La voce dei lettori

COMPARTO OLIO DI OLIVA , IL DISSENSO DI UNAPROL E’ TOTALE

Ci scrive Ranieri Filo della Torre: un cumulo di inesattezze sull’Unaprol
Risponde Luigi Caricato:

29 aprile 2006 | T N

Il nostro dialogo con l’Unaprol è di vecchia data. E molto duro, perfino ruvido alle volte, ma è la realtà dei fatti che lo richiede.

Il comparto olio di oliva in Italia boccheggia, e qualcuno dovrà pur rispondere della situzaione in cui ci si ritrova da lungo tempo.

E’ evidente che l’Unaprol abbia delle responsabilità, essendo una realtà istuituzionale di primo piano. Insomma, non è un’associazione culturale di volontari. Da loro è giusto pretendere dei risultati concreti e determinanti per il comparto, non azioni semplici, che chiunque con poche risorse può conseguire.

La lettera del direttore Unaprol Ranieri Filo della Torre è scaturita dal seguente editoriale:

E’ SILENZIO SUL COMPARTO OLEARIO
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DALL'UNAPROL

Caro Direttore,
con la franchezza di sempre, che è un sentimento nobile tra persone che si stimano, desidero esprimerTi un totale dissenso dal cumulo di inesattezze scritte sull’Unaprol.

Capisco che siamo in primavera e forse qualche distrazione appare umanamente possibile.

Non però sul piano professionale poiché le Tue dichiarazioni costituiscono un totale stravolgimento di una realtà che non dovrebbe sfuggire ad una persona attenta come Te, così come certamente non sfugge ai Tuoi lettori.

La sublimazione da struttura solida in rarefatto aere gassoso dell’Unaprol dovrà ancora attendere un bel pezzo.

Il “biancardo” non ci appartiene.

Non siamo mai stati così vivi, vegeti e presenti come in questi ultimi tempi.

Ti faccio solo alcuni esempi, che peraltro ben conosci, perché si tratta di iniziative alle quali sei stato invitato o delle quali comunque la grande stampa agricola e non, ha ampliamente e puntualmente commentato.

Penso ad esempio al Convegno di metà dicembre dello scorso anno svolto all’Hotel Sheraton di Roma dove abbiamo tra l’altro lanciato una strategia di settore mirata su quattro assi portanti: quello d’eccellenza del prodotto (DOP, IGP, Biologico, Tracciato ecc.), il rilancio della filiera corta, gli accordi agroindustriali e di filiera tanto per gli oli vergini che per il lampante.

Sempre a Roma il 17 dicembre dello scorso anno abbiamo compiuto l’atto di trasformazione dell’Unaprol in Società consortile, così come richiesto dal decreto legislativo 102/05 sulla regolazione dei mercati.

A febbraio presso l’Hotel Massimo d’Azeglio abbiamo tenuto un seminario internazionale di quattro giorni su impresa e lavoro di fronte al futuro: innovazione, ricerca, qualità e mercato, alla presenza dei migliori ricercatori ed operatori europei del settore.

Ne è nato tra l’altro un accordo tra noi e la Spagna per consentire alle imprese olivicole dei due paesi di accedere alle informazioni più recenti sulle innovazioni e le nuove tecnologie per lo sviluppo del comparto.

In questo periodo abbiamo partecipato a bandi internazionali e nazionali sulla promozione, sulla tracciabilità e la qualità, sulla qualificazione del lavoro.

Siamo risultati, come sempre, i primi nelle graduatorie dei bandi non certo per la scarsa consistenza di competitori europei o nazionali e né perché siamo benedetti dallo spirito santo.

Se ancora leggi i comunicati stampa avrai visto, tra l’altro, che abbiamo attivamente collaborato con l’INSOR sui temi dell’olivicoltura di frontiera, con un gruppo di Università sul recupero degli oliveti periurbani, con il CRA per l’attuazione dei progetti RIOM e Mezzogiorno.

Abbiamo completato il bando europeo sul progetto tracciabilità consentendo ad oltre sei mila aziende una certificazione di processo senza costi aggiuntivi ed inserendosi in un programma commerciale sui mercati esteri.

La giovane olivicoltura piemontese si è rivolta all’Unaprol per poter crescere e creare una propria identità di mercato.

Le nostre associazioni continuano regolarmente a promuovere iniziative sulle DOP, sulla tracciabilità, sul confezionamento ecc., incontri ai quali molto spesso partecipi personalmente.

Abbiamo collaborato con la Fiera di Verona per ragionare su un prodotto diverso e migliore del SOL che così come è oggi non riesce a decollare.

Allo stesso SOL siamo stati presenti nei modi e nelle forme che le nostre aziende associate ci hanno richiesto.

Siamo e vogliamo essere sempre di più lo strumento per accompagnare le imprese al mercato.

Su un'unica cosa sono d’accordo con Te: siamo scomparsi ………..dalla gestione delle domande di aiuto.

Non mi sembra che questa lontananza dalle scartoffie ci abbia creato, alla luce delle considerazioni sopra esposte, crisi di astinenza, di identità o vuoti di memoria.

La nuova normativa assegna a nuovi centri di servizio, denominati CAA, la gestione delle domande di aiuto.

Ai quasi quaranta CAA che sono sorti e alle loro circa mille sedi periferiche auguriamo, nell’interesse degli olivicoltori, buon lavoro.

Nella speranza che i produttori continuino ad essere pagati con la stessa regolarità con la quale, in un sistema più complesso, le nostre associazioni hanno garantito per quasi trentanni.

Colgo l’occasione per invitarTi fin d’ora al nostro convegno annuale e alla nostra assemblea che terremo il 19 e 20 maggio p.v. a Roma

Cordiali saluti.


Ranieri Filo della Torre


DA "TEATRO NATURALE"

Vorrei ben vedere che non si facesse proprio nulla intorno all'olio di oliva.
Il silenzio sul comparto in Italia è un silenzio non di manifestazioni, incontri ed eventi vari, seppur utili e propositivi. Questi lasciano però ben poco di sostanzioso, seppure aiutano a dare qualche flebile respiro al comparto.

Il silenzio di cui denuncio l'immobilismo di Unaprol, ma anche dell'associazionismo in generale, è un silenzio operativo sul fronte politico, della comunicazione e della programmazione e pianificazione strategica del settore. Non è poco.

Vogliamo forse prenderci in giro e negare l'evidenza di un declino inarrestabile dell'Italia olearia?
E' sufficiente stare accanto a chi lavora per rendersene conto. Occorre il contatto con la realtà di tutti i giorni.
Uno stato di diffuso malessere esiste, non è frutto di invenzione. L'Italia dei grandi marchi storici sta perdendo i propri pezzi e chissà se un giorno la Spagna non si approprierà perfino dei nostri oliveti, così, giusto per darci una lezione di stile.

Possiamo dunque negare l'evidenza? Mi pare di no.
Lo stato della realtà è quello che è. Bisogna tacerla ed essere forzatamente ottimisti? Non credo, perché c'è chi ha una responsabilità diretta in tale inarrestabile declino.
Nelle squadre di calcio l'allenatore che fallisce gli obiettivi viene esonerato, talvolta anche in modo sgradevole e sgarbato.
E' solo nell'associazionismo agricolo (più in parricolare in quello olivicolo; come pure in altri ambiti decisionali) che gli "allenatori" restano perennemente in carica, anche quelli più scarsi.
Ci sono troppi rami secchi e, si sa, una sana potatura fa solo del bene, non nuoce.

Sono solo vuote parole le mie note d'accusa?
E' forse puro qualunquismo, come si usa dire?
Io vedo in realtà la gente lavorare con passione mista a delusione continua.
Vedo olivicoltori che ancora resistono.
Vedo piccole e medie aziende, anche cooperative, che ancora insistono per difendere il proprio lavoro, restando in prima linea tra gli olivi e in frantoio; ma costoro non si sentono più rappresentati. Forse non si sono mai sentiti rappresentati. Soffrono la solitudine.

Prendiamo il caso del Sol di quest'anno. Solo "Teatro Naturale" ha sostenuto gli espositori, preoccupati di perdere visibilità e operatività commerciale a causa di una scarsa attenzione e di una pessima organizzazione frutto di una assenza di strategie.

Intanto, sempre per pura cronaca, con "Teatro Naturale" abbiamo dato l'esempio concreto di come si possa fare qualcosa di utile per un comparto che non ha voce nè rappresentanza.

Eppure il nostro impegno a favore dell'olio di oliva di qualità (cui personalmente ho speso tante energie e tempo, senza avere i supporti economici di chi invece il danaro spesso non lo ho mai percepito come un valore) è un segno tangibile di cui nessuno può avere il benché minimo dubbio.

Non è l'effetto della primavera.
Parliamo in verità due linguaggi differenti e con ogni certezza apparteniamo a due modi altrettanto distinti.
Io sono ontologicamente fuori dalle logiche del potere, per esempio; e questo è un dato di fatto incontrovertibile.
Può significare qualcosa in tutto ciò?

La soluzione ai problemi l'ho sempre ribadita, è inutile ripeterlo.
Io non ce l'ho con l'Unaprol, che in quanto tale rappresenta invece un valore inestimabile.
Vorrei solo una realtà associativa diversa, capace di far decollare un comparto finora gestito in maniera fallimentare, tutto qui.

La Spagna ha messo in luce ciò che l'Italia, con i suoi uomini chiave alla guida del comparto, è stata incapace di realizzare.
E' un dato di fatto. Ora, sia chiaro: io sono aperto al dialogo; ma questo si può concretizzare solo se non ci si ferma a un puro scambio di opinioni.

Non mi tiro certo indietro. Il paese Italia ha tutte le carte in regola per una rinascita del settore olivicolo; è sufficiente volerlo, ma occorre concretezza e figure nuove, con nuove logiche.

Luigi Caricato



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