La voce dei lettori

LIBERTICIDA BERSANI?

Ci scrive Gianpaolo Paglia

09 settembre 2006 | T N

Gentile direttore,
come sempre leggo con attenzione la newsletter che periodicamente mi inviate (pur non avendo richiesto nessun permesso, ai sensi delle normative sulla privacy, ma non me ne cruccio troppo). Devo constatare che la vostra linea editoriale è coerente. Dopo l'articolo di qualche mese fa sull'apologia alle sovvenzioni all'agricoltura, adesso una bella lettera di un povero Architetto che si lamenta sulle possibili liberalizzazioni promesse dal ministro Bersani. Le quali vengono definite nel titolo liberticide.
Noto che non c'e' pudore nel rappresentare la realtà al contrario. Sarebbero liberticide le regolamentazioni intese a dare più libertà di scelta ai cittadini? Io pensavo il contrario, ma è chiaro che anche a 40 anni non si finisce mai di imparare.
Quanto ai sigg. professionisti, il cui argomento principale sembra essere: "se non ci sono le tariffe minime non saranno garantiti i minimi parametri di qualità", gli consiglio di entrare nel secolo corrente prima che il loro lavoro venga, finalmente, sostituito da colleghi europei che sono abituati ad un concetto che sembra a loro estraneo: la concorrenza. Mentre loro paventano disastri con l'ingresso delle liberalizzazioni in Italia (non sara mai troppo presto), forse gli si potrebbe far notare come le case vengano costruite lo stesso e sembra che riescano a stare in piedi anche in paesi secondari, come ad esempio il Regno Unito, dove un concetto come la tariffa minima obbligatoria farebbe rivoltare nella tomba schiere di illustri economisti, e sopratutto, scatenerebbero una rivolta popolare da parte di cittadini abituati a conivere con il concetto di "qualità di servizio" sconosciuta nei nostri lidi. Basta provare.
Non resta forse organizzarci anche noi produttori di vino in un ordine professionale, e prendere come primo provvedimento quello dell'adozione di una tarriffa minima per il vino. Non vorrete mica, voi consumatori, correre il rischio di disgustarvi il palato pagando una bottiglia di vino (o di olio, o di succo di frutta, o di acqua, ecc.. ecc.) troppo poco?
Saluti cordiali

Gianpaolo Paglia


Liberticida Bersani? E perché no? In fondo le riforme necessitano di una concertazione tra le parti, ammesso che si voglia ancora pensare a una democrazia in cui tutti possano esercitare concretamente il proprio diritto ad essere ascoltati e tenuti in considerazione.
Il nostro Paese, è vero, ha urgente necessità di una svolta, ma questa - non dimentichiamolo - deve avvenire senza atti di imperio.

"Teatro Naturale" resta una rivista non ideologica: quindi, si tranquillizzi, siamo liberi da ogni appartenenza. Dentro ci versiamo l'anima, e pur facendo un'informazione utile, non riceviamo alcun finanziamento dallo Stato, proprio a dimostrazione della nostra libertà su ogni fronte. Qualsiasi parere viene accolto con grande piacere, ragione per cui abbiamo dato ospitalità anche alla lettera dell'architetto da cui è poi scaturito il suo disappunto. E' la democrazia, caro Paglia.

Per chiudere, lei scrive che non ha espressamente richiesto il permesso, ai sensi della normativa sulla privacy, di ricevere "Teatro Naturale". Le credo, ed è per questo infatti che in coda alla newsletter appare, come previsto dalla legge, la seguente dicitura:


A norma del Dlgs 196/2003, Codice in materia di protezione dei dati personali, la Sua e-mail è stata inserita nel nostro database perchè espressamente da Lei richiesto o perchè reperita da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque, fermi restando i limiti e le modalità che le leggi, i regolamenti e la normativa comunitaria stabiliscono per la conoscibilità e pubblicità dei dati. Questo messaggio include la possibilità di essere rimosso da ulteriori invii di posta elettronica. Qualora non intendesse ricevere ulteriori comunicazioni la preghiamo di inviare un email vuota a...

Luigi Caricato


Sig. Caricato,
a me non sembra affatto autoritario uno stato che difende le garanzie civili, e permette lo sviluppo della concorrenza. D'altra parte mi sembra impossibile che per ogni provvedimento di legge, specialmente quando non sono leggi che toccano i convincimenti etici o religiosi (vedi aborto, ecc.) ma puramente di carattere civile (come le tariffe dei professionisti), lo stato interpelli tutti i cittadini. Questo è vero specialmente nel nostro caso, in cui da una parte ci sono i professionisti, quindi una categoria rappresentata dai suoi organismi, e dall'altra parte, come controparte, tutti i cittadini, i quali avendo espresso un voto hanno delegato un governo a rappresentarli.
Ed è esattamente questo mi aspetterei da un governo responsabile, che difenda le libertà civili di tutti i cittadini contro i particolari interessi di una parte di essi (cosa che avviene, ad es, in Inghilterra, e in altri paesi "autoritari" suoi pari).

Caro sig. Caricato, lungi da me l'idea di negare l'accesso alla sua rivista agli sfoghi di una categoria vessata come quella degli architetti. Dal mio punto di vista ho solo rilevato una certa coerenza nella sua linea editoriale, che mi sembra rappresentare una certa visione del mondo, lontana da quella del libero mercato. Nessun problema, ognuno è libero di pensarla come vuole, e grazie al cielo, di poterlo esprimere su mezzo altamente democratico e certamente affine all'idea di libertà e concorrenza, come internet. D'altra parte questa libertà non ci esime dal rispetto di alcune regolette, che non sono esattamente assolte con la sua informativa. La nuova legge, infatti, oltre ai principi di correttezza liceità e trasparenza nel trattamento di dati personali ai quali chi opera deve obbligatoriamente attenersi, stabilisce (art. 130, "Comunicazioni indesiderate") che l'uso di sistemi automatizzati di chiamata senza l'intervento di un operatore per l'invio di mateiale pubblicitario, o di vendita diretta, o per il compimento di ricerche di mercato di comunicazione commerciale è consentito con il consenso dell'interessato. Espressamente, poi, si prevede che ciò vale anche per e-mail, telefax, sms. E' necessario, dunque, che l'interessato acconsenta espressamente all'invio di pubblicità tramite tali strumenti. Il che vuol dire che, prima io devo acconsentire e poi le mi può mandare la rivista.

Per sua conoscenza le invio un estratto del provvedimento generale (Parere del 29 maggio 2003) dell'autorità per la privacy (link esterno):
"2. INVIO LECITO DI POSTA ELETTRONICA PUBBLICITARIA
Gli indirizzi di posta elettronica recano dati di carattere personale da trattare nel rispetto della normativa in materia (art. 1, comma 1 lett. c), legge n. 675).
La loro utilizzazione per scopi promozionali e pubblicitari è possibile solo se il soggetto cui riferiscono i dati ha manifestato in precedenza un consenso libero, specifico e informato."
....Questa Autorità si è pronunciata più volte in materia ribadendo che la circostanza che gli indirizzi di posta elettronica possano essere reperiti con una certa facilità in Internet non comporta il diritto di utilizzarli liberamente per inviare messaggi pubblicitari (cfr., ra l’altro, la decisione dell’11 gennaio 2001 - in Bollettino del Garante n. 16)."
...La legge individua il contenuto dell’informativa agli interessati, nonché i casi in cui è necessario il consenso espresso dell’interessato o è possibile prescinderne (artt. 10, 11, 12 e 20 legge n. 675).
Al riguardo va nuovamente rilevato che non può farsi a meno del consenso ritenendo che i dati personali relativi all’indirizzo di posta elettronica —e all’indirizzo in particolare- siano "pubblici" in quanto conoscibili da chiunque."
...Il consenso, da documentare per iscritto, deve essere manifestato liberamente, in modo esplicito e in forma differenziata rispetto alle diverse finalità e alle categorie di servizi e prodotti offerti, prima dell’inoltro dei messaggi (art. 11 legge n. 675).
Tale disciplina non può essere elusa inviando una prima e-mail che, nel chiedere un consenso abbia comunque un contenuto promozionale oppure pubblicitario, oppure riconoscendo solo un diritto di tipo c.d. "opt-out" al fine di non ricevere più messaggi dello tesso tenore (questo è il suo caso)
Al contrario, è opportuna e va incoraggiata la prassi di alcuni fornitori i quali, dopo aver ottenuto realmente un valido consenso dei destinatari, danno semplice conferma della sua manifestazione, attraverso un messaggio volto unicamente ad annunciare il successivo inoltro di materiale pubblicitario. Tale prassi, se utilizzata correttamente, consente tra l’altro di verificare l’effettiva corrispondenza dell’indirizzo di posta elettronica ai soggetti che avevano espresso il consenso, nonché di accertare il permanere di tale volontà."

Spero di esserle stato utile nel farle osservare questa lacuna che la espone al rischio di interventi da parte del Garante per la privacy.
In ogni caso le do il mio consenso all'invio della rivista in questione. Infatti, pur non condividendone la linea editoriale vi trovo spesso qualche spunto interessante.
Cordiali saluti
G.Paglia


Se lei equipara l'invio di una newsletter di una rivista, ovvero di una testata giornalistica iscritta al registro della stampa, a una comunicazione pubblicitaria, è sintomo di una visione del mondo diametralmente opposta alla nostra. Capisco il suo atteggiamento di chiusura, ma siamo evidentemente così distanti nelle rispettive posizioni che - mi creda - non vi può essere alcuna forma di dialogo.
D'altra parte, equiparare una rivista (che significa: informazione, pensiero) a una comunicazione pubblicitaria oltre che assurdo è pure offensivo. Non mi scandalizzo per questo, sono abituato alle stranezze più impensabili.

Sono senz'altro d'accordo con la necessità di difendere le libertà civili di tutti i cittadini, ma appunto di "tutti" i cittadini, non di una parte soltanto com'è finora accaduto ormai da decenni in Italia, con la complicità del mondo sindacale e politico.

Certo è, comunque, che lei di "Teatro Naturale" ha letto soltanto pochi articoli, ma non ha verificato, prima di attribuire sbrigative collocazioni, quanto è stato pubblicato a partire dal settembre 2003.
Non siamo affatto lontani da una logica improntata sul libero mercato, come lei si impone di credere. Siamo semmai contrari a esasperare tale indirizzo di pensiero. Ciò che importa, è assicurare le esigenze di ciascun individuo senza per questo ricondurlo unicamente alle stringenti logiche di mercato. L'uomo non è merce, ma persona.

Luigi Caricato