La voce dei lettori
Il contadino accusato di essere un folle, una dura denuncia
Le strane vicissitudini di Silvano Rutigliano, di chi ha bisogno di tutto l'aiuto possibile per fare valere il proprio diritto ad adottare i sistemi che ritiene più opportuni per condurre la propria azienda agricola
28 novembre 2009 | T N
Buon giorno
Mi chiamo Silvano Rutigliano e sono il titolare di un'azienda agricola di
circa 7 ettari, sita sull'Appennino modenese a Samone di Guiglia 700 m slm.
Voglio esporvi il mio caso perché ritengo che possa essere un precedente
utile per tutti coloro che in futuro avranno il sogno di condurre
un'azienda agricola secondo i metodi dell'agricoltura naturale e di creare una piccola comunità . La questione di cui vi parlerò è ancora in atto ed ha degli
aspetti paradossali.
Nel 2004, dopo un lungo tempo di ricerca, ho trovato un luogo dove realizzare
il mio progetto aziendale, studiato e migliorato per anni: un'azienda agricola
autosufficiente ad impatto zero, prima tappa di un progetto di piccola
comunità agraria condotta con un'interazione di metodiche che vanno dall'agricoltura naturale (Masanobu F.) l'agricoltura biodinamica e la permacoltura. Il progetto prevedeva, tra il raggiungimento degli obbiettivi, dopo l'avviamento, la gestione a costo zero, non impiegando mezzi meccanici: quindi recupero dei semi, utilizzo del sovescio e delle consociazioni, largo uso della paciamatura per ottimizzare l'impiego idrico.
Con l'insediamento, essendo io allora 38 enne, chiesi di usufruire dei finanziamenti (B1 corrispondenti a 15.000 ⬠a fondo perduto). Ogni cosa procedeva al meglio fino a quel momento.
Conoscendo le peculiarità della mia conduzione aziendale ho più volte invitato i tecnici della Comunità Montana Modena Est a venire a farmi visita così da potere loro illustrare, con entusiasmo, le metodiche, perché immaginavo che, abituati alle conduzioni intensive avrebbero faticato a riconoscere il lavoro svolto. Non hanno mai risposto ai miei inviti e sono venuti in azienda in un giorno in cui ero assente, senza neppure avvisarmi telefonicamente del sopralluogo.
Premetto che avevo rilevato terreni in stato di abbandono e quindi avevo la necessità di renderli produttivi senza denaturarne eccessivamente il naturale processo di bilanciamento, le prime colture sono state piccoli frutti, fragole in pieno campo, lamponi, ribes e ortaggi. Nel 2008 un perito dell'ente che mi aveva erogato l'anticipo del finanziamento mi ha mandato una lettera dicendomi che, a suo avviso, la mia azienda non era degna di ricevere il finanziamento perché in stato di abbandono, e mi contestava le colture dichiarate.
L'aspetto paradossale è questo. Mi venivano contestata una coltura stagionale del 2007 su di una perizia fatta in Aprile del 2008. nel 2007 ho coltivato, oltre le colture già descritte, patate in pieno campo (quasi mezzo ettaro), le patate le ho piantate direttamente con la zappa senza lavorare il terreno, il campo si era poi coperto d'erba ma sotto terra le patate sono cresciute bellissime e sane, questo perché il terreno era soffice, grazie anche ai ripetuti sovesci.
Le patate sono state tutte raccolte entro ottobre del 2007 e vendute a
privati che, in alcuni casi, hanno fatto lâauto-raccolta. Nell'Aprile del 2008 il
perito è uscito per verificare le colture e ha trovato un campo zappato con
le zolle erbosa visibili (avevo dovuto zappare perché dei mezzi pesanti, gip
di cacciatori e fungaioli, senza il mio permesso, avevano pestato il terreno
ripetutamente compattandolo in modo eccessivo), da qui ha tratto le sue
conclusioni che le patate non c'erano mai state. Portava a conferma della
sua affermazione le foto aeree fatte l'anno prima. A nulla è valso il mio invito
a venire in azienda l'anno successivo a verificare come, pomodori, lattughe,
patate, carote, crescevano in un campo con l'erba alta più di un metro e
mezzo e che questo tipo di coltura da una foto aerea non sarebbe stata visibile, pur essendo una metodica specifica della conduzione secondo i criteri di agricoltura naturale (ho tutta la documentazione fotografica. Aggiungo che
questâanno ho prodotto 8 ql di pomodori da conserva sopra una superficie di
1000 mq, oltre a 100 kg di carote, centinaia di mazzetti di rapanelli,
numerose casse di lattuga e cicoria, fagiolini e fagioli borlotti).
Mi hanno contestato l'assenza di fatture di acquisto per l'anno 2007 (per gli anni precedenti ci sono tutte) dicendo che non credevano che non avessi speso un soldo per le sementi o il concime (conservo i semi, mi produco le piantine in semenzaio, non uso concimi o altri prodotti da dovere acquistare).
Ho esibito una perizia del mio perito (...) e l'hanno contestata asserendo che il perito non poteva conoscere la mia azienda se affermava che la coltivavo.
Per farla breve, mi hanno tolto i 15000 euro mettendomi in seria difficoltà . Ho
contestato la loro perizia per sentirmi dire che non avevo nessun diritto.
Così, con il rischio di dover chiudere l'attività e rinunciare al progetto (l'azienda ora garantisce l'auto-mantenimento e il reddito, onesto, per una
persona, quindi 15000 ⬠corrispondono al reddito di un intero anno, come si
può verificare dalla dichiarazione fiscali).
Mi sono rivolto ad un legale, anticipando delle spese e così, finalmente mi hanno dovuto riconoscere il diritto di fare ricorso.
Il ricorso lo abbiamo fatto e il mio legale ha citato il responsabile della comunità Montana e tutti i referenti nella questione, per reati che vanno dall'abuso di potere, all'errata interpretazione di normative europee, fornendo tutte le prove sufficienti per dimostrare che la prima perizia non è valida e di conseguenza vengono a cadere tutti i presupposti che hanno motivato il recupero del denaro anticipatomi.
Tra non molto inizierà il processo al Tar. Oggi ho bisogno di tutto l'aiuto possibile per fare valere il diritto di un coltivatore di adottare i sistemi che ritiene più opportuni per condurre la propria azienda agricola. Ho saltato nella narrazione alcuni passaggi, dove venivo accusato di essere un folle, di volere riportare l'agricoltura al medioevo, e anche di essere un disonesto con la sola
intenzione di truffare del denaro. Assurdo. Basta dare un'occhiata al mio
curriculum vitae per rendersi conto della persona che sono e che ho tutte
le competenze per fare quello che faccio così come lo faccio.
Perdonatemi per il tempo che vi ho rubato ma credo che la documentazione
che ho ricavato, gli studi delle normative e della legislazione in vigore,
possano essere utili per tutti coloro che, come noi, sognano un mondo più sano e naturale. Vi chiedo di divulgare il mio caso, di muovere solidarietà e
coscienza in cambio metto a disposizione tutto quello che ho appreso perché
in futuro son si vengano a verificare più dei casi assurdi come il mio (il perito, che poi è una signora..., mi accusava di non sapere fare il mio mestiere e poi ammetteva di non capire niente di quelle teorie "originali delle agricolture nuove che si inventano". E' arrivata a dirmi un giorno "se lei alle sue piante vuole anche raccontargli le poesie sono fatti suoi ma non creda che noi siamo disposti a credere a roba del genere. Noi ci basiamo solo su dei testi scientifici, lei ne ha per dimostrare quello che fa?"
Le ho portato dei volumi da leggere: "la rivoluzione del filo di paglia", "L'agricoltura naturale" "principi di permacoltura" "l'agricoltura biodinamica" li ha tenuti sulla scrivania e me li ha restituiti dicendo che non aveva tempo per leggere altro, perché un diploma lo aveva già preso).
Ora la superficialità e l'incompetenza di un tecnico rischiano di affossare un progetto bellissimo.
Perché la realtà è che mi trovo in seria difficoltà , la banca mi chiede di
rientrare del debito entro dicembre 2010, questo vuole dire 1000 al mese da
restituire e andiamo incontro all'inverno dove la mia attività è ferma, eccezion fatta per il taglio della legna nel bosco che comunque potrei vendere solo nellâestate successiva. Il giudice deciderà se devo riavere quei soldi
che mi spettano di diritto e sono ottimista, però che fatica.
Sono a disposizione di chiunque desideri chiarimenti e un ulteriore approfondimento più dettagliato sulla questione, così pure per chi volesse
dei consigli per affrontare al meglio lâavvio di una nuova azienda agricola
condotta secondo i criteri dellâagricoltura naturale, o di permacoltura.
Grazie ancora.
Silvano Rutigliano
Ci auguriamo che la questione da lei sollevata susciti una risposta sia da parte dei lettori, sia di coloro che lei chiama in causa.
La sua storia a leggerla sembra così assurda e paradossale che lascia sgomenti. Immagino lo sconforto e la rabbia che ha provato, e la desolazione e la solitudine anche.
In bocca al lupo, ma la battaglia ci sembra piuttosto difficile. La burocrazia, si sa,annienta. Non si scoraggi, ha la nostra solidarietà .