La voce dei lettori
Pazza burocrazia, lo sconcerto dei frantoiani
Ci scrive Luciano Presti: Se le cose continueranno ad andare così, sono certo che piuttosto che avvantaggiare l'olivicoltura italiana si creeranno i presupposti per una sua lenta agonia
30 maggio 2009 | T N
Buongiorno,
sono un frantoiano che opera in Sicilia e ho letto con particolare attenzione la denuncia del presidente ANFO Carmine Borreca riguardo agli adempimenti a carico dei frantoi e dei produttori olivicoli italiani (link esterno).
Sono veramente sconcertato per l'incapacità e l'incompetenza mostrata da tutti gli attori del sistema legislativo italiano con particolare riferimento al comparto oleario. Non hanno ancora capito che il piccolo produttore ha già le sue difficoltà a collocare il suo olio sul mercato, figuratevi se pensa di acquistare altro olio dall'estero per rivenderlo come 100% Italiano!!
I controlli non andrebbero fatti a livello documentale così come si evince dalla normativa ma, a mio avvisso, andrebbero fatti direttamente sulle importazioni di olio dall'estero, sono queste che devono essere tracciate... non le produzioni dei nostri produttori olivicoli italiani che non hanno nessun interesse ad immettere sul mercato olio di provenienza estera!
E' giunto il momento che chi si occupa di legiferare in Italia nel comparto oleario si svegli e piuttosto che porre dei limiti e degli adempimenti burocratici a carico dei nostri bravi produttori dovrebbe cercare di risolvere il problema alla fonte richiedendo questi adempimenti e la tenuta dei registri non a loro ma agli importatori di olio estero, lasciando lavorare in santa pace gli attori della filiera olivicola italiana piuttosto che fargli perder tempo inultilmente a compilare registri che alla fine non riusciranno nell'intento di discriminare l'olio estero da quello italiano.
Se le cose continueranno ad andare così, sono certo che piuttosto che avvantaggiare l'olivicoltura italiana si creeranno i presupposti per una sua lenta agonia.
Cordialmente
Luciano Presti