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Metti l'origine in etichetta / 6. La fame aguzza l'ingegno?

In due lettere di Giuseppe Del Console la posizione di un frantoiano pugliese. In risposta a Federolio, e relativamente all'Aifo. Non emerge la volontà di aggregarsi per fare fronte comune

12 luglio 2008 | T N



PRIMA LETTERA, 4 luglio 2008, ore 11.43

Egregio Dott. Caricato

Ho letto con attenzione la lettera del Presidente Federolio Forcella, scritta con delle belle verità e aggiungerei in modo soft, nello stile del Presidente: link esterno

Alcune cose, a mio modesto avviso, vanno però ricordate,

Dal 1995 anno in cui si inizio ha parlare dell’origine in etichetta si è più volte tentato di fare una legge sull’origine e a memoria si sono fatti due o tre proposte di legge, scritte cosi male dove la certezza che le stesse dovevano essere rigettate in seno comunitario era evidente. Chiedere alla aziende confezionatrici di indicare la percentuale degli oli di provenienza una richiesta a dir poco assurda. Immaginare che aziende che creano diversi blend al giorno di dover scrivere in etichetta le percentuali usate non ha nessuna realizzazione pratica.

Ebbene vi ricordate chi era o erano i suggeritori di tali proposte: il commercio e l’industria non furono neppure invitate a rilasciare il parere, e se lo fossero state non avrebbero di certo proposto una cosa che era poi irrealizzabile, le associazioni dei frantoiani (vere) all’epoca non erano presenti in quanto sono nate dopo tali date, e le ricordo che la loro nascita è stata ostacolata in tutti i modi, quindi chi era filiera presente nell’ambito della filiera?

Su una cosa mi permetto di dissentire dal presidente Forcella, è vero che il commercio necessita di nove milioni di quintali, ed in Italia se ne trovano circa tre, di cui una parte finisce nell’auto consumo, ma per logica quel terzo di produzione Italiana dovrebbe avere un prezzo di gran lunga superiore all’attuale proprio per la logica della domanda e dell’offerta, se il prodotto Italiano ha un suo valore. Sentirsi offrire pochi centesimi in più rispetto al valore di mercato dell’estero non è qualificante ne gratificante per i frantoiani di buona qualità.

Quando afferma che il commercio italiano è cocciuto ha ragione io aggiungerei anche miope, al contrario del suo presidente, persona illuminata che vede lontano, la filiera è allo stremo e se è vero che la fame aguzza l’ingegno qualcosa è necessario che accada, autorevoli suoi associati stanno spingendo verso questa direzione.

All’augurio del Risorgimento dell’olio italiano non posso che associarmi con le premesse contemplate, anche se non per polemica ma per chiarezza le cose è necessario dirle.

Nel ringraziarLa per l’ospitalità con rispetto e stima

Giuseppe Del Console
Frantoio Oleario Giuseppe Del Console


SECONDA LETTERA, 4 luglio 2008, ore 18.19

Egregio Dott. Caricato

Oggi ho finalmente letto tutte o quasi le lettere inviate relative all’etichettatura, e devo dire che tutte raccontano delle giuste aspettative o delle perplessità.

Il mio rammarico è che in nessuna si legge il desiderio o la volontà di aggregarsi per fare fronte comune, se è vero che l’unione fa la forza.

Siamo riusciti, con tanta fatica, a mettere su un associazione di frantoiani veri (mi riferisco all’ Aifo), con un presidente ed un direttivo di soli frantoiani, a realizzare un sito dove nel suo forum si potrebbe avere uno scambio di opinioni, necessario a tararci su uno stesso linguaggio.
Capisco ed è fisiologico che tutto ciò che si desidera è ottenibile nella misura in cui lo si vorrebbe, ma di sicuro essere assenti o latitanti non da nessun beneficio. Quanti di noi sono presenti durante le assemblee, o peggio quanti sono gli associati sul totale degli operatori.

In alcuni casi chiedere le adesioni o il tesseramento è stato quasi chiedere l’elemosina. Si può essere non d’accordo con la presidenza o il direttivo, ma le cose si discutono, il silenzio non beneficia nessuno o nella migliore ipotesi pochi.

Quanti di noi leggono e scrivono sulle sue preziose pagine messe a disposizione cosi splendidamente da Lei.

Il primo a fare mea culpa sono io stesso, e allora smettiamola di fare i Commissari Tecnici al bar o peggio di piangerci addosso, quando noi stessi aspettiamo solo che scenda la manna dal cielo. Chiaramente non è solo per questo che siamo nella situazione in cui siamo, ci sono responsabilità che vengono da lontano.

Accidenti in un mondo cosi veloce con tanti mezzi a disposizione, noi aspettiamo che qualcosa accada, e nel frattempo pascoliamo ognuno nel proprio orticello inventandoci il modo per sbarcare il lunario. Lasciamo i nostri individualismi, cerchiamo di fare un salto di qualità, proviamo a metterci in rete, ad assumere lo stesso linguaggio, gli stessi obbiettivi, forse cosi cresceremo, quello che viviamo lo conosciamo già. Se ci vanno bene le cose cosi come sono, lasciamo stare tutto cosi come è, altrimenti proviamo a scommettere sul futuro.

Altra cosa di cui mi rammarico è la facilità con cui giudichiamo le cose, anche il collega Luigi Tega, mestierante da tre generazioni, ha fatto un analisi attendibile sul problema trattato, ma quali sono i suoi suggerimenti, non mi piace affidare la mia sorte a niente e a nessuno, vorrei sentirmi protagonista nel mio futuro, ma da solo servo a poco. Confrontiamoci, vediamo cosa si può fare, cerchiamo in tutti modi di riprendere le sorti del nostro lavoro.

Lancio una proposta cosa si può fare per realizzare una piattaforma di stoccaggio oli per fornire agli acquisitori una quantità interessante di olio di buona qualità tracciato e con tutte le garanzie del caso? So che in Spagna esiste e con buoni risultati, la possiamo realizzare anche da noi?

Possiamo attivarci per mettere sul mercato confezioni di “Olio Extra Vergine di Oliva di Frantoio” con requisiti di alta qualità, come ha fatto la Granarolo per il suo latte? Possiamo fare un investimento promozionale per sostenere la sua diffusione?

Certamente io da solo non posso fare nulla per cavalcare questi progetti, ma insieme produciamo tre milioni di quintali pari a quasi 33.000.000 di litri di buon olio, accantonando solo 20 centesimi di Euro faremmo un plafond di oltre sei milioni di euro, dodici miliardi delle vecchie lire più qualche contributo nazionale o europeo, si potrebbe fare una campagna pubblicitaria sull’Olio Extra Vergine di Oliva di Frantoio di alta qualità.

Grazie per la sua enorme disponibilità, con rispetto e stima.

Giuseppe Del Console



Il problema non sta tanto nel confrontarsi quanto invece nello scardinare vecchie logiche parassitarie e saccheggiatrici di fondi pubblici, di cui alcune figure della filiera sono state e restano protagoniste incontrastate. E con ciò sappiamo bene a chi si fa riferimento. I produttori saranno in grado di rendersene conto e reagire una buona volta per tutte?
L. C.