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Giovane imprenditore con piccola azienda olivicola: "posso dire onestamente che la situazione è tragica"

Ci scrive Paolo Cataldi, con considerazioni che possono essere pronunciate da chiunque, ma che espresse da un giovane servono a farci riflettere su chi imputare le responsabilità dello stato attuale

23 febbraio 2008 | T N

Caro Direttore,
sono un giovane imprenditore agricolo, possiedo, infatti, una piccola azienda olivicola con circa 1000-1100 alberi di cui la maggior parte secolari e portati secondo il modo tradizionale. Questo è il secondo anno che mi occupo direttamente della raccolta delle olive e posso dire onestamente che la situazione è tragica per una lunga serie di motivi. Perché è tragica? Perché le spese di gestione sono notevolmente aumentate, il prezzo del concime è cresciuto in un anno di oltre 20 euro al quintale, della benzina è meglio non parlarne, il costo della manodopera è aumentato, non c’è una singola voce di spesa che non sia aumentata; per contro il prezzo dell’olio in questi due anni non ha fatto altro che calare.

Si parla della ricerca della qualità, di come sia preferibile raccogliere le olive meccanicamente quando sono ancora sull’albero perché così si ottiene un olio migliore, ma la verità è che la differenza di prezzo, alla borsa merci, tra extravergine, max 0.5 di acidità, e lampante si aggira intorno all’EURO. Diciamocelo chiaramente, se in una giornata di lavoro con 5 operai con gli abbacchiatori riesco ad ottenere 9/10 quintali di olive perfette, in quella stessa giornata con gli stessi operai e una scopatrice meccanica ne riesco a raccogliere, invece, 25/30. Per quella semplice differenza di un euro, parliamo sempre di prezzo alla borsa merci non quello che praticano i frantoiani al momento del ritiro del prodotto, che distingue l’olio di “qualità” da quello destinato alle raffinerie, non esiste e non esisterà mai nessuna convenienza a ricercare quel miraggio che è la produzione di qualità. Se si vuole la qualità bisogna anche essere preparati a pagarla il giusto prezzo, cos! a che ora non avviene.

Articoli e studi che pubblicizzano un aumento di reddito per le aziende agricole pari addirittura al 20% dal 2000 al 2005 sono solamente e totalmente ridicoli, fatti da gente che la materia la conosce solo attraverso un libro. La verità è che senza la PAC, io come molti altri olivicoltori, saremmo costretti semplicemente a lasciare andare in rovina quel grande patrimonio ambientale che sono i nostri ulivi secolari; cosa che anche con l’aiuto comunitario non è improbabile che accada.
Distinti Saluti,
Paolo Cataldi