La voce dei lettori
Questione Coldiretti, è solo l’ennesima campagna denigratoria?
Ci scrive Andrea Landini, produttore, nonché vicepresidente della Federazione di Firenze e Prato: “chiarezza vorrebbe che anche voi diceste da che parte state”. Risposta: “lontano dalle logiche del potere”
21 febbraio 2009 | T N
Caro Direttore
Le scrivo di nuovo stavolta anche come dirigente di Coldiretti quale sono, e quale mi onoro di essere, per rispondere allâennesima gratuita ed infondata campagna denigratoria che avete messo su contro la principale organizzazione di categoria del mondo agricolo, la definizione non è mia ma del vostro editorialista Graziano Alderighi: link esterno
Anzitutto vorrei che il signor Alderighi mi presentasse altri CAA o professionisti che abbiano tariffe a carico delle aziende più basse di quelle di Coldiretti, il fatto che lâassociazione riesca a dare un servizio ai propri associati a prezzi più bassi a casa mia non può che essere un vantaggio per le imprese.
Se poi mi dice che le pastoie burocratiche nelle quali si devono dibattere le aziende per sopravvivere sono troppe e troppo onerose sono perfettamente dâaccordo con lei e soprattutto con Coldiretti che, per esempio nella mia regione, la Toscana, ha dato vita il 27 Novembre scorso ad una manifestazione dove, alla faccia del presunto scollamento fra soci e organizzazione, 50.000 agricoltori hanno protestato contro la regione, fra le altre cose, anche per lâeccessiva burocrazia che, come aziende, dobbiamo sopportare.
Ma veniamo al punto centrale del vostro editoriale (link esterno), cito testualmente âSergio Marini ha intuito prima degli altri che il principale problema per gli agricoltori è vendereâ, niente di più vero e di più centrato rispetto agli attuali problemi delle aziende, il fatto che Marini se ne sia accorto per primo dimostra eventualmente che è o più attento o più intelligente degli altri e di questo non credo si possa fargliene una colpa.
Alla consapevolezza dei problemi dovuti alla vendita dobbiamo però aggiungere un particolare non trascurabile, Marini si è si accorto che il problema è vendere, ma è anche spuntare un prezzo che consenta alle aziende di coprire le spese e fare quel poâ di guadagno per poter tirare avanti, si è altresì accorto che con gli attuali sistemi distributivi, fatto 100 il prezzo al consumatore solo 17 va in tasca ai produttori , il rimanente 83 si perde negli innumerevoli passaggi di filiere sempre più lunghe e antieconomiche, finendo per ingrossare i portafogli di tanti altri soggetti che con lâagricoltura non hanno niente a che vedere.
Coldiretti rappresenta le imprese agricole, i produttori, gli agricoltori ed è lâinteresse di questi che gli sta a cuore ecco quindi che ha scoperto lâuovo di Colombo, cioè lâaccorciamento della filiera e quindi il farmerâs market e tutte le altre forme di avvicinamento fra produttore e consumatore (Campagna Amica etc.).
I markets saranno luoghi dove non sarà la Coldiretti a vendere ma i suoi soci e se lo vorranno anche i soci delle altre organizzazioni agricole, cioè le imprese, che potranno così riappropriarsi di quellâ83 che adesso gli viene ârubatoâ da altri.
Queste strategie, come è ovvio, cozzano contro gli interessi di coloro che oggi si fanno ricchi sulle spalle dei produttori, i quali in qualità di anello più debole della catena, sono spesso costretti a subire, tantâè che spesso in agricoltura, caso più unico che raro, il prezzo lo fa chi compra e non chi vende si veda ad esempio la Gdo.
La Coldiretti è una organizzazione che tutela le imprese agricole e i produttori e non può quindi che sposare e promuovere tutte quelle iniziative che accorciano la filiera e portano più reddito nelle tasche degli agricoltori, è ovvio che i farmerâs markets non saranno la soluzione di tutti i problemi ma in molti casi potranno dare un aiuto ad aziende messe in crisi da problemi di giusta remunerazione dei prodotti.
Se a voi di Teatro Naturale tutto questo non piace siete padronissimi di scriverlo e denunciarlo come fate e come avete sempre fatto, chiarezza vorrebbe però che anche voi diceste da che parte state. Se gli interessi che vi stanno più a cuore sono quelli dei grandi distributori della Gdo o dellâindustria agroalimentare non câè niente di male, basta dirlo.
Cordiali Saluti
Andrea Landini
Imprenditore agricolo. produttore di vino e olio. e vicepresidente della Federazione interprovinciale Coldiretti Firenze e Prato
LA RISPOSTA DEL DIRETTORE
Caro Landini,
mi fa piacere che lei ci abbia scritto. Occasione buona per ricordare la nostra più totale libertà e indipendenza. Le sembra poco?
Si sarà accorto che non risparmiamo critiche a destra come a manca, in alto come in basso. Ma non sono mai critiche fini a se stesse. Sono stimoli per il cambiamento. Lei converrà con me che lo stato in cui versa l'agricoltura italiana sia piuttosto precario, e questo ben al di là degli aspetti contingenti che fiaccano l'intero sistema economico.
Noi facciamo dunque ciò che spetterebbe solitamente a un organo di informazione: essere equidistanti, non allinearci con nessuno, essere al di fuori. Non lo si è notato?
"Teatro Naturale" nasce per scuotere un mondo agricolo chiuso in se stesso, senza capacità né di riflettere sul proprio stato e sulla propria identità , né su quanto lo circonda.
Premesso questo, è evidente che il fine ultimo su cui si lavora sia di ridare fiato ed energia a un comparto agricolo stanco al di là dello stato di crisi in cui versa lâintero mondo. Noi lo facciamo attraverso i nostri articoli, e Coldiretti, che a lei faccia piacere o meno, disattende proprio il ruolo per cui è nata: essere dalla parte degli agricoltori. Ma nella sostanza, non nella forma.
Rilegga con attenzione â senza spirito di parte - l'editoriale di Alderighi (link esterno) e rifletta sui punti che ha trattato.
Si guardi un po' in giro, con occhi diversi, e noterà il malcontento delle altre organizzazioni agricole: si renderà conto che forse la sua Coldiretti non è come appare ai suoi occhi. Lo stesso malcontento lo si percepisce in chi è al di fuori delle organizzazioni. Tranne in coloro che non riflettono o che chiudono occhi e orecchi, come ogni altro senso, che li aiuti a far riflettere. Tranne la stampa italiana, che riprende acriticamente i vostri comunicati senza verificarne lâattendibilità .
Nessuna preclusione da parte nostra, sia chiaro; e soprattutto nessuna da parte mia. Ho persone a me vicine in modo molto stretto e a cui voglio bene che appartengono alla Coldiretti. Il problema dunque non è la Coldiretti in quanto tale, ma la politica di una dirigenza che ha scelto strade e modi di rapportarsi con la realtà completamente sbagliati. Eâ la testa, non la base che preoccupa. Che poi ci siano migliaia di agricoltori che vi seguono in piazza nella sostanza delle cose non fa testo. Io ancora ricordo la squallida giornata in cui avevate agitato le folle a Bologna contro lâex ministro Paolo De Castro: una scelta che fu ingloriosa e sconcertante, soprattutto nei modi.
Noi, caro Landini, avevamo a suo tempo invitato anche il suo presidente a scriverci un editoriale. Non abbiamo preclusioni.
Sergio Marini, tuttavia, non ci ha mai risposto. Le altre organizzazioni hanno un altro respiro, un altro stile.
Noi â non lo dimentichi â tendiamo sempre un braccio, ma forse la Coldiretti dovrebbe scendere dal piedistallo e stare tra gli agricoltori, quelli liberi. Come facciamo noi, senza logiche di potere.
E ora, a lei lâonore della risposta anche del nostro Alderighi.
Luigi Caricato
LA RISPOSTA DI GRAZIANO ALDERIGHI
Ci dispiace che anche lei sia caduto nell'italianissima tentazione del o con me o contro di me.
Teatro Naturale si è sempre battuto perché in agricoltura non si arrivasse all'orrore di schieramenti, l'un contro l'altro armati. Prendiamo purtroppo atto che è quanto sta accadendo e non è solo la nostra testata che lo afferma, in tutti i periodici agricoli sono riportati gli scontri, più o meno locali, tra Coldiretti e altre associazioni.
Teatro Naturale, senza ipocrisia e perifrasi, ribadisce a chiare lettere quanto è nell'aria già da tempo, semmai scavando più in profondità , cercando di analizzare le ragioni, i perché di determinate scelte.
E' quanto ho fatto nell'editoriale, partendo da alcuni numeri, ovvero dai conti di Coldiretti, chiedendomi, quindi, quanto le politiche dell'associazione siano dettate da una disamina dello status quo dell'agricoltura e quanto invece da prosaiche ragioni di cassa.
Anche ammettendo, al contrario di certi rumors, che i conti di Coldiretti siano floridi, è giusto che un sindacato si butti in commercio? E' giusto che un sindacato faccia impresa? Gestendo, o cogestendo farmer's market, trattando con la Gdo, Coldiretti diventa, nei fatti, un grossista, un distributore. Si snatura così il suo ruolo di rappresentante di un settore, quello della produzione agricola.
Per fare un paragone è come se la Fiom aprisse una fabbrica d'auto.
Bene: ma da quale parte del tavolo starebbe in caso di negoziazione sui contratti di lavoro, dalla parte del "padrone" o da quella del sindacato? Certe confusioni nei ruoli nuocciono, è bene ricordarlo.
Teatro Naturale ha sempre dichiarato da che parte sta. Non abbiamo tessere né sovvenzioni occulte, ci sostentiamo attraverso la pubblicità e, di volta in volta, su singole idee o proposte possiamo decidere di esprimere la nostra posizione. Lo abbiamo fatto e lo faremo in modo assolutamente aperto e trasparente.
Graziano Alderighi