La voce dei lettori

Gli extra vergini a marchio Dop? Mandati allo sbaraglio

Una lettera di Andrea Bertazzi, presidente del Consorzio Garda Dop denuncia la scarsa considerazione nei confronti delle denominazioni di origine protetta. A che serve tutto il tran tran sul 100% italiano?

16 maggio 2009 | T N



Caro Direttore,
sarà forse a conoscenza del fatto che a "Castelnuovo del Garda patria dell’extravergine(!!) e del primato delle Dop” - come risulta dalla cartella stampa data ai partecipanti - è stato organizzato venerdì scorso da un dibattito su “creare valore, generare sviluppo – I.0.0.%, il consorzio di filiera tutta agricola, tutta italiana”.

Al dibattito erano presenti l’onorevole Ministro Luca Zaia, il senatore Paolo Scarpa Bonazza Buora, presidente della Commissione agricoltura del Senato, nonché – tra gli altri – Massimo Gargano e Ranieri Filo della Torre, rispettivamente presidente e direttore Unaprol, e Silvano Ferri, presidente di Federdop olio...

Come può notare fra gli invitati non era presente il Consorzio dell’olio del Garda Dop. Questo fatto che apparentemente potrebbe sembrare una semplice dimenticanza, risulta grave in relazione all’importanza che ha assunto il consorzio a livello locale e nazionale.

Il Consorzio di Tutela dell’Olio del Garda conta 450 soci e opera su tre regioni (Lombardia, Trentino e Veneto) e quattro province (Brescia, Mantova, Trento e Verona). Vengono certificati 2000 quintali di olio Garda Dop con un valore stimato, in difetto, di circa 3.000.000 di euro senza considerare l’indotto come il turismo.

Nonostante la relativamente piccola produzione olivicola della zona del Garda, le vendite di Garda Dop risultano al quinto posto dopo quelle di Igp Toscano e Dop Umbria, Riviera Ligure e Terra di Bari.

Sulla base di tali numeri e considerato il radicamento del consorzio sul territorio ci risulta difficile comprendere il motivo della “dimenticanza”.

Ma siamo ancora più dispiaciuti dal fatto che al dibattito fosse presente il Presidente di Federdop, associazione di cui facciamo parte. Sarebbe stato quantomeno gratificante essere stati avvertiti dal nostro Presidente per porgere un saluto o almeno essere presenti nella locandina del programma come terra di Dop Garda, anziché aver saputo dell’invito al convegno solo via mail.

Venendo comunque al merito del dibattito, visto che è non stato possibile portare la nostra esperienza voglio porre a Lei alcune domande.

- Per quale motivo organizzare un dibattito su “creare valore, generare sviluppo – I.0.0.%, il consorzio di filiera tutta agricola, tutta italiana” in una zona come il Garda dove la Dop risulta essere l’unica strada per dare reddito all’olivicoltore?

- Per un olivicoltore del Garda quale opzione è più vantaggiosa tra 100% italiano e Garda Dop tenendo in considerazione
- valore della certificazione?
- valore della comunicazione?
- valore sul mercato?

- Non pensa che insistere su tipi di certificazioni diversi dalle Dop possa risultare un messaggio, da parte delle associazioni di categoria, fuorviante per il consumatore che vorrebbe capire ma spesso trova messaggi discordanti?

- Che motivo c’è di organizzare una degustazione sugli “oli di frontiera” ? Cosa sono?
Il consumatore cosa capisce?

Riteniamo che il massimo dello sforzo debba essere fatto per illustrare ai consumatori le caratteristiche degli olii Dop, motivare le differenze di prezzo, illustrare i criteri di garanzia di qualità che sono insiti in queste produzioni offrendo elementi chiari per facilitarne la scelta.

Al momento tutto il resto per noi è puro esercizio verbale.

Cordiali saluti

Andrea Bertazzi
Presidente Consorzio di Tutela Garda Dop


Caro Presidente,
lei è giovane e dimostra di possedere grinta e coraggio, virtù che appartengono solo a individui liberi, capaci di pensare con la propria testa; ma soprattutto – ed è cosa che io ammiro moltissimo – lei dimostra di avere ancora un sentimento che invece è andato purtroppo perdendosi negli ultimi anni: l'indignazione.

Non si stupisca però, quello a cui lei ha assistito è il classico atteggiamento irrispettoso proprio di una classe dirigente che non ha respiro e non sa guardare al futuro.
Io le consiglio di tener duro e di prestare attenzione, molta attenzione. Non molli, la prego. Non può far vincere la gerontocrazia del potere che si perpetua nel tempo.
I giovani come lei chiedono una svolta per il settore, vogliono nomi nuovi e logiche nuove, altrimenti sarà un disastro senza precedenti per l'olivicoltura.

Il fatto che non l'abbiano tenuta in considerazione, tanto più perché giovane, la dice lunga. E' segno che il Consorzio della Dop Garda, di una Dop premiata dal mercato, e con prezzi oltretutto remunerativi, fa proprio gola a molti.

Allora, il concetto di fondo è il seguente: meglio isolare chi lavora bene e in autonomia. Ed è proprio questo, io temo, il motivo della dimenticanza – che tale sinceramente non è, ma piuttosto è il segno di una ben precisa volontà.

Gli olivicoltori che di solito cedono per ignoranza alle lusinghe di chi promette loro sogni di gloria spero che questa volta siano più avveduti.
Loro annunciano, dall'alto del pulpito: “creare valore, generare sviluppo”. Già, ma in tutti questi anni cosa hanno fatto? Hanno seminato solo parole sterili? Eppure di denaro pubblico ne è circolato a fiumi! Perché non si sono visti risultati? Io spero vivamente che questa volta gli olivicoltori restino lucidi e sappiano capire dove sta la la strada da seguire.

Sono però ottimista, perché gli olivicoltori del Garda sanno bene che se il mercato li premia, spuntando prezzi che a confronto in altre zone se li possono sognare, trascurare e sottovalutare una Dop di così grande successo sarebbe un errore imperdonabile.

Le domande che lei mi pone hanno già in sé una risposta. Ma tornerò sull'argomento, lo farò su “Teatro Naturale”, come su altre testate giornalistiche.
Pensi un po', al TG1 l'altro giorno intervistarono il presidente Unaprol. Abbiamo ascoltato la solita storiella su Adamo ed Eva e ad oggi non è cambiato nulla: l'unica voce che il giornalismo italiano si ferma a considerare è solo l'Unaprol.
Il comparto è così complesso e finanche così conflittuale che in Rai accolgono solo l'Unaprol. Pazienza, accettiamo anche questo: la legge del più forte. Ma non disperiamo, anche perché c'è un altro giornalismo che sa offrire in compenso uno spaccato più veritiero della realtà. Tenga dunque duro, prosegua con il suo lavoro e non demorda.

Luigi Caricato