La voce dei lettori

L'INCAZZATURA, MA NON L'ABUSO

10 gennaio 2004 | T N

Caro Direttore, mi piace molto disquisire con lei, ma, non so come meglio esprimermi e confermare la mia voglia, come credo quella di molti altri cittadini italiani, di rimanere nel termine abusato dell'incazzatura!
Attenzione, la troppa rabbia non ha mai portato a risultati ottimali, o meglio ha dato modo di far nascere insurrezioni popolari che ben ricordiamo nella storia mondiale.
Grandi concetti che lei meglio esprime non sono supportati da esempi di alti personaggi che ci rappresentano, ahimè non vorrei parlare di Parmalat ma dica lei qualcosa in merito.
Non è il "troppo star bene" (se fosse possibile per tutti) che a volte fa male, sono le ingiustizie e la cattiva e disuguale distribuzione del benessere che rovinano.
...forse forse il sistema di Sparta e il superato comunismo si erano meglio avvicinati al poco ed uguale ma per tutti, con gli altri mille difetti che non voglio nascondere di eccessivo "piattume" sulle menti umane ma, nel 2004 siamo ancora molto lontani da qualcosa di seriamente valido.

Cordialmente,
Carmen Schettino
Milano, 7 gennaio 2004


Nota per i lettori. La presenta lettera è il seguito di una precedente, pubblicata sul numero 17/2003 di Teatro Naturale ("Il comando del plotone"), a sua volta scaturita dall'articolo "L'etica dell'abuso", in "Campo libero" (TN, 14/2003).
Riguardo al caso Parmalat, ho espresso il mio pensiero nel "Campo libero" di questo numero in corso, e credo che sia esemplificativo della mia posizione riguardo alle anomalie del presente, che sono poi le anomalie di sempre.
Non credo esistano società perfette. L'uomo non ha una natura buona, ma può conseguire il bene, questo sì.
Buono è soltanto chi esprime santità, ma sono pochi gli eletti. Accontentiamoci di subire le ingiuistizie che accadono in seno a un Paese democratico. Non sta bene, ma sono da preferirsi ad altri possibili scenari.
L'incazzatura (come lei scrive) può aver senso se incanalata nel modo giusto, senza però favorire quell'etica dell'abuso che ho tanto deplorato.
L. C.