La voce dei lettori

ELEZIONI 2006. DA CHE PARTE SI SCHIERA TEATRO NATURALE?

A proposito dell'editoriale di Franco Bonaviri, dal titolo (non a acaso) "Terreno minato"
Ci scrive Roberto Gatti: "Mi sembra fuori luogo"
Risponde Luigi Caricato: "Teatro Naturale è nata come rivista di pensiero, e non ci può essere pensiero se non vi è dialettica; occorre tacere?"

01 aprile 2006 | T N

Credo sia fuori luogo in un sito cosi' altamente qualificato, quale lo ritengo, parlare di politica ed ancora peggio ho trovato l'articolo del sig. Franco Bonaviri, che nel maldestro tentativo di apparire equidistante da tutti i partiti ed i poli, si è apertamente schierato , lasciando bene capire da che parte parteggia.
Ci sono tanti siti deputati a tali interventi che sinceramente questo mi sembra fuori luogo e " furbesco " ma come diceva Totò " a chi nessunu è fessu ! "
saluti
Roberto Gatti



Caro Gatti,
grazie per l'altamente qualificato con cui è stato definito il nostro lavoro, questo mi onora.
Riguardo invece alla critica, relativamente al posizionamento ideologico di Teatro Naturale, qui c'è un errore di prospettiva. Teatro Naturale è un settimanale non ideologico, quindi libero, quindi indipendente: ed è un valore che voglio conservare fino a quando sarò io a dirigerlo.

E' evidente che ciascuno dei nostri collaboratori ha una propria posizione, ma, mi creda, Bonaviri che apprezzo molto per la sua lettura della realtà (non solo per ciò che concerne le attuali elezioni politiche) è avulso da appartenenze .
Ora, io non so che cosa voterà Bonaviri; lo conosco bene, ma non ha mai espresso, da che ci frequentiamo, un legame con i partiti e i movimenti politici, nemmeno in maniera indiretta.
Mai, peraltro, ho chiesto la sua connotazione politica, a che serve? Dobbiamo discriminare in base alle collocazioni?
Bonaviri è una figura atipica: per questo ho incaricato lui della stesura dell'editoriale di sabato scorso, senza conoscere la sua posizione, senza nemmeno chiedere nulla. Mi sono fidato, e sono soddisfatto del suo editoriale.
Ho chiesto ad un altro mio caro editorialista un altro pezzo sulle elezioni, ma noto che preferisce nicchiare. E' difficile d'altra parte esprimere un pensiero, quando tutti credono equivalga a uno schieramento. Che situazione pazzesca! Il clima è da guerra civile e nessuno può criticare nulla altrimenti ti etichettano.

In giro c'è violenza, e la violenza delle parole e dei gesti equivalgono oggi a mitragliate su gente inerme. Quando si è in democrazia le parole sono solo schermaglie.
I toni del confronto (o dello scontro?) oggi non sono troppo alti, di più: sono squalificanti, vergognosamente incivili. Questa, almeno, è la mia visione della realtà.
Il fatto che lei legga nell'editoriale di Bonaviri uno schieramento celato, indiretto, è segno che non si accetta più in modo pacifico un pensiero libero. Questo è un bel guaio, perché vuol dire che siamo intossicati e dobbiamo invece scrollarci di dosso questa patina di parzialità.
Cosa si deve fare? Non trattare di politica e continuare a fare i sudditi silenziosi e pronti a chinare il capo?

Ora, Bonaviri mi ha detto di aver già scritto il suo pensiero, giustamente; e dice bene: non ha bisogno di difendersi da accuse che non lo toccano; ha pienamente ragione: solo le mummie possono infatti non apparire di parte di questi tempi. Inoltre, va pur chiarito che il libro citato, I sinistrati. L'odissea di Prodi, D'Alema & co, di Claudio Rinaldi, è stato pubblicato da Laterza, che non è per intenderci una casa editrice di destra.

Il problema più spinoso in questa Italia dallo sguardo limitato è di non avere più la necessaria serenità per osservare il mondo reale per come appare.
Allora, di fronte alla mediocrità dello scenario politico, che fare?
Occorre tacere? O prendere invece parte e schierarsi?
Io credo che chiunque faccia una professione intellettuale non debba fuggire, ma l'aspetto più allarmante è che il contesto in cui si sta svolgendo la campagna elettorale presenta due punti deboli: il primo, l'eccessiva litigiosità; il secondo, la mancanza di leader credibili.

Infine, una precisazione: Teatro Naturale è nata come rivista di pensiero, e non ci può essere pensiero se non vi è dialettica; diversamente c'è solo l'ideologia; ed io, lo dico con tutto il cuore: destra, centro e sinistra pari sono, dal mio punto di vista (in qualità di direttore del settimnale) bado solo ai contenuti, e di questi tempi i contenuti, mi creda, sembrano non interessare proprio nessuno. Conta solo il fermarsi in superficie e buttare parole al vento.

Io non posso banalizzare la vita, la mia intelligenza, i miei studi, la mia personalità, il mio mondo, la mia formazione di uomo libero, aderendo a occhi chiusi come un fedele buono ed educato, pronto a tutto, pur di crociare ciò che il partito impone, o ciò che la propria appartenenza comanda.
No, io non concordo con lei: credo invece nella bella (e forse anche irriverente) lettura fornita da Bonaviri. C'è infatti un bel respiro nel suo editoriale: ciascuno voti chi crede, sbaglia comunque.
Una cosa è certa: non esiste nè destra, né centro, nè sinistra oggi in Italia, ma solo fantocci; c'è solo tanta confusione e mediocrità: non abbiamo leader, abbiamo il vuoto e nel vuoto può accadere di tutto. Può accadere perfino che anche fra dieci anni, anzichè avere volti nuovi, avremo l'ennesima sfida Prodi-Berlusconi. Li vedremo solo più invecchiati, un po' incartapecoriti, ma sempre con un'Italia disposta ad animarsi per loro, proprio come si è verificato dieci anni fa. E che ruolo e peso avranno, perdio!, le generazioni che oggi hanno quarant'anni?

Luigi Caricato

TESTI CORRELATI
L'editoriale di Franco Bonaviri: link esterno

LE INTERVISTE
Con le Politiche 2006 su Teatro Naturale i testimoni in prima persona:

Ivan Nardone, Rifondazione Comunista: link esterno

Luciano Venia, Azione Sociale: link esterno

Fulvio Mamone Capria, Verdi:
link esterno

Teresio Delfino, Udc:
link esterno

(Le interviste sono state rilasciate da coloro che hanno manifestato disponibilità alla nostra inziiativa di informazione)