa barca e ovviamente concordo con la necessità di procedere per linee parallele sulla strada della diffusione di una cultura di filiera dell'olio sia nell' area della produzione che in
quella del consumo.
Ciò che la confusa terminologia mi ingenera è il timore, talvolta confermato dai fatti, che, più che una pluralità di posizioni, essa nasconda una certa confusione di idee e, soprattutto, che si consenta, a pseudo-tecnici, di andare cianciando a sproposito, vantando un titolo di
conoscenza, che solo la (temporanea?) mancanza di una categoria di reali competenti non consente agli utenti di smascherare.
Si hanno così persone che, per una certa facilità di eloquio, spargono idee, concetti, informazioni tecniche, suggerimenti tratti da pregiudizi e, nel migliore dei casi, da sommarie conoscenze.
Tanto sono favorevole alla nascita di una categoria di tecnici di filiera che, con i miei collaboratori, teniamo numerose letture di tecnologia in ogni occasione possibile: master, seminari, corsi di formazione, convegni, ecc.
Abbiamo addirittura un'aula da cento posti per i corsi di formazione che teniamo regolarmente presso il nostro centro a Sambuca.
Semmai talvolta dobbiamo superare alcuni preconcetti legati al timore che la nostra attività di informazione sia una forma occulta di promozione commerciale.
Il tecnico di filiera a cui penso, l'oleologo che suggerisci, dovrebbe avere un competenza sia agronomica che tecnologica.
Ma dovrebbe anche conoscere le normative applicate nel settore, relativamente a: igiene, tutela dell'ambiente, sicurezza, finanziamenti,
amministrazione aziendale, attività commerciali, certificazione e confezionamento.
Dovrebbe avere infine conoscenze di gestione aziendale e marketing.
Sicuramente ci vorrebbe una estensione della preparazione dei sommelier alla degustazione dell'olio, per una diffusione del consumo nella
ristorazione.
Infine un coordinamento della ricerca e una rappresentanza efficace degli operatori, potrebbe dare impulso ad un settore che, per il momento, mi pare ancora oscillare tra una decisa prospettiva di sviluppo di una strategia di
differenziazione e di valorizzazione e una attrazione fatale per il "take the money and run".
Lamberto Baccioni
Confido in un futuro diverso e migliore rispetto al recente passato. E' forse il fascino dei periodi di transizione, chissà : lasciano sempre spazio alla speranza. Quanto a coloro che approfittano per ritagliarsi uno spazio (seppure da abusivi) in questo comparto in evoluzione (e pur tanto ricco di buone premesse, oltretutto), è in fondo la sorte di ogni realtà umana. Laddove si intravede una possibilità di guadagno, in molti corrono a prendere posto: conosco un tale (non è tuttavia l'unico) che si proclama addirittura "oleologo" ma ha a cuore ben altro che l'olio. Un'azienda come Alfa Laval, occorre riconoscerlo, ha costruito il proprio successo anche puntando sulla formazione e la qualità della comunicazione. Onore al merito, dunque.
Luigi Caricato