La voce dei lettori
Diatriba intorno a De André, il punto finale
Ha suscitato clamore il giudizio del poeta Maurizio Cucchi intorno al cantautore genovese. La questione però è risolta: la canzone è altra cosa rispetto alla poesia. Non si discute
07 febbraio 2009 | T N
Facciamo il punto della situazione e lo chiudiamo qui.
La diatriba è partita da una lettera di Emanuele Maggio, fondata su un grosso equivoco (link esterno), poi risolto.
Infatti, a seguito della risposta di Maurizio Cucchi al lettore, è lo stesso Maggio che scrive a sua volta, precisando la sua posizione.
Mi scuso per gli attacchi personali
Ringrazio Cucchi per aver pubblicato entrambe le posizioni e mi scuso per gli attacchi personali, dettati, lo ripeto, dall'inesprimibile fastidio provocato dal leggere (pre)giudizi su De Andrè che non riguardano il giudizio estetico, ma una sua facile liquidazione in quanto "autore di canzonette".
Emanuele Maggio
Ora, prima di dare spazio alle altre lettere giunte in Redazione, ritengo sia giusto chiarire un concetto di fondo molto elementare: la poesia non è la canzone. La migliore canzone può avere accenti e rimandi poetici, ma non è in quanto tale poesia, come peraltro hanno affermato in alcune interviste cantautori come Ivano Fossati e Francesco De Gregori.
La canzone è la canzone, la poesia è la poesia.
Non per questo questo va svilito il testo della canzone, sia chiaro, ma è ben altra cosa. Piaccia o meno, è così. Sono due linguaggi e due stili differenti. E non significa affatto che i testi delle canzoni debbano essere considerati per questo motivo di scarso rilievo e pregio. Ma - lo ripeto - sono due mondi diversi, che si incrociano soltanto.
Poi, ognuno è libero di credere ciò che vuole.
Fatto sta che dai due testi pubblicati da Maurizio Cucchi nella sua "stanza" su Teatro Naturale tempo fa (link esterno), solo ora, in clima di celebrazione di Fabrizio De Andrè, è spuntata questa polemica, per me del tutto inutile, giacché Cucchi non ha mai espresso pregiudizi al riguardo, ma solo osservazioni legittime e ben motivate.
Per chi intendesse rileggerle, queste annotazioni sono state pubblicate rispettivamente il 22 novembre 2003 (Pivano-De André) e il 5 aprile 2004 (Ancora De André).
In entrambe i testi, Cucchi ha espresso apprezzamenti ("De André era un bravo cantautore, e per questo anchâio lo apprezzo. Aveva una voce piacevole e suadente. Ma non era un poeta. Quanto alla musica, lascio il giudizio agli esperti di musica").
Ora, riporto qui di seguito le lettere giunte in Redazione, alcune delle quali stizzite, ma senza che ve ne siano validi motivi per certi toni accesi. In fondo, come ho già precisato, sarebbe sufficiente leggere i due interventi del poeta Maurizio Cucchi per rendersene conto. E Cucchi - per chi non frequenta la poesia come genere, quella alta - non è il poeta della porta accanto, ma un intellettuale di grande levatura, stimatissimo per il suo lavoro, tanto da essere considerato un autore di riferimento per la letteratura italiana.
Come lo è, oltretutto, per noi di "Teatro Naturale".
Ad averne di figure così lucenti e libere in Italia!
A chi non condivide le posizioni di Cucchi consiglio di leggere l'antologia pubblicata nella collana Oscar Mondadori "Poesia del '900", dal titolo Poesie. 1965-2000, oltre che, ovviamente, tutti gli altri suoi libri, testi in prosa compresi: link esterno
Luigi Caricato
LE LETTERE
Una voce di competenza fondamentale
Gentile redazione di Teatro Naturale, mi chiamo Fabrizio Bernini e invio questa mail per rispondere al sig. Emanuele Maggio riguardo allâargomento De Andrè.
Le ingiurie che può ricevere un poeta come Maurizio Cucchi riguardo ai giudizi
su De Andrè forse verranno fatte da chi, come il sig. Maggio, probabilmente non conosce altri termini se non quelli della âreplicaâ dâopinione. Mi spiego. In
un ambito critico odierno vario e variabile, in cui chiunque parla di qualsiasi
cosa, i cantanti di cinema, gli attori di musica, le veline di letteratura, comâè possibile che nessuno parli male di De Andrè?
Non venitemi a raccontare che piace a tutti, mi farei una grassa risata. Non venitemi neppure a raccontare che a tutti piaccia perché folgorati da testi letti devotamente prima di andare a dormire. Quindi, quante sono queste ingiurie? Probabilmente molte meno di quanto il sig. Maggio pensi. E chi le fa questa ingiurie? Il sig. Maggio forse sottovaluta anche lâinteresse delle persone comuni che non avendo né un grande amore né un grande odio per De Andrè probabilmente si metteranno ad ascoltare le opinioni di un poeta come Maurizio Cucchi che è una voce di competenza fondamentale.
Le persone interessate a crearsi unâopinione non di âreplicaâ forse si metteranno a leggere le poesie di Cucchi, dopo aver sentito le sue opinioni sulla poesia e sui cantautori. Sembra così impossbile al sig. Maggio che i mezzi della poesia, così scarsi dal punto di vista mediatico abbiano retto e continuino a reggere il confronto col tempo? I poeti esistono ancora. I cantautori? Questa razza di intellettuali finissima, amatissima, seguitissima (lettissima!)? Dove sono? Chi sono gli eredi di De Andrè, Guccini, Dalla, ecc ecc.
Se sono così amati, seguiti, studiati, se sono davvero dei maestri perché nessuno li ha emulati quantomeno?
Questa qualità testuale dovâè? Dovâè la gente che ha fatto tesoro di questi insegnamenti? Le persone comuni, che poi sono quelle che leggono poesia o ascoltano musica, forse staranno pure ad ascoltare Cucchi e potranno persino pensare che ha ragione, caro sig. Maggio. Sì, e forse
le ingiurie saranno solo di chi si ostina a seguire una facile âreplicaâ piuttosto di formarsi criticamente, perché prima di studiare, spesso, bisogna imparare a imparare. Grazie.
Fabrizio Bernini
Un territorio non mio
So di avventurarmi in un territorio non mio ma essendo un estimatore, come tantissimi, di De Andrè, mi stimola il dibattito provocato dal poeta Cucchi.
Sono un agronomo, musicista a tempo perso, cultore di letteratura e musica a tempo raggranellato.
Penso che Cucchi abbia ragione quando dice che i testi delle canzoni di De Andrè non funzionano come poesia parlata. Sparagli Piero sparagli adesso... è ovviamente il testo di una canzone e non una poesia e lo stesso De Andrè mettendosi ironicamente al riparo dal giudizio espresso con il metro di Benedetto Croce preferiva definirsi "prudentemente cantautore".
Ma credo che bisogna chiedersi se la canzone d'autore può essere un modello di espressione poetica non per il testo, non per la musica, ma per la canzone (il termine "canzonetta" non si addice alla maggior parte delle opere di De Andrè).
Cucchi sbaglia quando dice che la poesia rifiuta la musica. La poesia è stata per molto tempo "cantata".
Spesso poesia e canto sono usati come sinonimi (Dante, Leopardi, il ciclo carolingio de "La chanson de Roland" sono alcuni degli esempi più noti).
Metrica e rima sono strumenti della poesia e della canzone perchè rendono il testo "musicale".
Ritengo che non solo De Andrè, ma anche Francesco Di Giacomo (BMS), alle volte De Gregori ed altri producono con i testi delle canzoni delle espressioni poetiche in senso stretto (cioè estrapolate dal contesto canzone) ma l'espressività musicale rende le canzoni a volte più poetiche del solo testo.
A volte anche la prosa ha profonde espressioni poetiche ma non per questo deve essere considerata seconda alla poesia.
Cucchi è un grande poeta, conosco e amo alcune delle sue opere ma ricordo una strofa di una canzonetta di Pierangelo Bertoli:
"I poeti son poeti perchè scrivono poesie...
fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie,
quei concorsi col salame e con la medaglietta d'oro...
Hanno il vizio di spiegarti che i poeti sono loro".
Fabio Leone
Urgente necessità di studiare De André
Egregio Sig. Cucchi,
probabilmente Lei non sta diventando decrepito, probabilmente Lei lo è sempre stato fin dai primi anni della Sua infanzia; non riesco altrimenti in nessun modo a spiegarmi questo accanimento su De André citando oltretutto un verso de "La guerra di Piero" sbagliandolo in pieno (la frase esatta è "sparagli Piero sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora") e riuscendo a commentarlo con un futile e aleatorio "problemi di linguaggio" che suona molto ridicolo, visto l'errore e, mi perdoni, di immensa ignoranza in materia.
Questo dimostra senza minima ombra ombra dubbio che Lei ha un'urgente necessità di studiare a fondo De André (o qualsiasi altro ... scrittore?, visto che la parola Poeta non la ritiene degna riferita a un sì misero autore di canzonette, come dice Lei) prima di sentenziare; oppure si limiti ad ignorare l'argomento, visto che palesemente non ne sa proprio nulla.
Io non mi permetto di commentare articoli sulla fisica nucleare, ad esempio, visto che ne sono completamente a digiuno, lei si limiti a fare altrettanto su De André, e non si sforzi di cercare collegamenti inutili fra poesia e musica; forse ci sono, forse no, forse sono due cose completamente diverse o forse è proprio l'arroganza della poesia in sè ad autoeleggersi indegna di supporto musicale e quindi di autoconsiderarsi "eletta".
Non lo so e francamente non mi interessa più di tanto, quello che mi interessa è il prodotto finale, l'emozione che può suscitare dentro e, mi creda, se è vero che il novecento ha prodotto molti buoni poeti, è altrettanto vero che ne ha prodotti un'infinità di illeggibili e arroganti, gente che avrebbe molto da imparare da una "canzonetta" di De André.
Distinti saluti.
Luciano Roncarelli
Mi lascia a bocca aperta
Il signor Maurizio Cucchi mi lascia a bocca aperta, incredula e delusa da tanta superficialità . E come lui stesso ironicamente ammette, ha sì tanto da imparare. Mi riferisco all'ultimo articolo da lui qui pubblicato.
E' dall'umiltà che nasce la grandezza. E nasce anche dal confronto con le posizioni altrui che, se non spaventano, arricchiscono. Ma forse il signor Cucchi ne ha paura, forse non è in grado di reggere un confronto di un certo livello. Davanti ad alcune argomentazioni, forse sarebbe stato il caso di rispondere con una certa serietà e non con tanta scarsa ironia poco riuscita. Se sono questi gli autorevoli "poeti"... forse molto meglio certi "cantautori" di canzonette.
Cordiali saluti alla redazione.
Maria Chiara Tondo
LA RISPOSTA DI MAURIZIO CUCCHI
Cari amici,
a ciascuno il suo. Purché si evitino incongrui giudizi ed espressioni fuori luogo e villane sulle persone e sui pareri altrui.
Mi sembra giusto che chi vuole i cantanti di canzoni si tenga i cantanti di canzoni. Io stesso da sempre amo Trenet e Brassens, per dirne solo due. Ma se voglio poesia preferisco Sereni Luzi Caproni Giudici Zanzotto Raboni Pagliarani Rosselli e via dicendo. Passo e metto punto finale.
Maurizio Cucchi