La voce dei lettori
TROPPE LE CERTEZZE DEI NOVELLI ECOLOGISTI, MAI UN DUBBIO
Inquinamento. Ora è tutta colpa dell'agricoltura. Qualche anno fa ogni responsabilità veniva addossata alle auto e alle industrie. La causa non può essere invece del nostro complessivo modello di sviluppo?
06 ottobre 2007 | T N
Signor Grimelli,
evidenzia tanto preconcetto e superficialità nel suo articolo riguardo a Rifkin (già premio nobel per l'economia e non un "bizzarro economista", ma chi è lei????) e da quanto da tempo afferma e che ultimamente trova sempre più consensi nel mondo accademico. Dati di fatto che non sono stati inventati ieri, ma da tempo presenti e comprovanti, che non si possono scientificamente smentire, si può solo far finta che non esistano.
à stato calcolato che se il mondo occidentale dimezzasse (non tutti vegetariani, dimezzare!) il consumo di carne, metterebbe in pratica il protocollo di Kyoto senza spendere un soldo e senza scomodare i politici. Penso che questo dovrebbe farla riflettere. Forse lei ha figli e nipoti, dovrebbe riflettere anche su quanto possiamo fare per lasciargli un mondo quanto meno vivibile. Così come noi, e chi come noi la pensa come Rifkin, sappiamo benissimo che il problema non è la sovrapopolazione, ma bensì di mal ripartizione delle risorse, dove il 20 % rappresentato dai paesi così detti industrializzati consumano l'80 % delle risorse e il restante 80 % si spartisce il 20 % di risorse.... Nutrire tutti si può. La invito ad informarsi un po' meglio, tenendo bene a mente che....
Tutte le verità passano attraverso tre stadi. Primo: vengono ridicolizzate, secondo: vengono violentemente contestate, terzo: vengono accettate dandole come evidenti.
Arthur Schopenauer
Lei mi sembra rimasto un po' indietro nel percorso della storia..
Ragioni ecologiche
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Scelta sociale (presenti i bambini che muoiono di fame? ecco noi possiamo fare qualcosa per loro!)
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Ragioni Economiche (quel famoso siamo in troppi su sta terra)
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Ora mi dirà che sono informazioni di parte... ebbene sì!!! ma ha tutte le possibilità di verificare personalmente i dati...
Sarebbe bello leggere ogni tanto delle informazioni imparziali e non solo opinioni personali o di comodo di giornalai, facendo presente TUTTI gli aspetti in gioco... mi sembra che ci sia una deliberata volontà di oscurare punti importanti, fondamentale per la nostra salute e la nostra vita, così come quella del pianeta e del nostro prossimo. Complimenti!
Sabrina Piacente
Svizzera
Gent. Signora Piacente,
evidentemente non ha letto attentamente l'articolo perchè non ho messo in discussione i dati presentati dal dott. Rifkin, si tratta di studi Fao e pertanto attendibili.
Come giustamente sottolinea nella sua mail siamo in molti su questo pianeta, la pressione demografica è in continua crescita mentre le risorse disponibili, sia energetiche sia alimentari, sono in lenta diminuzione. Tutta colpa dei Paesi industrializzati, ma La Cina e l'India sono Paesi industrializzati? Credo proprio di sì, anche perchè insieme consumano più acciaio di Europa e Usa messi insieme e sono principalmente i loro forsennati acquisti di petrolio ad aver fatto alzare i prezzi del greggio. Quando all'apporto di questi due enormi Paesi all'inquinamento globale i dati sono discordi. La Cina soprattutto non brilla per trasparenza ma è sufficiente vedere la sorte dei fiumi cinesi per capire il grado di sviluppo selvaggio della loro economia industriale. Certo non sarebbe giusto, nè eticamente nè moralmente, dar loro addosso quando noi occidentali abbiamo avuto lo stesso modello di sviluppo qualche decennio or sono. Ma quando si muovono in tale direzione questi Paesi, 3 miliardi di persone, il problema si ingigantisce, anche sotto il profilo alimentare. Non è infatti scontato, neanche per la Fao, che il nostro pianeta riesca a mantenere 6-9 miliardi di persone, per questo sono dubbioso di fronte alla sua sicurezza e alle sue certezze.
Può essere che una "ecotassa agricola" sia la risoluzione salvifica di tutti i nostri problemi? Credo di no e su questo punto concordano, mi spiace per lei, tutti i principali esperti mondiali, tra cui annovero i diversi premi Nobel che hanno contribuito alla stesura del protocollo di Kyoto. Ciò che ho contestato a Rifkin non è quindi la diagnosi, ma la cura.
Rifkin è un economista e pertanto ragiona in termini economici e sociologici ma non, purtroppo, agronomici e alimentari. Quali altri alimenti, di origine vengetale, possono integrare una dieta in cui si riduce, pardon si dimezza, l'apporto proteico della carne? Prevalentemente legumi e soia. Possiamo aumentare, in pochi anni e in maniera decisiva, la produzione di questi alimenti? Sì, certo ma a scapito di altri prodotti, perchè purtroppo, è questo che sfugge alle logiche econometriche, la superficie agricola utilizzabile del nostro pianeta è limitata e soprattutto è già abbondantemente sfruttata. Vi sono fondati dubbi che non si riuscirà a sopperire alle necessità mondiali di cerali (previsione +20% in 20 anni) dove è pensabile trovare altra terra da destinare alla coltivazione di legumi e soia? Su Marte?
Resta naturalmente la possibilità di incrementare le produzioni su unità di superficie, ovvero intensificare e industrializzare ulteriormente l'agricoltura. Processo non ecosostenibile perchè già oggi l'agricoltura è depauperatriche di risorse. Altra possibilità sono gli ogm che permetterebbero di colonizzare altri suoli, normalmente non considerati fertili e di ridurre gli input chimici ed energetici. Vi sono però, e credo giustamente, forti dubbi e resistenze su una diffusa coltivazione di organismi geneticamente modificati perchè sono ignoti ancora gli impatti sull'ambiente e sulla salute umana, almeno nel lungo periodo.
Il protocollo di Kyoto, purtroppo tanto vituperato e mai applicato in Usa e Cina che insieme producono il 50% dei gas effetto serra mondiali, parte da altri presupposti. Tutti i settori devono dar il loro contributo a diminuire l'inquinamento e lo si può fare, questo il postulato del protocollo, senza alcun cambiamento dei nostri stili di vita.
Un approccio multidisciplinare che prevede la creazione di modelli di sviluppo alternativi, complessivamente (industria, servizi e agricoltura) più ecocompatibili.
Non è addossando il carico della riduzione dell'inquinamento a un singolo comparto che si può instillare una coscienza ecologista a livello collettivo.
Non si può essere ecologisti scaricando le responsabilità sulle spalle di altri.
Lo ribadisco, non credo nelle soluzioni miracolose, specie su quelle che richiedono sacrifici solo a una parte della società , e in particolare a quella più debole: oggi l'agricoltura.
Cordiali saluti
Alberto Grimelli