La voce dei lettori

6 / BASTA CON IL TEMA OLIO & SALUTE? PARAGONI AZZARDATI

Ci scrive Francesca Petrini: "non condivido tuttavia, con il signor Tega, il paragone troppo azzardato con il prodotto sigarette... L'olio ...è un bene di prima necessità che entra giornalmente nel nostro regime alimentare e il suo uso è consapevole..."

20 maggio 2006 | T N

Gentile dottor Caricato,

ho seguito con attenzione il confronto che si è aperto sul binomio olio e salute e sull’opportunità, così come viene sostenuto dal signor Luigi Tega, di ridare “appeal” ad un prodotto apparentemente spento.

Il tema è cruciale e meriterebbe addirittura una trattazione a livello accademico visto l’interesse che ha suscitato.
Come Lei ben sa, sono produttrice di oli extra vergini di oliva dei quali accentuo, oltre le caratteristiche organolettiche, anche gli aspetti nutrizionali.

Concordo pienamente quando dice che l’olio che si ricava dalle olive è “puro succo di oliva” ed è pertanto un alimento sano e salutare.
Famoso è il “Seven Countries Study” degli anni ’50, ad opera del dott. Ancel Keys e Francisco Grande Coviàn, che dimostra che le popolazioni che consumano grassi sotto forma di olio di oliva, presentano bassi livelli di colesterolo nel siero ed una bassa incidenza delle cardiopatie coronariche.
Questo studio fu condotto esaminando la dieta alimentare di ben 22 popolazioni appartenenti appunto a 7 paesi diversi.

Prima di questa ricerca, e per diversi anni, l’importanza dell’olio di oliva fu ignorata nei paesi al di fuori del Mediterraneo; dopo tale studio, milioni di persone nel Nord America, in Australia ed in parte dell’Europa, passarono dal consumo di grassi saturi a quello degli insaturi come gli oli vegetali tra cui l’olio d’oliva.
Insomma la domanda mondiale di olio era aumentata.
Da allora molti studi e ricerche sono state effettuate sulle qualità nutrizionali ed i benefici che l’olio di oliva può portare alla salute ed ora sono riconosciuti in tutto il mondo.

Vengo al punto.
La premessa era necessaria per dimostrare che l’aver evidenziato, a livello scientifico, i benefici dell’olio di oliva è stato nel tempo determinante perché il comparto olivicolo crescesse sia in termini di maggiore consapevolezza sia di maggiore offerta. Tutto sommato un risultato più che positivo.
Comunicare le virtù terapeutiche dell’olio di oliva non è dunque solo doveroso ma opportuno, anche se ciò giustamente non costituisce e non coincide con la strategia di comunicazione bensì ne rappresenta un aspetto, una parte.
Comunque fondamentale!

Non condivido tuttavia, con il signor Tega, il paragone troppo azzardato con il prodotto “sigarette”.
Sarà pur vero che nel caso delle sigarette, esista una correlazione inversa tra aspetto salutistico (quanto dice la scienza medica in merito al pericolo per la salute) e consumo di tabacco nel mondo (in aumento) ma attenzione a non confondere la natura del bene. La sigaretta rappresenta il veicolo che sviluppa dipendenza psico-fisica e per questo è assimilata a una droga con effetti dannosi accertati.
L’olio, no! E’ un bene di prima necessità che entra giornalmente nel nostro regime alimentare e il suo uso è consapevole.


Accolgo comunque lo spirito provocatorio del signor Tega e ritengo che quanto da lui detto fornisca comunque degli stimoli alla riflessione.
I concetti come spinta emotiva all’acquisto,rispecchiamento comportamentale e linguistico, target di riferimento, ecc. sono indubbiamente “leve” importanti per formulare i piani di comunicazione e di marketing aziendale e in modo particolare di quelle aziende che posizionano il loro prodotto in certi segmenti di mercato dove il fattore evocativo del “sogno” risulta essere determinante per l’acquisto.
Il contesto da cui ha preso origine il dibattito è però diverso, con finalità diverse; si parla infatti di comparto olivicolo poco vitale, considerandolo nella sua totalità, coinvolgendo tutte le tessere del puzzle come i produttori, le associazioni olivicole, le associazioni dei consumatori, le istituzioni, la stampa di settore, i medici, i nutrizionisti, ecc.

La sua crisi è infatti prevalentemente strutturale, mancando una linea di condotta istituzionale precisa, i cui effetti si chiamano disgregazione del settore e carenza di concertazione tra le parti.
Non può essere tutto ricondotto alla sola questione della comunicazione. Magari lo fosse!
Insomma per ravvivare il comparto, non è necessario smettere di parlare di olio e salute anzi, a mio avviso, dovremmo parlarne ancora e molto di più, purché correttamente e con linguaggi diversi, anche in contesti non usuali come negli ospedali e nelle scuole; oggi più che mai, date le pressanti richieste di cibi più sicuri e naturali.

Nelle nostre scuole non esiste ancora l’insegnamento dell’educazione alimentare e poi ci si allarma quando si mette in evidenza il problema dell’obesità nei bambini! Paradossalmente ci sono dei genitori che quando vedono i loro bambini gustare una sana bruschetta con l’olio di oliva, li ammoniscono dicendogli che è troppo grasso.

Parlare di olio comunicandone soprattutto gli aspetti salutistico-nutrizionali dovrebbe essere un dovere morale per molti visto che fa parte di noi stessi, della nostra cultura e del nostro mangiare che rappresenta un modello in tutto il mondo.

Potremmo magari discutere su come fare comunicazione e quale strategia adottare, ma mai smettere di parlare di olio e salute. Il problema vero è che a volte si tende a “sparlare” di olio e degli effetti sulla salute, ad abusare della sua non conoscenza; ciò accade soprattutto quando i mass media lasciano un po’ troppo campo libero a certi presuntuosi che, a causa della loro pseudo padronanza della materia, offuscano l’informazione facendo solo una grande confusione a discapito della verità. In televisione, ce ne sono di esempi! Essendo lo strumento più potente per via ovviamente del livello di amplificazione, si sentono tali stupidaggini in tema di alimentazione e cucina che si arriva persino a pensare di aver sbagliato mestiere e che basta un niente per rimettere tutto in discussione.
Per carità, non me ne voglia nessuno ma è vero o no!?!

Cordialmente,

Francesca Petrini