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Sostenibilità e sviluppo, le diverse visioni

Ci scrive Giuseppe Bertoni: mi permetto di dissentire sulla decrescita felice. Risponde Daniele Bordoni: meglio ascoltare tutte le voci fuori dal coro per farsi un’idea del malessere della società attuale

13 febbraio 2010 | T N

Caro direttore,

già in passato mi sono permesso di dissentire dalle posizioni (comprensibilmente provocatorie) del Dr. Bordoni (link esterno), oggi lo faccio a maggior ragione (dal mio punto di vista) nei riguardi della “decrescita felice”.

Se infatti da un lato le ragioni del Dr. Bordoni sono condivisibili: uso sobrio dei beni, solidarietà, impegno civico ecc., dall’altro si affida a chi fa dell’utopia il prevalente strumento di lavoro (sono andato a vedermi i link presenti nel Suo articolo). Per cui, proprio con riferimento al richiamo del Dr. Bordoni: “…Non possiamo separare gli obiettivi dai mezzi per raggiungerli…”, visto che i mezzi sono proposti da Rifkin, Pallante e Grillo…mi si permetta avere grossi, grossi, grossi dubbi.

Ben vengano invece i richiami a cambiare noi stessi, magari nella stessa direzione, preconizzata dal Dr. Bordoni, ma con l’obiettivo di una crescita sostenibile e per tutti (frutto di libera intrapresa e di divisione dei lavori in una logica di fratellanza) che non sia soltanto materiale, ma anche spirituale…vedi Caritas in veritate…(mi pare un’utopia più… “raccomandabile” rispetto alla decrescita felice).

Cordialmente.

Giuseppe Bertoni
Istituto di Zootecnica, Facoltà di Agraria
Università Cattolica del Sacro Cuore
Piacenza



RISPONDE L'ESTENSORE DELL'ARTICOLO, DANIELE BORDONI

Devo ringraziare il Prof. Bertone che ha fatto alcune puntualizzazioni sul mio articolo, perché questo mi offre lo spunto per chiarire meglio il mio punto di vista circa la materia della sostenibilità. Premesso che le mie, quanto le sue opinioni meritano attenzione e rispetto, terrei a precisare dei punti in cui forse non sono stato sufficientemente chiaro.

Il primo è che a me non interessa molto chi formula tesi o proposte, ma il contenuto, nel senso che cerco di fare una valutazione personale su quanto viene esposto, accogliendo alcune tesi e rifiutandone altre. Ribadisco quindi che alcune buone idee possono venire anche da fonti, complessivamente poco credibili o che almeno ritengo tali, dopo un’opportuna selezione.

Per chiarire ulteriormente, non ho detto di gradire il termine decrescita, che forse era riferito all’economia, se non nel punto, che tra l’altro è il sottotitolo del libro, la qualità della vita non dipende dal Pil.

Ritengo di essere qualificato a discutere anche di Economia, data la mia pluriennale esperienza nel campo della finanza internazionale ed è anche alla luce di tale esperienza che credo di poter dire che non sempre i risultati economici corrispondono ad un effettivo miglioramento di qualità della vita. Non sono un fautore del ritorno al passato, ma ritengo che la rotta intrapresa dall’economia mondiale non sia tutta positiva e che il profitto non debba essere il principio guida ad ogni costo, senza etica, sfruttando la mano d’opera a basso costo dei Paesi meno sviluppati, o persino il lavoro dei bambini. Se il prezzo della crescita economica deve essere questo, non credo di essere disposto a pagarlo.

Alla logica della fratellanza da lei espressa, preferisco la logica della giustizia, dell’equità e non della doppia etica (comportamenti ineccepibili in patria, sfruttamento sino alle soglie della schiavitù all’estero). Uno sviluppo che non poggi su una solida etica non mi trova concorde.
La libera intrapresa, deve essere si libera, ma deve avere dei limiti e delle regole di civiltà e giustizia.

Pecunia Olet afferma in una mia intervista il dr. Bergia, presidente della Compagnia di Finanza Etica, intendendo con questo che la qualità della provenienza del denaro è importante come e più che il guadagno stesso del denaro, anche se poi aggiunge un altro motto da imprenditore: making money, saving the planet, riferendosi alle opportunità di profitto offerte dalla Green Economy, e presenti comunque anche nel rispetto dei principi enunciati

Quanto alle utopie, credo che non ci si debba limitare a scartarle a priori in quanto espressione di questo o quel personaggio, ma si possano e si debbano ascoltare tutte le voci fuori dal coro per farsi un’idea del malessere che indubbiamente è presente nella società attuale. Avere un proprio mondo ideale credo sia un fatto positivo. Il percorso e gli obiettivi cambieranno, forse anche per coloro che formulano ipotesi di questo tipo, ma se non si hanno obiettivi da raggiungere non si raggiunge nessun obiettivo.

Daniele Bordoni
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