La voce dei lettori

Potatura olivo, ulteriori elementi tecnici a supporto di ogni decisione

Ci scrive Giorgio Pannelli, direttore incaricato del Cra-Istituto Sperimentale per l'Olivicoltura di Spoleto, con altri utili e preziosi consigli da sottoporre ai produttori

28 febbraio 2009 | T N

Caro Direttore,
intervengo a commento dell’articolo sulla potatura dell’olivo a firma di A. Grimelli pubblicato nell’ultimo numero di TN (link esterno), con il solo desiderio di fornire ai produttori ulteriori elementi tecnici a supporto di ogni decisione in merito. Nello specifico, si afferma che la pratica del turno biennale o triennale è ampiamente consolidata nell’olivicoltura contemporanea.

Ritengo che l’affermazione debba essere riferita a piante in perfette condizioni di equilibrio tra attività produttiva e vegetativa, per evitare troppo facili generalizzazioni da parte di chi tende in ogni modo al contenimento dei costi di produzione.

Segnalo ai lettori che, proprio in assenza di annuali interventi di potatura le piante investono eccessivamente in vegetazione nella porzione superiore di chioma, con inutile dispendio di risorse e riduzione del potenziale produttivo della porzione inferiore.

Lo stesso Grimelli, in un precedente articolo su TN (01 maggio 2004: link esterno), calcola una riduzione dei costi con potatura biennale nei confronti di una annuale eseguita al ritmo di 22 minuti/pianta, operando sia manualmente con tempi di 30 min/pianta/biennio ed un costo di manodopera pari a 8,8 €/h, sia meccanicamente (agevolatori pneumatici) ad un ritmo di 16 min/pianta/biennio ed un costo di manodopera pari a 15 €/h.

L’ulteriore elemento tecnico che si intende sottoporre all’attenzione dei produttori è quello di una potatura annuale prioritaria (succhioni, cime e vegetazione fruttifera, nell’ordine), sia manuale che agevolata, praticata da terra al ritmo massimo di 10 min/pianta su piante strutturalmente semplificate a vaso policonico. La proposta consente la potatura di un minimo di 50 piante/giorno/operatore, il contenimento dei costi a livelli inferiori ai precedenti e la conservazione del miglior equilibrio vegeto-produttivo delle piante.

La probabile obiezione sulla carenza di manodopera ritengo possa riferirsi solo alla disponibilità di personale adeguatamente preparato, per cui il problema si trasferisce al settore della formazione professionale. Le Istituzioni locali e le associazioni di categoria dovrebbero provvedere allo scopo evitando, però, di incaricare soggetti “replicanti” le tradizionali tecniche di potatura. Poi, gli stessi produttori dovrebbero subentrare nell’opera di formazione professionale attingendo anche da personale estraneo alla coltura dell’olivo, per questo privo di pregiudizi e preconcetti.

Molto cordialmente,

Giorgio Pannelli