La voce dei lettori

Paura di educare il consumatore alla cultura dell'olio?

Gino Celletti interviene sulle dichiarazioni del direttore Assitol Claudio Ranzani: il marketing ha sempre ragione, certo, ma ora è tempo di un approccio competition oriented

18 luglio 2009 | T N

E no Dr Ranzani !
Non si può accettare passivamente quello che lei scrive.
Lei afferma con una lettera di 150 righe pubblicata su Teatro Naturale del 11 luglio 2009 (link esterno)
che Il Consumantore non si educa.
Ma allora chiudiamo asili, scule elementari, medie, licei e università.
Aboliamo gli insegnanti, i professori, i giornalisti e torniamo alla pacca sulle spalle e all'imbonitore.
Oggi al tempo di Internet ?
Ma via!
Credo che si stia esagenando nel negare l'evoluzione della mente umana
e nel considerare il Consumatore un essere senza capacità di discernimento.

Concordo con Lei, il MKTG ha sempre ragione, certo!
Ma dico di più.
Oggi il concetto MKTG ORIENTED che lei ha imparato all'inizio della sua carriera in quella, per allora, illuminata multinazionale è stato superato dal concetto COMPETITION ORIENTED ovvero non c'è più un mercato da creare ma solo Concorrenza da battere.
Insomma il tram è pieno e se qualcuno non scende io non ci posso salire e per il futuro, con lo sviluppo agroalimentare delle altre nazioni produttrici, i tram saranno sempre più pieni.

Ma le concedo di restare sul concetto di MKTG ORIENTED che lei conosce, per non vanificare le sue riflessioni.

Il MKTG è parola moderna codificata che si usa quando il cervello umano tratta il business, come POESIA è l'analogo quando si tratta di sentimenti.
Lei ha ragione quando dice che si vende solo quello che il mercato vuole ma...
...ma c'è un MA che va detto e che le dettaglierò tra breve.

Ho insegnato e insegno ancora che il Prodotto non esiste ma esistono solo i Vantaggi che da quindi è "giusto" vendere solo questi al Consumatore, ma gli vanno detti.
Lo scoprirono già i concorrenti di Henry Ford (che faceva tutte auto nere e tutte uguali) quando si misero a fargli concorrenza, offrendo auto del colore voluto dai clienti per batterlo e alla fine vinsero.
Quindi niente di nuovo sotto il sole.
Il MKTG dunque si prende cura dei desideri che sono innati nell'Homo Sapiens, li spolvera, li fa emergere e da loro corpo e valori.
Ma ecco il MA che lei trascura o che per lo meno, non mi pare appaia nella sua lettera il concetto di ETICA.

Il MKTG deve avere ETICA.
Se si pone il Mercato su un piano bostoniano e lo si divide in 4 parti
saprà certamente che 3 di questi individueranno segmenti infiniti di mercato fallimentare:

- un quadrante descrive il tipico caso di azienda statale che non devono perseguire il profitto a tutti i costi

- un'altro quandrante descrive il classico mercato del venditore truffaldino che per forza di cose verrà bloccato

- il terzo quadrante descrive il mercato del prodotto cattivo o che non possiede i valori pubblicizzati e vantati.

Io, e ritengo Lei, quando parliamo di MKTG ci riferiamo al 4° quadrante, che invece individua il segmento del mercato possibile, sostenibile e profittevole, altrettanto infinito, per dimensioni ed opportunità, quello dove le aziende:

a - perseguno il profitto

b - lo fanno con uomini onesti e professionali

c - vendono prodotti di qualità più o meno alta

Solo questo quadrante però contiene ETICA e questo concetto arriva puntualmente al Consumatore e "vende" sicuramenre, ma solo attraverso 3 gradini fissi e successivi:

1 - INFORMAZIONE

2 - COINVOLGIMENTO

3 - PERSUASIONE, che, come converrà, sono i pilastri dell' EDUCAZIONE, sia singola che collettiva.

Quindi come si può prescindere dall'EDUCAZIONE se vogliamo vendere con ETICA ?

Ma le faccio quelche esempio concreto: i Francesi e il Vino.
Se fosse stato per i Monsieur Mario (la Sig.a Maria con le amiche ce le teniamo per noi) sarebbero andati avanti a litrozzi di acqua alcolizzata e colorata, invece i Francesi hanno avuto i Re Luigi e i Dom Perignon e questi desideravano bere bene sia tra una guerre e l'altra che tra una preghiera e l'altra.
E allora il loro MKTG ha sviluppato quel meraviglioso mercato del vino che ha portato la Francia ad essere per tutti la lepre da rincorrere.
Dunque i Francesi hanno sviluppato tecniche per bere meglio, lo hanno comunicato ed hanno educato tutto il Mondo e per venire al nostro settore, credo e ne sono convinto che se avessero avuto loro tutti gli ulivi che abbiamo noi o la Spagna, oggi avebbero forse i migliori oli del Mondo, ma certamente avrebbero in mano il Mercato dell'Olio e ce lo venderebbero a € 100,00 al litro, altro che € 1,99 ?
Inoltre non si sarebbero fatti "fregare" marchi come Carapelli, Bertolli, Sasso anche se questo adesso è tornato a casa ma ne avrebero acquisiti e li avrebbero imposti fuori casa.
Oggi i Francesi sono il popolo più conscio del mondo in tema di vino e probabilmente di molto altro in campo agroalimentare.
9 donne francesi su 10 sanno riconoscere se il vino è "bouchoneè"
Come mai?
Perchè sono state "educate", dalla mamma, dalla nonna o dalla società.
E in Italia?

Alla tavola rotonda tenutasi al Tuttofood, Milano 10 giugno 2009 ore15.00:
Nuovi orizzonti per l'olio extravergine di oliva, guidata con maestria ed equilibrio da Paolo Marchi, ho sentito dire ad un responsabile della GDO, di cui ometto nome e azienda "noi diamo un servizio di qualità anche quando offriamo olio Extra Vergine a € 1,99 al litro"
Alla sparata ho avuto un tale visibile sobbalzo che Paolo Marchi mi ha chiamato in causa.
Per una inopportuna interferenza, non ho avuto il tempo di rispondere al personaggio della GDO per dirgli che la sua "offerta di qualità" era possibile grazie alla coltivata ignoranza generazionale panificata ai danni della Sig.a Maria e Co., ignoranza che mentre giustificava l'acquisto di quell'olio al prezzo della sola bottiglia vuota, mai e poi mai l'avrebbe giustificata per l'acquisto di 1 kg di Parmigiano Reggiano o di 1 kg di Filetto di Manzo o di 1 kg di Prosciutto di Parma per soli € 1,99.
Perchè?
Perchè la mamma, la nonna e la società civile l'avevano "educata" o meglio dire "messa in guardia" sui limiti della qualità possibile per questi prodotti, ma non per l'olio.
Per educazione non voglio dire spiegare alla gente cosa sono i biofenoli. tocoferoli o il grado di acidità di un olio, ma almeno informarli sul valore intrinseco del prodotto, sul suo costo di produzione quando è di qualità e sul valore salutistico che un olio immacolato possiede se non è passato dalle triangolazioni dei 7 mari.
Anche questa è ETICA.
Ricordo che il mio nonno materno umbro, Aroldo, proprietario di una trattoria con annessi macelleria, alimentrari, mescita, allevamento di maiali, polli, conigli ecc.
Cinquantanni fa vendeva una bottiglia di olio da 1 litro, tappata con la carta paglia avvitata su se stessa, a 800 lire e un bottiglione di vino da 2 litri, con il tappo a scatto in ceramica e guarnizione di gomme, a 200 lire.
Quindi a quei tempi il rapporto tra olio e vino "genuini" era 1:8.
Oggi se tali proporzioni fossero ancora rispettate si dovrebbero trovare, con regolare accettazione del consumatore su gli scaffali del supermercato, bottiglie di buon vino da 75 cl a € 5,oo e bottiglie di buon olio da 1 litro a € 50,00.
Ma questo sappiamo tuttti non essere così.

Qualcuno ha sbagliato dunque,qualcuno non ha educato, da noi e all'estero, anche se gli acquisti di olio si facevano già come dice Lei dall'antica Bechica romana sin dal 500 a.c.;e il colle Testaccio a Roma si chiama così per i vuoti a perdere che la contabilità romana vi accatastava.
Forse ci sono valori diversi tra i Romani di ieri e di quelli di oggi o forse quelli di allora erano più "educati"?

Ecco dunque che quell'offerta da € 1,99 al litro vive e prospera solo per l'ignoranza del consumatore che se fosse stato "educato" avrebbe saputo che quell'olio non poteva rispondere nè al concetto di qualità "sociale" nè a quello tecnico riportato nei regolamenti CE, dal CE 2568/91 fino alla CE 182/09, che stento ancora a digerire.
Se la Sig.a Maria fosse stata "educata" avrebbe capito che non poteva vantarsi di portare a casa un olio del genere perchè analogamente nessuno della sua famiglia "educata" le avrebbe riconosciuto il merito di aver acquistato 1 kg di Filetto di Mazno a € 1,99.

Dr Ranzani lei cita la Fiat accetto il suo terreno e faccio un esempio in questo settore.
Comprare un olio da € 1,99 al litro non solo non equivale a comprare una fiammante Fiat Punto al posto di una fiammante Ferrari ma nemmeno una Fiat Punto usata ben tenuta.
Si compra un'auto con le gomme lisce, senza freni con il motore finito e le portiere tenute insieme con lo spago:

- che alla prima curva andrà fuori strada per la mancanza delle protezioni biofenoliche,

- che non frenerà al primo ostacolo per la mancanza di protezioni antiossidanti e

- che durerà solo qualche giorno una volta aperta la bottiglia perchè rapidamente da Extra Vergine, se mai lo fosse stato, diventerà Vergine e poi Vergine Lampante, e quindi NON PIU' PER USO UMANO, per legge.

Vogliamo vendere auto a basso prezzo, ma che il Consumatore sappia quello che acquista che venga "educato" o almeno "informato" e poi decida lui.

Tutta la sua lettera, Dr Ranzani, è basata sulla chiamata a raccolta di "sfasciacarrozze, meccanici, venditori di pezzi di ricambi" e delle loro famiglie, per restare nel campo automobilistico da lei usato; ma questo populismo non fa bene a nessuno, nè tanto meno a coloro che cita che prima o poi si vedranno riconsegnare la mercanzia dal cliente, che prima o poi ci arriverà da solo a capire.
E tutti avremo perso una grande occasione di renderci credibili ai suoi occhi

Diceve il grande Battisti: "come può uno scoglio arginare il mare"?

La cultura è proprietà di tutti e frenarla con il prezzo è una battaglia persa.
Chi vende auto usate lo faccia con ETICA, il mercato c'è e di loro c'è bisogno ma non prometta Ferrari o auto superaccessoriate quando di accessori non ne hanno alcuno se mai hanno l'essenziale.
Lei guida una organizzazione con fior di professionisti e imprenditori che possono veramente cambiare le cose se lo volessero e con questa lettera voglio esortarli pubblicamente e accoratamente a promuovere la vendita anche di quegli oli TOP (DOP, IGP) che lei dice non essere richiesti dal mercato perchè sono "cari".
E lo Champagne allora???
Chi lo consumava cinquant'anni fa?
I Principi, i Re e gli Ambsciatori francesi.
Oggi lo bevono tutti; anche con la crisi lo Champagne non perde una bottiglia, anzi mercato in crescita!!!
Abbiamo convenuto insieme che il "prodotto non esiste ma che si vendono solo i suoi vantaggi".
E quale sarebbe il vantaggio dello Champagne ?
Troviamolo anche per l'Olio TOP, Monovarietale o DOP che sia e usiamolo

Io vengo dal Farmaceutico;
lei sa quanto vale il mercato degli integratori alimentari sommando i due canali Farmacia + Supermercati?
1.453 milioni di euro per il 2009 con oltre 120 milioni di confezioni.
link esterno

Cioè il 56 % del mercato dell'Olio Italiano, calcolato a prezzi base pari a 2.500 milioni euro (dati Elaion per Unaprol)
link esterno)

Ma come lo hanno saputo le Sig.e Maria, Antonella, Francesca di questo mercato per comprarne ben 120 milioni di pezzi?
Se lo sono sognato?
Lo hanno saputo da chi ha deciso a tavolino di "educate" cioè dai produttori e dalle loro organizzazioni poi dalle riviste femminili, televisone, convegni, tutti sistemi che per l'Olio ci si guarda bene dall'usare regolarmente per lasciare che la scelta sia e rimanga solo il prezzo.

L'olio è il migliore integratore alimentare che la Natura potesse darci,
ma non sostanzialmente lo diciamo a nessuno, non educhiamo nessuno; pretendiamo quasi che il Consumantore abbia una conoscenza genetico-ereditaria di questo valore e acquisti olio come se dovesse bere quando ha sete o dovesse mangiare quando ha fame.
L'olio non un bisogno primario per l'uomo ma una "commodity" e come tale va promossa sia per dare un prodotto straordinario al Consumatore ma anche per creare profitto al produttore e al suo territorio.
Trascuriamo invece il mercato degli integratori alimentari che vale più della metà di quello dell'Olio .... e poi parliamo di MKTG !

Certo solo gli oli che pizzicano che fruttano e che magari sono amari hanno queste prerogative salutistiche, non quegli olietti "incolori, inodori, insapori" che affollano i supermercati, ma questo oli "buoni" posso essere il traino ditutto il settore.
Certo su questo mercato ci si dovrebbe lavorare un pò, vero,
ma il "vendere" olio a € 1,99 avvilisce le coscienze, rende pochissimo e spesso punisce.
La storia è piena di questi esempi e uno brutto brutto lo abbiamo visto proprio recentemente con la SOS.

Solo il Consumatore può salvare il futuro dell'Olivicultura mondiale e tutti quanti noi ma a una sola condizione:
non dobbiamo aver paura di "educarlo"

Gino Celletti