La voce dei lettori
Bob Dylan natalizio
16 ottobre 2009 | T N
«Adeste fideles laeti triumphantes venite, venite in Bethlehem Natum videte Regem angelorum Venite adoremus, Dominum»: fa un effetto straniante sentire le parole, in latino seppur un poâ zoppicante in quanto a pronuncia, cantate da Bob Dylan.
Sì, lâuomo che un tempo immemorabile tuonava contro i padroni della guerra, denunciava la dura pioggia atomica, chiedeva al tamburino magico di fargli dimenticare lâoggi fino al domani e senza una direzione verso casa, si sentiva come una pietra che rotola.
Il più importante e influente autore di canzoni rock dellâepoca moderna pubblica un disco di classici natalizi, questa è la notizia, tra cui Adeste fidelis.Quello del Christmas album è un appuntamento classico negli Stati Uniti, da quando Bing Crosby, con la sua "White Christmas", vendette decine e decine di milioni di copie, tutti i grandi si sono adeguati, da Elvis a Frank Sinatra a Phil Spector, che a tuttâoggi con il suo "A Special Gift" detiene certamente il titolo di produttore del disco natalizio - dal punto di vista rock - più riuscito.
Che un disco così lo faccia il più outsider dei musicisti rock, fa scalpore, ma in fondo neanche tanto. Musicalmente, la raccolta conferma il punto a cui è giunto e si è fermato ormai da anni e da almeno tre dischi, gli ultimi, il cantautore americano.
Dopo aver approcciato in modo rivoluzionario il folk, il rock, il blues, il country, la musica gospel e quantâaltro, cioè aver rovistato a fondo nellâanima musicale del suo paese, Bob Dylan si è adagiato in quella forma musicale pre-rockânâroll, anni Quaranta e primi Cinquanta, tra melodie da crooner, classica country music hillbilly, blues. Non è un caso allora che il repertorio prescelto da Dylan per questo "Christmas in the Heart " ricalchi quasi fedelmente quello del disco "Elvisâ Christmas Album", pubblicato nel 1957: brani come Here Comes Santa Claus, Iâll Be Home For Christmas, O Little Town Of Bethlehem. Ma anche quello del secondo disco natalizio di Elvis ("Sings The Wonderful World of Christmas"), pubblicato nel 1970: O Come All Ye Faithful, Silent Bells, Winter Wonderland.
E anche gli arrangiamenti sono pressoché gli stessi, con il sapiente uso di cori maschili e femminili che ricordano i Jordanaires, i back up singers del Re del rockânâroll, e lâimpianto musicale elegantemente jazzy e un poâ country.
La voce, però, non è esattamente quella consolatoria e sdolcinata dei classici album natalizi: è quella di un uomo anziano, provato da oltre 40 anni di vita on the road, da bottiglie di Jack Danielâs e sigarette come se piovesse, una voce che forse non è raccomandabile far ascoltare ai bambini la sera di Natale. La voce di un sopravissuto, la voce di un bluesman del cuore. Ma proprio per questo è una voce vera: il disco di Bob Dylan trasuda sangue e cuore, commuove nel sentirlo piegarsi su melodie che corrono il rischio di diventare stereotipate se non vengono eseguite con lâanima. E Dylan si diverte un mondo ad approcciare questo repertorio che evidentemente, visto il modo di suonarlo, lo fa tornare ai giorni della sua adolescenza, a unâAmerica in cui ideali e promessa erano ancora intatti e in cui anche il Natale aveva un significato. Anche per lui, ragazzino ebreo, attraverso canzoni che sanno comunicare un oltre. Diverte, e tanto, quando si getta capofitto nel cajun indiavolato e trascinante con tanto di fisarmonica di Must Be Santa, in cui nellâultima strofa, chissà perché, cita uno dopo lâaltro tutti i presidenti americani che ha visto sfilare nella sua vita (âKennedy, Johnson, Nixon, Carter, Reagan, Bush, Clinton, Bushâ¦â) e spezza il cuore nel blues da tarde ore della notte di Christmas Blues, in cui ci infila con nonchalance un bellâassolo di armonica. Appassiona con lâhillbilly music di Christams Island, e intenerisce il cuore con la già citata Adeste Fidelis.
I diritti dâautore del disco sono devoluti da Bob Dylan a Feeding America, associazione che si occupa di chi non è in grado di pagarsi da mangiare: si calcola che il ricavato del disco possa procurare circa quattro milioni di pasti per circa un milione e mezzo di persone durante il periodo natalizio. Non male, vecchio Bob.
Mario Pulimanti
Lido di Ostia âRoma