La voce dei lettori

CORAGGIO, PAZIENZA, RISORSE E OLIO DI GOMITO

Una denuncia di Francesca Leggeri dalla Lucania. Una attività agrituristica, simbolo positivo di un'esperienza di successo, è ora compromessa da uno strano animale a sei zampe. Non ci sono Istituzioni che fermino la devastazione del territorio

14 febbraio 2004 | T N

Gentili signori,
sono una azienda agricola, che coltiva ed alleva secondo il metodo della agricoltura biologica; mi trovo in una splendida valle, quella del fiume Agri, in terra Lucana.
Questa regione d'Italia per molti è difficile da localizzare con immediatezza, ma da poco abbiamo dato prova di carattere e chi non ci conosceva ancora, ci ha conosciuto per una particolare "intolleranza" alle scoria nucleari.
La responsabile dell'Azienda IL QUERCETO, Francesca Leggeri, ha deciso da qualche anno di dedicarsi anima e corpo alla mia conduzione. Sono perciò una giovane azienda, sebbene già da dieci e più anni, qui in Lucania ho messo le prime radici per quell'attività collaterale che è l'ospitalità agrituristica.
Nessuno sapeva bene cosa fosse un agriturismo, nemmeno le amministrazioni locali erano pronte alle "stravaganze" dell' intrepida signora Nancy Musacchio, la mia fondatrice; per cui è stato tutto un cammino in salita, con grande impiego di coraggio, pazienza, risorse e olio di gomiti.
Finalmente oggi sono ormai a regime. Francesca, la figlia di Nancy, è davvero in gamba, una di quelle giovani imprenditrici donne che tanto piacciono all'Unione europea. Ho un posto in tutte le guide del settore, ed un articolo nelle più diverse riviste. Sono un riferimento per molti che cercano anche una vacanza per lo spirito. Per questo "Il Querceto" non è solo un agriturismo, ma è il simbolo positivo di un'esperienza di successo che propone un rapporto innovativo con il territorio. Oltre ad offrire ospitalità agrituristica, diamo lavoro a manodopera extracomunitaria e non, coltiviamo dei terreni che ormai solo pochi anziani del luogo riconoscono degni delle proprie fatiche, alleviamo il bestiame sotto il cielo, e curiamo il bosco, in modo da donare ai nostri ospiti un'esperienza forte come un ricco abbraccio di energia della natura.
Da qualche tempo uno strano animale a sei zampe, mai visto prima sul mio territorio, dagli orribili colori giallo, nero e rosso, che sottolineano il pericolo, ha invaso il territorio lucano con il terribile obiettivo di far passare un oleodotto che mi attraverserà. Avviene il disastro!
Con lettera del 20/11/03 e del 17/12/03 l'ENI S.p.A. nell'ambito di coltivazione di idrocarburi, così come concesso dal Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato, mi comunica di aver deciso che una striscia di terreno larga ben m 33,9 circa, lunga m 719 e profonda per tutta la lunghezza m 1,5 sarà interessata per i lavori di stesura di un oleodotto che collega i pozzi di estrazione all'area innesto del Centro Olio. Una superficie di circa 2,5 ettari rasa al suolo, e circa 36.500 metri cubi di terreno totalmente sconvolti.
Per il passaggio dell'oleodotto saranno sacrificati una parte di bosco, un oliveto, un vigneto, i prati e i pascoli permanenti, i campi coltivati a cereali ed a Fagioli di Sarconi (Igp), e saranno interrotte le recinzioni per il bestiame ed il paddock per cavalli. Verranno inoltre sconvolti ed alterati, la struttura e la tessitura del terreno, il profilo e le pendenze, e sarà deviato il corso naturale delle sorgenti superficiali e sotterranee.
Ho le idee chiare su cosa è una azienda agricola Biologica, ho fatto un'esperienza lunga in questo campo, ma a volte dopo le visite dellEni Spa mi viene una gran confusione.
Mi è stato detto che Francesca per poter tagliare a regola d'arte dal suo bosco un po' di legna da ardere, deve richiedere l'autorizzazione dietro presentazione di un gran bel mucchio di documenti, e non è sempre facile averla. Invece l'Eni Spa taglierà completamente interi boschi che non potranno più essere ripiantati finchè l'Eni vorrà. C'è qualcosa che non mi è chiara, come azienda agricola ho la funzione ed il compito di salvaguardare il territorio e l'ambiente e per farlo devo perdermi nei labirinti delle norme. Ed invece l'Eni, che distrugge il bosco in nome di sa quale utilità, va giù tranquilla con l'aiuto delle norme! L'azienda agricola a fatica oggi mantiene un'economia da pochi riconosciuta e quindi aiutata.
L'Agricoltura Biologica ha tra i suoi sacrosanti punti fermi quello di mantenere la fertilità del terreno anche con l'apporto di sostanza organica agli strati superficiali, che sono esplorati dagli apparati radicali delle piante coltivate e spontanee. Un fascio di condotte all'interno delle quali scorre petrolio è la stessa sostanza organica di cui parla il Reg. CE 2092/91 sul metodo dell'agricoltura biologica? Come verrà giustificato agli occhi dei miei ospiti, che sono fuggiti dal caos delle città europee, l'impatto ambientale che avrà la striscia di terreno spoglia di alberi e da qualsiasi altra cosa che abbia un carattere di permanenza, che attraverserà il mio ed i nostri boschi di querce?
L'Associazione Italiana Agricoltura Biologica ha steso un disciplinare sugli agriturismi ecocompatibili premiando con una margherita le attività e i servizi offerti in un criterio di ecosostenibilità. Un oleodotto in azienda fa guadagnare una margherita agli Agriturismi bioecologici?
Ed ancora non mi è chiaro se questa striscia di terra, interessata dalla servitù di oleodotto, mantenuta libera, sgombra e debitamente segnalata deve essere protetta per tutta la sua lunghezza e la sua larghezza per i pericoli che gli agricoltori biologici possano procurare alle tubazioni; o gli agricoltori biologici devono dormire sonni agitati perché sotto, a pochi metri corre una condotta forzata che può e continua a dare un danno all'ambiente?
Alcuni esperti assicurano che per quanto le condotte siano date per affidabili e stagne, trasudano comunque sostanze che poco hanno a che fare con gli strati superficiali del terreno, dove pascolerà il bestiame, dove scorrono le sorgenti, e dove gli ospiti dell'Azienda faranno le escursioni?
La Lucania una volta era famosa per le sorgenti di acqua, per la bellezza delle montagne e dei boschi, da domani grazie all'Eni Spa la Valle dell'Agri sarà famosa per il petrolio. E l'Azienda Agricola Biologica Il Querceto spenderà la misera indennità di servitù ricevuta dall'Eni Spa per chiudere l'attività e abbandonare la Montagna.
Permettete che adesso sia io, Francesca Leggeri, titolare dell'Azienda, a prendere la parola. L'ipotesi di chiudere, perché ciò sarò costretta a fare, è per conto mio inaccettabile. Avendo riposto una enorme fiducia nell'Agricoltura Biologica, sia per passione che per scelta d'impresa, chiedo (a chi si fa garante dei principi e del metodo biologico tramite il controllo e la certificazione ad Iea, quale Organismo di Controllo e all'Aiab, quale associazione dei produttori agricoli biologici) una risposta che soddisfi un quesito tecnico ed etico: come è possibile conciliare l'ecosostenibilità di un territorio con la sua devastazione certa? Come conciliare l'esistenza di una azienda agricola biologica con la costruzione di un oleodotto?

Cordiali saluti
Azienda Agricola IL QUERCETO
Francesca Leggeri

Azienda bio-eco-logica "Il Querceto" - La Terra di Nancy; Podere Querceto, Barricelle di Marsicovetere, Potenza; ilquerceto@tiscali.it


Comprendiamo le ragioni della sua denuncia. Purtroppo la vita per le aziende agricole non è facile. Di storie come la sua ve ne sono tante. Irrisolte molto spesso. Di fronte ai colossi non si può nulla e le Istituzioni certamente non aiutano. Anzi. Non ho suggerimenti da darle. Cercare di intervenire attraverso le vie legali è un costo notevole. Capisco l'amarezza. La sua denuncia è però importante. Serve per documentare le difficoltà di un'agricoltura oramai alle corde per l'ignavia delle Istituzioni.