La voce dei lettori

Intorno ai tentativi di aperta denigrazione dell’olio di oliva in Germania

Troppe parole in libertà. Il presidente di Federolio Forcella riferisce che è stato fatto il possibile. Le Istituzioni italiane, invece, hanno fatto sentire meno la propria voce

16 febbraio 2008 | T N

Caro Dottor Caricato,

ho letto con interesse su Teatro naturale del 9 febbraio scorso la nota “Gatta ci cova. Forti speculazioni intorno agli oli di oliva” (link esterno), relativo alla ricerca dell’Università di Munster secondo la quale il consumo di olio di oliva determinerebbe addirittura l’insorgere dell’arteriosclerosi.

Concordo in pieno con l’impostazione della nota; vorrei solo intervenire brevemente sul punto che riguarda le associazioni di categoria.

Lei si chiede “dove sono le Istituzioni, dove sono le associazioni di categoria? Perché non intervengono? Perché non agiscono?”.

Posso risponderLe, ovviamente, solo per quel che riguarda la Federolio.

Non appena abbiamo appreso della stravagante conclusione dello studio tedesco, abbiamo immediatamente informato (fornendo anche la documentazione in nostro possesso) due Istituzioni: la Commissione europea e il Consiglio Oleicolo Internazionale. Ad esse abbiamo chiesto immediati interventi volti a stroncare sul nascere l’insidiosa impostazione dello studio tedesco e di fare ciò sulla base dell’imponente letteratura scientifica disponibile e che è stata alla base di decenni di attività promozionali (comunitarie e del C.O.I.) a favore del consumo dell’olio di oliva.

Penso che quello che abbiamo fatto sia non solo giusto ma anche del tutto adeguato alla natura della situazione venutasi a creare. Diciamoci la verità, non è la prima volta (né sarà l’ultima) che si assiste – soprattutto in Germania, spiace dirlo – a tentativi di aperta denigrazione dell’olio di oliva. I primi risalgono alla fine degli anni ’80 e si sono puntualmente (salvo poche pause) ripetuti fino ad oggi. Abbiamo sentito di tutto: che l’olio di oliva ad alte temperature provoca di tutto o che contiene i più fantasiosi residui e tante altre parole in libertà.

Ebbene sono vent’anni che a tutto ciò noi replichiamo chiedendo alle Istituzioni di intervenire per ristabilire la verità e per tutelare l’immagine del prodotto. Devo dire che semmai con qualche tempo tecnico, ma la voce di Bruxelles e di Madrid, in varie modalità, si è fatta sempre efficacemente sentire. Meno, devo dire, si è sentita quella delle Istituzioni italiane; devo ammettere però che nella circostanza dello studio dell’Università di Munster, l’attenzione dell’interprofessione italiana mi è parsa puntuale.

Caro Dottor Caricato, ovviamente si può fare sempre di più e sempre meglio. Però io credo che vi siano frangenti in cui più di ogni altro siano essenziali gli interventi istituzionali e quello da Lei segnalato è uno di questi.

Mi consenta di chiudere con una notazione un po’ amara: a me pare che si senta la mancanza di una seria e continua attività promozionale a favore dell’olio di oliva e ciò anche a prescindere da ogni considerazione sull’assegnazione delle campagne. Io so solo che quando tanti anni fa la Federolio concorse a delineare il sistema dell’o.c.m. di settore, chiese e ottenne appositi fondi per una promozione finanziata al 100% da Bruxelles; ciò perché ben conoscevamo la peculiare natura del comparto dell’olio di oliva. Per almeno due decenni di promozione se ne è fatta tanta e bene e i risultati si sono visti in tutto il mondo. Oggi non è più così e lo studio dell’Università di Munster potrebbe essere anche una conseguenza, seppur indiretta, di questo mutato stato di cose.

La ringrazio dell’attenzione e Le porgo i miei più cordiali saluti.



Gennaro Forcella

Presidente Federolio



Caro Presidente Forcella,

grazie per la sua preziosa testimonianza.
Occorre riconoscere che Federolio fa sentire la propria voce anche in supplenza, talvolta, del silenzio e della inoperosità delle Istituzioni nostrane.

Luigi Caricato