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Ed ora è la volta dei Pat, i Prodotti Agroalimentari Tradizionali

Ci scrive Davide Montefrancesco: oggi, finalmente, sono riconosciuti a livello comunitario; sarebbe opportuno promuoverli

20 giugno 2009 | T N

Una premessa: l'agricoltura italiana affronta lo scenario internazionale partendo da condizioni nettamente svantaggiate, sia per la configurazione naturale orografica (l'agricoltura moderna è estremamente indirizzata verso la meccanizzazione, che richiede estensioni di terreno pianeggiante che in Italia difettano) sia per l'antropizzazione spinta del territorio.

Per reagire a questa situazione il Ministero delle Politiche Agricole ha da tempo puntato su settori di nicchia, valorizzando i prodotti tradizionali in cui prodotti agricoli o dell'allevamento venivano lavorati secondo antiche ricette. (riferimento: D. lgs 173.98)

Il requisito per essere riconosciuti come Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) è quello di essere ottenuti con metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni

Per tali prodotti di nicchia (di produzioni limitate in termini quantitativi e relativi ad aree territoriali molto ristrette, tali da non giustificare una DOP o una IGP) si incontravano molte riserve in sede di Unione Europea, (che in linea di massima era contraria a queste produzioni e vietava la registrazione di marchi collettivi che contenessero un nome geografico). Il timore era infatti che si confondessero con i prodotti DOP e IGP.

Oggi, finalmente, a a livello comunitario, I PAT sono riconosciuti dal Reg. CE 2074/2005 (art. 7 comma 1).

Con la recente Comunicazione della Commissione UE al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni “SULLA POLITICA DI QUALITÀ DEI PRODOTTI AGRICOLI” del 28 maggio 2009 sono state proposte, inoltre, una etichettatura che identifichi il luogo in cui è stato ottenuto il prodotto agricolo e l’introduzione di specifici termini (facoltativi) per il riconoscimento, da parte dei consumatori, dei “prodotti tradizionali”. Questi ultimi potrebbero addirittura sostituire l’attuale regime delle “Specialità Tradizionali Garantite STG”.

Il Ministero ha rinunciato ad un ruolo attivo di monitoraggio di tali prodotti, delegando tali compiti alle Regioni, e conservando a se stesso solo un ruolo di controllo e quello della tenuta ufficiale dell’Elenco Ministeriale dei PAT. Comune a livello nazionale è la suddivisione per categoria: prodotti lattiero-caseari, prodotti a base di carne, prodotti ortofrutticoli e cereali, prodotti da forno e dolciari, bevande alcoliche, distillati.

Sarebbe opportuno far conoscere tali prodotti... a motivo dell'evidente legame identitario col territorio di riferimento.

Segnalo, pertanto, l'ultima revisione dell'Elenco Ministeriale (decreto Mipaaf 5.06.2009) in cui sono contenuti i 220 prodotti ascrivibili alla Puglia (e più della metà sono salentini). Aggiungo che, per gli stessi, sono previste forme di tutela giuridica e, nei limiti consentiti dal Decr. Min San 25/07/2000, anche deroghe sanitarie.

Colgo l'occasione per salutare distintamente.

dr Davide Montefrancesco
www.myspace.com/gustosalento