La voce dei lettori

Unaprol-Teatro Naturale, si riaccende la polemica

Cosa cambierà rispetto al passato? 16 milioni di euro sono tantissimi. La somma sarà gestita dal più grande consorzio olivicolo d'Italia. Botta e risposta tra Ranieri Filo della Torre e Luigi Caricato

25 ottobre 2008 | T N

Caro Direttore,

leggo con sorpresa l’articolo relativo alla sottoscrizione presso il Mipaaf del contratto di filiera Unaprol (link esterno). Con sorpresa perché conosco la Tua sensibilità e attenzione ai diversi problemi e desidero colmare il vuoto di informazione che sottintende evidentemente tale nota che è andata ben oltre le righe!
Il contratto di filiera a cui ci rivolgiamo è la conclusione di un bando pubblico uscito nel marzo del 2007 con scadenza il successivo mese di agosto al quale chiunque avrebbe potuto partecipare.

Mentre mezza Italia olivicola era evidentemente distratta dalle ferie o in attesa di essere acquistata dagli spagnoli, Unaprol dopo aver informato la propria base associativa si è resa strumento di partecipazione per un gruppo di aziende che hanno inteso mettere la propria faccia, il proprio cuore e soprattutto il proprio portafoglio per la presentazione di un proprio progetto.
Portafoglio, caro Direttore, perché il contratto di filiera in questione è quello che prevede un livello minimo di finanziamento pari solo al 10% dell’investimento proposto.

Sono stati presentati quaranta progetti di cui uno solo relativo al settore dell’olio di oliva: quello dell’Unaprol.
La Commissione Ministeriale, il Cipe, le Autorità di Controllo comunitarie nel fissare la graduatoria hanno riconosciuto la validità del progetto dell’Unaprol che si è classificato al secondo posto.
Non esiste più una politica delle mance e delle elargizioni. Esiste un’ora della responsabilità, dell’impegno e del fare.
Unaprol vuole essere lo strumento per chi crede nell’impresa olivicola, nel suo sviluppo, nel suo impatto territoriale, occupazionale e reddituale.

Mi auguro, caro Direttore, di averTi rappresentato il senso più profondo di quanto Unaprol intende fare per le proprie imprese, del suo stile di comportamento e dei risultati che ottiene.
In attesa di sentirTi presto, Ti saluto cordialmente.

Dr. Ranieri Filo della Torre


LA RISPOSTA

Nessun vuoto di comunicazione, caro Direttore.
La nostra riserva nei confronti di Unaprol è stata espressa nella piena consapevolezza delle nostre intenzioni, dopo aver riflettuto a lungo. Siamo infatti al corrente di ogni precisazione riportata nella lettera, conoscendo oltretutto in dettaglio i meccanismi necessari per accedere al finanziamento. Ma sappiamo pure che l’unica forza in campo capace di attingere fondi non poteva che essere l’Unaprol. Quindi nessuno stupore da parte nostra, ma neppure apprezzamenti per quanto è stato conseguito. C’è piuttosto una grande preoccupazione, questa sì, per come una simile somma sarà gestita.

E’ mancanza di fiducia, tutto qui. E d’altra parte la fiducia la si guadagna sul campo, attraverso i risultati che si lasciano alle spalle. E lo stato di crisi permanente in cui versa l’olivicoltura non gioca certo a vostro favore, nonostante di denaro a disposizione ne abbiate avuto a volontà, soprattutto al tempo delle grandi elargizioni.

Mi viene tra l’altro spontaneo pensare ai tanti sprechi del passato, anche di quello più recente – come nel caso delle Moc, le macro organizzazioni commerciali di cui non c’è traccia sugli scaffali – o a molto, molto altro ancora, che i lettori più accorti e sensibili hanno potuto riscontrare nell’impareggiabile volume di Giordano Sivini per Rubettino editore, dall’emblematico titolo di Politiche e interessi nella crisi dell’olivicoltura italiana: link esterno

Non si senta comunque sola l'Unaprol. Noi la seguiremo passo passo e valuteremo con grande attenzione ogni iniziativa. Senza alcun pregiudizio, riconoscendo di volta in volta meriti e demeriti.
D’altronde, caro Direttore, sai bene che non abbiamo, per nostro costume, alcuna forma di pregiudizio e chiusura, basandoci di volta in volta su dati ed elementi concreti e non su vaneggiamenti.

Come nel caso del progetto “Il Risorgimento dell’olio italiano”, per non andare tanto lontani nel tempo. Di fronte a un preciso impegno, è mancato il coraggio di firmare il documento programmatico. Ma questa è un’altra storia, su cui ritorneremo più avanti, con il nuovo anno.
Fino ad oggi, nonostante il nostro tentativo di avvicinarci a Unaprol - avviando di fatto, per nostra iniziativa, la strada del dialogo (dopo l’infelice gestione dell’ex presidente Ruggiero) - abbiamo solo assistito a un trionfo di parole e a scambi di formali cortesie, ma senza una vera e autentica reciprocità.

Non immalinconirti, qualche voce fuori dal coro vi farà senz'altro bene. Altrimenti ci si sente degli dèi intoccabili. Altrimenti sembra di stare nel paese dei balocchi, dove tutto è addomesticato. C'è ancora un'Italia con la schiena dritta, che non dice "comandi!" - e non siamo per fortuna gli unici.

L'Unaprol, in fondo, le sue responsabilità sullo stato attuale dell'olivicoltura ce le ha. Ed è strano, quando leggo nella tua lettera l'espressione "mettere la propria faccia". Mi ricorda tanto il "mettendoci la faccia" presente nella lettera inviatami a suo tempo dall'ex presidente Ruggiero: link esterno
Coincidenze lessicali.

Intanto in bocca al lupo per il nuovo progetto, in attesa di risultati concreti che mi vedranno senz'altro esultare di gioia, quando effettivamente potrò appurare una Unaprol diversa e più credibile.
Io resto ottimista e tifo per voi, sperando di non ricredermi.

Con la cordialità di sempre

Luigi Caricato